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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Il Marashiallo


Marash Kumbulla é uno dei giovani difensori più peculiari della Serie A.



Quella di Marash Kumbulla non è la classica storia del predestinato, del calciatore che brucia le tappe. Eppure, a vedere la sua carta di identità non si direbbe: classe 2000, alla sua prima vera stagione da professionista sta figurando più che bene in Serie A, utilizzato da Juric come perno centrale della sua difesa a 3. È il suo passato che lo rende meritevole di essere arrivato qui: al terzo ritiro con i grandi, solo quest'anno ha potuto trovare spazio in prima squadra, dopo che la scorsa stagione ha avuto diverse difficoltà fisiche. "Ho molta voglia di riscatto [...] ho lavorato sodo per arrivare pronto a questo ritiro", ha dichiarato a luglio, all'inizio della stagione. Lui, per altro, nelle interviste rilasciate non contribuisce ad alimentare troppe parole su di lui: pacato ma non timido, nei modi e nei contenuti sembra sempre più maturo dei 19 anni che ha. 

El Bocia della casa


Nato a Peschiera del Garda da genitori albanesi, è uno dei due giocatori veronesi della rosa gialloblu (assieme a Danzi). Questa situazione é vissuta da lui con molto orgoglio: "Sono molto legato a Peschiera, che è la città dove sono nato e dove vivo da sempre. Inoltre ci alleniamo lì, quindi per me è una coincidenza in più". L'ambiente di casa è un fattore fondamentale per il giovane centrale, fortemente legato alla sua terra natìa. 
"Ho sempre tifato l’Hellas sin da piccolo, il mio sogno quindi è quello che sto vivendo adesso: giocare nel Verona” ha dichiarato Marash qualche settimana fa a Sky Sport.

Punti di forza e carenze


In mezzo al campo, il ragazzo pacifico delle interviste si trasforma in un bisonte della difesa. Alto 1 metro e 85, fisico slanciato ma non statuario ( "Ho finito di crescere, ora devo mettere su massa", ha detto in estate), si contraddistingue per un'interpretazione del ruolo aggressiva e costantemente ai limiti del regolamento. Questo tratto del suo gioco diventa croce e delizia a seconda della situazione: riesce ad intercettare palloni quasi a ridosso del centrocampo con le sue uscite (agevolate anche dal giocare in una difesa a 3), ma quando sbaglia i tempi il rischio del cartellino é dietro l'angolo (al momento sono arrivati 3 gialli e un rosso per doppia ammonizione).


Per il momento, però, i numeri lo premiano: è il tredicesimo difensore centrale in Serie A per contrasti riusciti p90 tra quelli con almeno 300 minuti in campionato, l'undicesimo per percentuale di contrasti riusciti tra quelli con almeno 3 tentati (1,9 su 3,1, il 61% circa).

Al di là dei numeri, mostra una spiccata personalità in ogni frangente della partita. In un'intervista rilasciata al canale ufficiale del Verona in estate, ha detto che deve "migliorare nelle scelte". Sebbene in quel caso si riferisse all'impostazione del pallone, la riflessione è estendibile anche all'irruenza senza palla. Questa digressione ci porta all'altra peculiarità del Marashiallo. Il suo gioco con i piedi è essenziale, ma non per questo povero di soluzioni: Juric gli chiede di appoggiare corto sui due mediani o di sventagliare sugli esterni di fascia, lui nel farlo mostra sicurezza e disinvoltura. 

Grandi attese


Il suo contributo è concreto e risalta nei numeri: con Kumbulla in campo, la formazione scaligera subisce un gol ogni 101 minuti; senza la susina (questo é il significato del suo cognome in albanese) questo dato scende a un gol ogni 79 minuti. Juric lo aspetta con trepidazione dopo l'infortunio patito contro il Brescia che lo tiene fuori da un mese, mentre la nazionale albanese lo ha convocato e fatto esordire in extremis durante l'ultima pausa nazionali, sventando un possibile scippo da parte di Mancini: lui cercherà di ripagare la fiducia di Edy Reja (ct delle Aquile) e di un intero popolo in campo. Nel frattempo c'é il Verona, una seconda nazionale per lui, dove continuare a migliorare giorno dopo giorno.

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