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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

LA Remuntada

| Emanuele Onofri |

Il doppio confronto tra Paris Saint Germain e Barcellona è stata una sfida stellare, una di quelle sfide da raccontare ai nipotini di fronte al camino. Due partite, quelle giocate al Parco dei Principi all’andata e al Camp Nou al ritorno. che sono andate oltre ogni logica.



A Parigi un PSG tatticamente perfetto aveva strapazzato gli uomini di Luis Enrique per 4 a 0, asfissiando il Barcellona con un pressing inferocito dal primo al novantaquattresimo minuto, e concludendo meravigliosamente le occasioni capitategli con le tre stelle che compongono il reparto d’attacco: Draxler, Di Maria e Cavani. Risultato schiacciante e blaugrana che incassano una vera e propria umiliazione. Questi però non sono una squadra come le altre, sono giocatori eccezionali che, per una sera, sono diventati umani. A Parigi, come nel resto del mondo probabilmente, davano per scontato il passaggio del turno, ma i leoni sono pericolosi, tanto più quando sono feriti e non hanno nulla da perdere. E questo Luis Enrique, asturiano dal sangue blaugrana, lo sapeva.

L’ambiente e i giocatori sono stati caricati a molla per la sfida di ritorno, tutti con un obiettivo in testa: la remuntada, “se il PSG ha fatto quattro gol, noi possiamo farne sei!” aveva dichiarato lo stesso Luis Enrique. Il tecnico ha tenuto fede alle sue parole: 3-4-3 ultra offensivo schierato dal primo minuto con l’intento di concretizzare la mole di gioco del Barcellona in gol, tanti gol, che non tardano ad arrivare: al terzo minuto infatti uno svarione difensivo di Marquinhos, permette al pistolero Suarez di colpire di testa, scavalcando il portiere Trapp, 1 a 0. Barcellona che durante l’intero primo tempo è protagonista di un monologo tattico, con il PSG ritirato in difesa ad eccezione di Cavani che può solo correre dietro al pallone. Il Barcellona tiene palla, non riuscendo però ad esprimere il solito bel gioco: ma questo non contava nulla, contava solo fare gol e per quello può essere necessario anche solo il cuore, nel caso specifico quello di Don Andres Iniesta che al quarantesimo ruba con la punta del piede la palla a Marquinhos e colpisce di tacco facendo sbattere il pallone addosso al colpevole Kurzawa, che può solo guardarlo finire in rete, 2 a 0 e squadre negli spogliatoi, ora la remuntada sembra accessibile.


L’inizio della ripresa non cambia la trama de match, il Barcellona si lancia subito in attacco, facendo scricchiolare pericolosamente la difesa di Emery, composta da giovani molto forti, ma anche molto inesperti. Questo è il peccato, quello d’inesperienza, che commette Meunier che, vistosi saltare da Neymar si oppone, sdraiandosi sul terreno, alla corsa del brasiliano e stendendolo allungando le braccia: minuto 50 e calcio di rigore che Messi trasforma tirando un siluro alla destra di Trapp, 3 a 0.

Blaugrana che riprendono ad attaccare sulle ali dell’entusiasmo, che però li tradisce, perchè dopo un palo di Cavani, il PSG ritrova se stesso e colpisce in contropiede proprio con l’uruguaiano, che infila Ter Stegen con un esterno destro al volo insaccatosi sotto l’incrocio. 3 a 1, che rappresenta una seria ipoteca nel passaggio del turno dei francesi, dovendo il Barcellona segnare altri tre gol in trentotto minuti più recupero. Il gol del PSG anestetizza di fatto i giocatori blaugrana che a tratti iniziano a subire il gioco del PSG che va vicino al gol con Di Maria, che conclude fuori solo di fronte al portiere. Al minuto ottantotto arriva l’ultima insperata scarica di defibrillatore a rianimare un ormai esanime Barcellona: Neymar, nettamente il migliore dei suoi, su calcio di punizione dallo spigolo sinistro dell’area telecomanda il pallone sotto l’incrocio, battendo Trapp e siglando il 4 a 1. Il Camp Nou diventa una polveriera, 100.000 persone incitano il Barcellona a rivoltarsi in attacco perchè è finita solo quando l’arbitro fischia. Infatti solo due minuti dopo il gol di Neymar, un pallone a scavalcare la difesa trova Suarez in posizione regolare che viene a contatto con Marquinhos e cade a terra: l’arbitro fischia ed indica il dischetto. Rigore, molto dubbio trasformato da Neymar che molto freddamente piazza di precisione la palla alla destra di Trapp. 5 a 1 e da questo momento in poi tutti avanti i blaugrana e tutti indietro i parigini, per provare a reggere per i restanti cinque minuti di recupero. Il Barcellona attacca a testa bassa, sale la febbre allo stadio, sale anche Ter Stegen sui calci piazzati del Barcellona fino a che al minuto novantasei il pallone dell’ave Maria trova solo in area Sergi Roberto, probabilmente il peggiore all’andata, che scappa alla spalle di Kurzawa e fa gol. 6 a 1 e delirio in campo, con Sergi Roberto sommerso da compagni e staff, Messi che quasi entra in curva, risucchiato dall’esultanza dei propri tifosi, e Luis Enrique, che in settimana aveva annunciato l’addio alla panchina blaugrana, che corre incredulo in campo.



La partita del Camp Nou stava per diventare una tragedia sportiva per il Barcellona che è stato con un piede e mezzo fuori agli ottavi. Si è invece trasformata nella più grande rimonta della storia del calcio moderno, mai infatti una squadra era riuscita a ribaltare uno 0 a 4 nella partita di ritorno. C’è riuscito il Barcellona di Luis Enrique, ma dove finisce il merito dei blaugrana e dove inizia il demerito del PSG? In queste situazioni è sempre difficile definirlo, ma a noi non importa, perché abbiamo assistito ad uno spettacolo impagabile.


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