| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| Valerio Frezza |
Quel pomeriggio di agosto, a Montecarlo, forse neanche l’uomo incaricato del sorteggio delle palline sapeva chi stesse mettendo una contro l’altra. Non che fosse uno qualsiasi poi, semplicemente il capitano della Roma da una vita. Francesco Totti ha estratto i nomi di queste due squadre infilandole nello stesso girone, lo ha fatto con la sua faccia da guascone ma anche con quell’emozione che ti da il manipolare un pezzetto di cuore tra le mani. Tant’è che a Roma e Chelsea capita di incrociare di nuovo le loro strade europee e lo fanno, nella più lussuosa delle vetrine, per la terza volta nella loro storia.
COPPA DELLE FIERE 1965/66
La prima volta ha il sapore delle foto sgranate in bianco e nero, delle maglie di lana senza sponsor: è la Coppa delle Fiere del 1965/66.
La Coppa delle Fiere non era organizzata dalla Uefa, era una manifestazione ad invito e, dopo un avvio sperimentale, venne soppiantata dalla Coppa Uefa a partire dal 1972. La Roma si aggiudicò l’edizione 60/61 battendo in finale il Birmingham. Era l’11 ottobre del 1961 e all’Olimpico c’erano 50.000 festanti spettatori.
L’edizione 65/66 mise di fronte Roma e Chelsea al primo turno ma le premesse dei due club erano diametralmente opposte. Mentre la squadra britannica veniva da un buona serie di piazzamenti in First Division (la Premier League dell’epoca) la Roma faticava a rimanere competitiva. Pur venendo da un fiacco nono posto, a pari merito con il Foggia Incedit, la campagna acquisti estiva era stata a dir poco deludente: ceduti alla Fiorentina De Sisti per 170 milioni di lire, al Milan Angelillo e Schnellinger, quello che col gol agli azzurri al 90° ci regalò la partita delle partite, Italia – Germania 4-3.
Il format della Coppa delle Fiere prevedeva scontri diretti con gare di andata e ritorno e la prima partita si giocò a Londra. Era il 22 settembre. La partita fu durissima: al 28° inglesi in 10 per un pugno rifilato dallo scozzese McCreadie al giallorosso Leonardi. La situazione degenerò. Gli inglesi prima passarono in vantaggio con Venables poi, una volta raggiunti da Barison per il provvisorio 1-1, dilagarono. La partita finì 4-1 con una tripletta di Terry Venables, futuro CT di Inghilterra e Australia, e uno strascico di polemiche che resero tesissima l’attesa per la gara di ritorno. La Roma per l’occasione chiese e ottenne la possibilità di giocare allo stadio Flaminio, più piccolo e senza pista d’atletica. Era stata un’operazione per far sentire agli inglesi il calore e la pressione del tifo giallorosso: quella del 6 ottobre del 1965 fu una nuova battaglia alla quale però il pubblico non si astenne. Il match terminò 0-0 ma per le intemperanze dei tifosi il gioco venne interrotto più volte. Lanci di oggetti in campo e invasioni sconsiderate valsero alla società capitolina, nello stupore generale, la squalifica per tre anni da tutte le coppe mentre la Football Association proibì a tutte le squadre affiliate di mettere piede a Roma per i successivi anni. Qualcuno, maliziosamente, vide in questo una vendetta per la vittoria dei giallorossi pochi anni prima proprio contro una squadra inglese.
CHAMPIONS LEAGUE 2008/09
Quarant’anni dopo Chelsea e Roma si incrociarono nuovamente, questa volta nel girone A della Champions League 2008/09. L’andata si disputò a Londra il 22 ottobre e gli inglesi si imposero per 1-0 grazie al gol di Terry al 77° inguaiando la formazione giallorossa reduce da un inizio di girone incerto e solo tre punti in classifica. Meno anche della sorpresa Cluj per intenderci. La gara di ritorno all’Olimpico doveva essere ancora una volta una battaglia, certo, senza invasioni o lanci di pomodori, senza squalifiche né diffide, ma una battaglia doveva essere. E una battaglia è stata.
Il 4 novembre si giocò Roma-Chelsea. A dire il vero gli inglesi un 4 novembre a Roma c'erano già stati, proprio lì, all'Olimpico ma davanti non avevano incrociato la formazione di Spalletti bensì la Lazio di Mancini. Era il 2003 e il Chelsea, allenato da Claudio Ranieri, aveva passeggiato sui biancocelesti per 4 a 0. Cinque anni più tardi la musica fu decisamente diversa: la Roma di Spalletti travolse i Blues di Felipe Scolari per 3-1. Panucci aprì le marcature ma poi la serata fu tutta di Mirko Vucinic, forse una delle migliori in giallorosso con una doppietta e un coast to coast da fiato sospeso fino allo scoccare del tiro e al gonfiare della rete di Cech. Sulla scia dell'entusiasmo la Roma, con due vittorie contro Bordeaux e Cluj, riuscì addirittura a vincere il girone relegando gli inglesi al secondo posto.
Di quella piovosa serata di novembre l'unico giocatore ancora nella rosa della propria squadra, oggi come allora, è Daniele De Rossi. Nella gara d'andata di questo terzo incrocio tra Chelsea e Roma per lui neanche un minuto ma ora c'è la gara dell'Olimpico tutta da giocare. Tra poco si scenderà in campo e ancora una volta, per la terza volta, servirà una battaglia.