| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
La Roma stasera si prepara ad affrontare un avversario tostissimo ma un po' acciaccato. Non sarà poi la partita che ci saremmo aspettati un mese fa, un po' di cose sono cambiate.
I giallorossi dopo una lunga serie positiva sabato hanno perso lo scontro diretto con il Napoli, i blues sono stati sconfitti nello stesso giorno dal Crystal Palace per 2-1. I londinesi non se la passano benissimo, dato che l'ultimo successo risale al 23 settembre con l'Atletico, poi la sconfitta con il City e appunto l'ultimo strano ko, in cui sono stati sufficienti due indecisioni difensive per una sconfitta contro l'ultima in classifica, che non aveva mai vinto fino ad ora. Nel gol di Cabaye la difesa va in tilt per un dribbling & cross e lascia il giusto spazio al francese (unico elemento da marcare in area) per colpire, mentre quello decisivo di Zaha è a metà una sua bella giocata, a metà una dormita generale dei difensori, dribblati come birilli. Altri gol in questa stagione sono stati subiti per errori di questo tipo, e la Roma può per questo approfittarne.
Nel Chelsea mancheranno due giocatori chiave come Kantè e Morata (quest'ultimo in forse), senza i quali alcuni schemi in campo cambiano radicalmente. A centrocampo con l'assenza del francese la copertura delle linee di passaggio più il pressing sulla costruzione della Roma saranno sicuramente elementi meno densi, fatto molto positivo perché la squadra di Di Francesco (tranne che con il Napoli) è riuscita a produrre gioco quando gli avversari non alzavano la qualità di questi sistemi. Morata poi consente a Conte di giocare di sponda e di traversone: detto in parole povere, mancherà la punta con la P maiuscola che consente una maggiore ventaglio di soluzioni per finalizzare. Conte però è un ottimo tattico e con Pedro falso nove (la soluzione più accreditata), l'assetto offensivo potrà essere più camaleontico e magari volto più ai contropiedi piuttosto che alle sovrapposizioni degli esterni e allo sfruttamento dei corridoi centrali. Attenzione alle fasce dunque.
La Roma in queste prime partite della stagione ha giocato con una sorta di sistema (il classico WM che sta tornando di moda), un 4-3-3 solo sulla carta insomma. Per Di Francesco sarebbe un'ottima soluzione continuare con questo modulo poiché il Chelsea si serve di un 3-4-3, quasi uno specchio per numeri, ma che occupa spazi diversi. I giallorossi hanno a disposizione un centrocampo adatto per creare la superiorità giusta per mettere in difficoltà i blues. Le mezzali (Nainggolan in posizione più avanzata, uno fra Strootman e Pellegrini sulla mediana) dovranno essere brave a liberare spazi, a creare gioco verticale (fondamentale per il successo delle idee del tecnico abruzzese, come si è visto al Sassuolo) e soprattutto farlo con rapidità, cosa che ha messo in difficoltà più volte Conte in quest'inizio di stagione. In sintesi, parola d'ordine per la Roma? Equilibrio.