| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| Tobia Cimini |
Ha annunciato il suo addio al calcio Andrea Pirlo, un calciatore sul cui talento nessuno ha mai avuto qualcosa da ridire.
Davanti alla classe di Pirlo, forse il calciatore con i piedi più educati che si sia visto giocare in Italia, nessuno ha mai potuto far altro che prostrarsi e riconoscerne la superiorità. Non a caso si è guadagnato il soprannome Maestro, lo stesso appellativo che nel Rinascimento si dava agli artisti inarrivabili, dai quali si poteva solo imparare.
Pirlo era realmente un Maestro, in campo era in grado di disegnare traiettorie della stessa bellezza delle opere degli artisti del ‘400. Ma era anche qualcosa di più di un uomo capace di colpi mozzafiato: Pirlo era una condanna. Una condanna semplice, lineare, granitica. Come il destino. Come la sua espressione quando giocava.
Era una condanna dotata di gambe, ma soprattutto di piedi. E proprio con i piedi condannava, senza appello.
La prima condanna è un lancio straordinario per il Divin Codino, nel 2001, con la Juventus come vittima. Pirlo nel finale imbecca Baggio in maniera straordinaria e il Brescia costringe la Juve ad un pareggio che si sarebbe rivelato fatale per la corsa allo Scudetto. Da lì in poi le vittime del Maestro iniziano a diventare sempre più numerose.
La condanna che forse ricordiamo tutti è invece quella del 2006. Italia-Ghana, prima partita del Mondiale tedesco. È il Maestro a mettere a segno il primo gol di quella cavalcata trionfale. La sua marcatura non è altro che una condanna, il sigillo iniziale e indiscutibile di un Mondiale meraviglioso. E da quella condanna è partito tutto, così come sempre dai piedi di Pirlo sono nati i momenti importanti del Mondiale.
Per non parlare dell'assist no look per Grosso, con la Germania.
Poi c'è l’assist al bacio per il pareggio di Materazzi in finale. Un modo per dire alla Francia: “non ci sperate troppo”. Condanna che Pirlo rende definitiva insaccando il suo rigore nella lotteria finale.
La sua ultima pesantissima condanna è forse stata quella contro il Torino, quando già ormai vestiva la maglia bianconera. Nel 2014, allo Juventus Stadium, il punteggio era di 1-1 e questo avrebbe voluto dire permettere alla Roma di accorciare nella corsa allo Scudetto. Ma la Juve aveva dalla sua il Maestro, che a due secondi dalla fine mette in atto la sua condanna: un tiro potentissimo e angolato, che sembra dire, mentre scivola verso l’angolo della porta, “vinceremo questo derby e vinceremo anche questo campionato”.
Ecco, allora forse possiamo dire che quello che di Pirlo ci mancherà più di tutto saranno le sue condanne. I suoi giochi da Maestro che potevano sovvertire in un attimo una partita, un Mondiale o un campionato.