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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Back in the days: Barcellona-Manchester United 2011


Una delle più grandi partite della storia del calcio vista in retrospettiva.



Barcellona e Manchester United si affrontano nella finale di Champions League 2010/2011 al culmine di una grande stagione per entrambe, che si sono portate a casa il titolo nazionale, fallendo nelle Coppe Nazionali ma con un brillante cammino in Champions: i blaugrana hanno buttato fuori nell'ordine Arsenal, Shakthar e Real Madrid (nell'articolo dei famosi 4 Clasico in 20 giorni), mentre i Red Devils si sono sbarazzati di Marsiglia, Chelsea e Shaktar Donetsk. Guardiola arriva alla partita di Wembley al gran completo e schiera la sua squadra col solito 4-3-3, con Mascherano accanto a Piqué nella coppia difensiva per migliorare l'uscita del pallone e la MVP (Messi-Villa-Pedro) in attacco; Ferguson, che rinuncia volutamente ad un Berbatov fuori forma, schiera i suoi con un 4-4-1-1 compatto, con Rooney alle spalle del Chicharito Hernandez. Wazza ha principalmente due compiti tattici: il primo è quello di schermare Busquets, l'altro è quello di cercare spazio alle spalle dei terzini, in particolare Dani Alves, muovendosi in base allo sviluppo dell'azione. mentre il messicano viene messo su Piqué per sfruttare la sua velocità nel breve. Accanto a Carrick a centrocampo c'è Giggs, riciclato in mezzo al campo nel finale di carriera per via della sua immensa tecnica ma con licenza di cercare l'uno contro uno in fascia, dove giocano Valencia e Park Ji-Sung.




Nei primissimi minuti di gioco lo United impone un ritmo di gioco abbastanza elevato, stazionando nella metà campo avversaria. Gli uomini di Ferguson sono una squadra aggressiva, sempre al limite del fallo; nelle prime fasi della partita Rooney segue bene Busquets, così i blaugrana devono cercare un'altra fonte di gioco per superare la prima linea di pressione.



Rooney è puntuale su Busquets, così tocca a Xavi scendere per rendere più fluida l'uscita del pallone.

In fase di possesso, lo United è una squadra estremamente verticale; quando i difensori o i centrocampisti ricevono palla, è immediata la ricerca delle due punte in profondità. Ferguson, parlando delle due finali perse col Barça nella sua autobiografia La mia vita, descrisse l'atteggiamento del suo undici in quelle partite:

"[dopo la semifinale del 2008] avevo tentato un approccio più positivo, contro di loro, e ci avevano sconfitti, proprio a causa del nostro atteggiamento"

Per difendere contro una squadra così diretta, era fondamentale il lavoro di Victor Valdés da vero e proprio sweeper-keeper: l'estremo difensore, nato e cresciuto calcisticamente a La Masìa, sapeva leggere le azioni avversarie ed uscire con i tempi giusti, ma anche impostare il gioco fuori dall'area di rigore.




La vera forza del Barça sta nelle associazioni tecniche che si vengono a formare tra i suoi calciatori, che sono palesemente superiori, soprattutto nello stretto: è così che gli uomini di Guardiola riescono a risalire il campo, intessendo una tela di passaggi solidissima: a fine partita saranno tre i calciatori con più di 100 passaggi riusciti e più di 65 passaggi riusciti nella metà campo avversaria (Xavi, Iniesta e Messi, ça va sans dire). La prima minaccia arriva ad opera della squadra di Pep al quarto d'ora di gioco: Alves lavora un pallone sulla fascia e scarica per la sovrapposizione di Iniesta, che va al cross e trova la testa di Pedro, che però conclude a lato. L'azione è emblematica rispetto alla qualità offensiva del team spagnolo, che riesce a riempire i 16 metri avversari con ben 4 giocatori.


La squadra di Guardiola ha ormai preso in mano le chiavi della partita e mette i picchetti nella metà campo della squadra inglese: pochi minuti dopo arriva anche una conclusione di David Villa dalla media distanza, fuori non di molto. Quando i catalani arrivano nella trequarti avversaria, il Manchester fa densità centrale creando una linea difensiva a 5 facendo scendere uno dei due laterali di centrocampo, preferibilmente quello del lato debole per non permettere al Barça poi di rifinire in libertà grazie al terzo uomo libero.


Dall'altro lato il Barcellona difende senza troppi affanni con un baricentro medio-alto, mandando spesso in posizione di fuorigioco le due punte dei mancuniani (saranno 5 in totale a fine partita). Dopo l'occasione di Villa si susseguono dei minuti di stallo, fino a che al 27' si sblocca la partita: Iniesta dal cerchio di centrocampo pesca Xavi in verticale; nessuno segue il numero 6, che sulla trequarti è libero di rifinire; Messi porta via Evra al centro e lascia spazio a Pedro, che è libero di controllare e concludere di destro, superando van der Sar. I blaugrana raccolgono i frutti di una prima mezz'ora sostanzialmente dominata.

La copertura su Xavi è tardiva, per lui è un gioco da ragazzi trovare Pedro in profondità. Il capitano blaugrana gioca una delle migliori partite della sua carriera: 95,3% di passaggi riusciti e 5 passaggi chiave il suo score a fine partita.

Lo United cerca subito una reazione, che arriva pochi minuti dopo: il Barcellona perde palla su una rimessa laterale nella propria metà campo, Rooney se ne appropria e parte verso la porta avversaria: prima porta a segno un uno-due con Carrick, poi avanza di potenza verso la porta avversaria e trova Giggs in area, che gli restituisce il pallone al limite dei 16 metri, e con un potente destro a incrociare fulmina Valdès. La punta inglese si trova in un momento di forma della sua carriera straordinario: in campo assume le sembianze di un cingolato coi piedi dolcissimi. Il gol di Rooney sarà il primo e unico tiro in porta della partita del Manchester. Il primo tempo scorre senza sussulti fino al duplice fischio del direttore di gara, eccezion fatta per una grande azione individuale di Messi, che parte dal cerchio di centrocampo, salta 3 uomini e scarica per Villa sulla fascia destra: il Guaje rimette in mezzo, ma il 10 non ci arriva di pochissimo in estirada. Il primo tempo di Leo, ad eccezione di quello spunto, è abbastanza spento, caratterizzato da una certa imprecisione nell'ultimo passaggio. Si va negli spogliatoi sul risultato di parità.

QUINDICI MINUTI LETALI

Al ritorno dagli spogliatoi c'è solo una squadra il campo: è il Barcellona, che impone un forcing sfrenato alla partita. Ancora Ferguson su questo: "Mi dimenticai una caratteristica del Barcellona: vincevano tante delle loro partite nei primi quindici minuti del secondo tempo. Avrei dovuto dirlo ai miei giocatori [...] se avessi fatto così (con Park in marcatura su Messi) avremmo potuto scamparla, saremmo stati in grado di contrattaccare."

Curioso sottolineare una caratteristica della squadra iberica: i calci d'angolo vengono usati come se fossero una continuazione dell'azione: su un totale di 6, 5 vengono battuti corti, tornando sulla trequarti per cercare di far venire fuori gli avversari e trovare l'imbucata. Il gol del vantaggio arriva dopo 10 minuti dal ritorno in campo: Messi viene dentro al campo senza che lo segua nessuno, riceve da Iniesta dai 25 metri e ha tutto il tempo per portarsi il pallone sul sinistro e concludere con un preciso fendente che si insacca nell'angolino basso. L'azione del gol è un manifesto del Barça guardiolano: una serie di 10 passaggi, uno spettacolo di controlli orientati ad opera dei catalani, che sanno dove dirigersi già prima di ricevere il pallone guadagnando svariati tempi di gioco sugli avversari.

Né Park né Carrick seguono Messi: la difesa si schiaccia scoprendo il pallone, per Messi è un gioco di ragazzi mettere la palla in buca.
Messi è ormai on fire e insidia di nuovo van der Sar con un tiro dalla riga dell'area di rigore, respinto dal portiere olandese. Il Barça è scatenato e non fa uscire più il Manchester dagli ultimi 20 metri, con la squadra inglese che subisce il contraccolpo fisico ma soprattutto psicologico del gol subito. Il pallone scorre con una facilità disarmante e arrivano altre due occasioni importanti nel giro di pochissimi minuti: prima Messi cerca di coronare un'azione perfetta con un colpo di tacco a pochi passi dalla porta, non centrando la rete, poi Xavi si mette in proprio e prova la botta dai 25 metri su cui deve distendersi il portiere ex Juventus. Ferguson effettua il primo cambio obbligato: fuori Fabio infortunato, entra Nani, con Valencia che scende nella posizione di terzino destro. L'esterno portoghese è sfortunato protagonista del terzo gol del Barcellona: al termine di una mischia in area di rigore tocca per ultimo il pallone, che arriva sui piedi di Villa: la punta spagnola si porta il pallone sul destro e disegna un arcobaleno perfetto che esaurisce la sua corsa nel sette. 3-1, partita in ghiaccio.

"CAMPEONES...CAMPEONES..."

Nei minuti successivi i blaugrana abbassano sensibilmente il ritmo di gioco, narcotizzando la partita. I Red Devils non riescono a uscire da questo empasse, i cambi (Scholes per Carrick da un lato, Keita, Puyol e Afellay per Villa, Alves e Pedro dall'altro) non portano nessuno scossone: la partita si richiude su sé stessa, i maestri del gioco di posizione sanno come nascondere il pallone, in particolare un indemoniato Messi che verso la fine del match tiene spesso palla, spezzando il tempo con diversi falli procurati (6 al fischio finale). Iniesta è così in fiducia che nel recupero tenta un lob dai 30 metri, ma van der Sar non si lascia sorprendere. Kassai emette il triplice fischio e chiude la contesa: il destino di quella che da alcuni, tra cui lo scrivente, viene definita la squadra più forte di ogni tempo, si è compiuto. Il Barcellona 2010/2011 è la versione più brillante degli anni di Pep in Catalogna, con i giocatori ideali per questo gioco. Il Manchester United, invece, chiude un ciclo iniziato con la finale di Mosca vinta nel 2008, raggiungendo l'ultimo grande risultato europeo con Sir Alex in panchina.

La formazione del Barcellona che ci sconfisse a Wembley fu superiore a quella che ci batté a Roma due anni prima. Il gruppo del 2011 era al massimo delle potenzialità e giocava con grande maturità.

Questo ebbe da scrivere il tecnico scozzese su quella squadra perfetta. Un'utopia probabilmente mai raggiunta da un'altra squadra di calcio.

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