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Viaggio in Turchia

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Un portiere vestito da folletto


Uno dei ricordi più dolci che ognuno di noi ha delle propria infanzia è quello in cui la mamma o il papà, un nonno o una nonna raccontava la favola della buonanotte. Gli occhi si facevano pesanti mentre le morbide parole ci accarezzavano con amore cullandoci fino al sonno. 


Poi, con il tempo,  si cresce ed inevitabilmente alle favole non si crede più. Non ci si crede però qualche favola esiste, senza folletti magari, senza fate o principesse, ma esiste. Per una bella favola serve una giusta location e nella nostra bellissima penisola c’è una terra che si presta perfettamente all’occorrenza: questa terra è il Sannio, zona ricca di leggende, di riti pagani, di storie intrise di superstizioni che affondano le radici nell’epoca romana poi nel medioevo prima longobardo quindi bizantino. E poi è la patria delle streghe, sì le streghe, tanto che una a cavallo della sua scopa magica campeggia orgogliosamente sul logo della principale squadra di calcio della zona: il Benevento.
Bene abbiamo trovato una location e una protagonista, sì ma ora ne serve un’altra e potrebbe essere il Milan. Il Milan, forse un po’ troppo, va bene che è una favola ma mettere una delle squadre più titolate al mondo contro una che invece è al primo anno in serie A e che nella stessa serie A non ha ancora fatto un punto pare eccessivo. Però è una favola e alle favole sfuggono blasone e finanze e anche che in estate il Milan ha speso oltre 200 milioni di euro sul mercato sfondando il muro virtuale dei 100 milioni di monte ingaggi (qualcosa in più dei 15 del Benevento).


Quindi Benevento-Milan, domenica all’ora di pranzo, pronti via: partita tosta, partita bloccata, anzi no. Bonaventura al 38° la sblocca con un colpo di testa preciso a fil di palo tra una selva di gambe e braccia giallorosse ma subito dopo l’intervallo i sanniti pareggiano con Puscas (altro nome da leggenda). Calma. Calma perché non è tempo di favole, di streghe e di fantasie ma è il minuto 57, quello in cui ancora Bonaventura lascia partire un cross morbido ma efficace per la testa di Kalinic che, concreto e per nulla superstizioso, la mette dentro per l’1-2. Sembra il più scontato dei copioni altro che storie da brividi: la grande squadra che scende al Vigorito e se ne va con il bottino pieno lasciando i giallorossi con lo zero in classifica.



I minuti scorrono rapidi ma il Milan non affonda e il Benevento resta in partita perché le favole hanno bisogno di premesse valide. E queste lo sono anche se ormai a furia di sperare sono rimasti una manciata di secondi. L’arbitro concede una punizione dalla trequarti sinistra per il Benevento dopo il fallo di Abate su D’Alessandro e Cataldi si prepara per calciare la palla: uno spiovente che sarà carico di speranza oltre che di effetto. Qui finisce la cronaca, qui inizia la favola. Perché proprio in questo momento con il suo completo verde, il colore dei folletti, si piazza sul filo dell’area di rigore milanista anche il portiere sannita Brignoli. Parte Cataldi ed il suo tiro forte ma di effetto incontra la testa proprio di Brignoli che, libero da marcature, si è tuffato fin nel cuore del prezioso rettangolo rossonero. L’impatto è perfetto, la deviazione miracolosa e la sfera si fa strada tra i corpi avvinghiati dei duellanti concludendo la propria strada alla sinistra di Donnarumma ad un soffio dal palo, imparabilmente. I 13.000 respiri sospesi degli spettatori del Vigorito possono finalmente riprendersi ma solo per esplodere. L’esultanza sannita è incontenibile e schizofrenica: il portiere con il completo da folletto corre per il campo sfuggendo alla presa dei primi compagni, capitolando a quella dei secondi in un abbraccio che coinvolge giustamente anche tutta la panchina. 



È il gol del pareggio, del primo punto in serie A, dello sgambetto ad una grandissima del nostro calcio. È un gol che farà la storia comunque finirà la stagione dei beneventani, è un gol da favola perché ogni tanto alle favole bisogna pur credere e anche ai miracoli. Sì ai miracoli perché, forse di nascita, sicuramento da vescovo, San Gennaro è una figura legata a questi luoghi: Gennaro, come il nome del tecnico del Milan.

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