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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Marchisio, alla ricerca del bello

Mosaico di uno stile non dissoluto ma alla ricerca del bello

| Mattia Brogno | 


Il centro del campo è solitamente presieduto da uomini cerebrali, creativi. O dinamici, e aggressivi. Ci sono centrocampisti che si occupano di regia, oppure specializzati nella frammentazione del gioco avversario; e ci sono i box to box, i palleggiatori. E c’è – o, meglio, calcisticamente parlando, c’era - Claudio Marchisio, che ingloba in soli – si fa per dire – 184 cm una sfaccettata serie di tipologie. 

I calciatori duttili ma sopratutto eleganti destano una passione in chi scrive già presente dalla fase  si adolescenziale. Ammettiamo di aver avuto una cotta per il mai-pienamente-sbocciato Adrien Rabiot, che, nonostante la stazza non esattamente esigua e trascurabile, mostrava una finezza con la sfera in possesso ed una leggiadria nelle movenze paragonabile all’incipit di Arancia Meccanica. Sì, il  riferimento va al primo piano sullo sguardo di McDowell, composto ma provocatorio, all’interno del Koroba Milkbar, noto per via del richiesto lattepiù. L’espressività degli occhi di CM era sempre molto intensa all’interno del rettangolo verde, quasi a testimonianza dell’abnegazione adoperata in ogni azione di gioco. In Juve – Real Madrid, quarto di finale della CL ‘14/15, disputò una partita qualitativamente e quantitativamente eccelsa, con un livello di concentrazione marziano: abbiamo ancora in mente, a distanza di 5 anni, lo stato di trance ipnotica che vigeva sul suo volto quando CR7 tentò invano di eluderlo coi suoi cambi di passo, credo attorno agli ultimi 15/20 minuti prima dello scadere. CM era venusto con la palla al piede, ma anche senza. Forse maggiormente senza.


     Social Juventus, Marchisio Buffon: la lettera su Facebook

L’immagine socialmente impegnata

Negli ultimi anni la sua immagine ha assunto man mano una connotazione sempre più “politica”, con diversi riferimenti rivolti a temi caldi e divisivi quali immigrazione e ambiente. Con posizioni solidali e pro scienza. Fino ad arrivare persino alla stesura di un editoriale su uno dei principali quotidiani nazionali riguardante il rapimento della cooperante Silvia Romano – qualche giorno fa tra l’altro, dopo la liberazione ed il ritorno della giovane in Italia, ha scritto parole dolci nei suoi confronti, “c’era bisogno di un sorriso…il tuo”. Il suo è uno stile schietto e riflessivo, non restio alla stigmatizzazione dell’odio e dell’intolleranza; una modalità dunque molto simile a quella del Marchisio-calciatore, che sapeva sporcarsi e al contempo rallentare, ragionare. L’emergenza sanitaria lo ha reso piuttosto attivo su Twitter, con frequenti cinguettii. Il 22 marzo, World Water Day, parlava delle difficoltà di accesso all’acqua in diverse zone del mondo. “Per molte persone poter lavare le mani è ancora un privilegio”. Durante la giornata dedicata alla terra evidenziava lo sfruttamento incosciente dell’uomo sulla stessa, invocando una presa di coscienza. Il 5 maggio affermava l’importanza di combattere per liberare il mondo da confini e barriere. Poco più di un mese fa, con la registrazione di un video, esortava a sostenere la ristorazione attraverso il delivery. Una visione progressista e anti-reazionaria quindi, mai velata nelle svariate circostanze.

Claudio Marchisio says goodbye to football. Thank you for everything  Principino! - YouTube

L’immagine fisica


Paragonato a Paul Newman per l’aspetto, ama lo stile ricercato inglese à la Sean Connery. Tra cappotti lunghi e cappelli modello Borsalino che suggeriscono una tendenza alla cura dei dettagli, ciò che emerge all’esterno è una diplomazia nel vestiario che si estende anche nel linguaggio, nei modi verbali: nelle espressioni, anche prossemiche. Come un dandy ottocentesco prova a stupire, anche se, riflettendoci meglio, la sua vera forza è l’equilibrio. In un palcoscenico tronfio e polemico, che talvolta può contenere un enorme caos, le sue gesta sono ordinate e mai sussiegose, figlie di un tepore interiore che aiuta tanto a certi livelli. Persino quando disse di trovare fortemente antipatico il Napoli fu difficile captare una vena vivace e indisponente da parte sua. La percezione che diede fu di totale spontaneità ed istintività, che, a primo impatto, mal si collocano accanto ad un concezione dandy, e tuttavia conferiscono un sincero lato intellettuale: è, a modo suo, una ricerca della bellezza.


Frammenti cult


Correva l’anno 2005 ed a Montecarlo un giovane promettente tennista francese eliminò l’imbattibile Federer, nei quarti di finale del torneo. Il suo nome è Richard Gasquet, all’epoca diciottenne dal rovescio elegante ed efficace. Evidentemente annovero anche lui tra i miei sportivi preferiti, poiché parliamo pure stavolta di un mai-pienamente-sbocciato. CM nel 2005 di anni ne aveva diciannove, il suo ruolo era da poco quello di centrocampista perché ritenuto fisicamente e tecnicamente inadatto per le posizioni offensive, ed al braccio aveva la fascia di capitano della formazione Primavera della Juventus. Vinse il torneo di Viareggio contro il Genoa e l’anno dopo, nel 2006, persino il campionato di categoria: Fabio Capello lo chiamò qualche volta in prima squadra, nel frattempo. La successiva retrocessione dei bianconeri in Serie B portò l’allenatore Deschamps a puntare sui giovani più brillanti della giovanile, e così il torinese in rampa di lancio sfruttò i minuti a disposizioni per ritagliarsi, mese dopo mese, un ruolo cruciale nel centrocampo titolare. La stagione successiva giocò ad Empoli nella massima serie, senza riuscire ad evitare la retrocessione insieme ai compagni; ciononostante palesò l’arricchimento psicologico reso possibile dall’esperienza. A volte sono proprio alcuni frammenti con accezioni tendenzialmente negative a fare la differenza, in positivo, nei percorsi. Tasselli essenziali: ma non tacciate tutto ciò di fatalismo. Chiamatelo romanticismo.


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