| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| Paolo Brescia |
A meno di una settimana dalla ripresa del campionato e dall'inizio del decisivo aprile, le Nazionali hanno interrotto la frenesia di marzo per consegnarci alcune analisi sull'andamento dei nostri e riflettere con calma sul campionato. Partiamo brevemente dalle leghe, passando per la nostra Serie B, per soffermarci su questo doppio scontro degli Azzurri, ma soprattutto sul futuro, giovane, dei nostri.
Petagna, Locatelli, Gagliardini, Verdi, Caprari, Gagliardin. Sono alcuni nomi non citati nell'articolo ma di lusso |
Se all'estero abbiamo certezze, da noi non siamo da meno. Conte re in Premier, come pochi avrebbero predetto con queste stime, Ancelotti dominatore in Bundes. L'Italia c'è, insomma, e questi due campionati si avviano ad una rapida conclusione. Più incerti Spagna e Francia, con il Real che dovrebbe far sua la Liga, lasciando la Coppa al Barça e poi tifando Juve ai quarti (forse, perché poi al Bernabeu i bianconeri se li ricordano tutti) di Champions. In Ligue 1 il merito va al Monaco, anch'esso in corsa europea, non come il PSG reduce dalla batosta del Nou Camp e in fase di resa. Qui meno Italia, ma ci difendiamo col pupillo Verratti.
E poi la B, ieri in campo per un turno che verrà ricordato. In Spal-Frosinone, pensate, 22 italiani in campo, così, come succedeva un tempo. Lo SPAL perde la vetta e i ciociari tornano avanti, col Verona poco staccato perché ha dimenticato come si vince. Nulla di grave, una delle tre dovrà accontentarsi dei play off, che saranno vada come vada una punizione per il campionato fatto, visto anche il 4 posto staccato. Occhio alla regole, se le altre dovessero mollare il Verona o la terza potrebbe andare a +14 e staccare il pass diretto. Per ora i punti sono 7, tanti ma non abbastanza. Difficile, quasi mai successo, sarebbe però indice della prova delle tre in vetta.
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Tra A (di cui parliamo sempre), B, esteri, salta all'occhio il nuovo corso Nazionale, il dolce corso che porta una linfa che fino a qualche mese fa non avremmo notato. Sia perché si tratta di un percorso assolutamente embrionale, sia perché l'Europeo ci aveva annebbiato pensando di avere a che fare con squadre costruite sempre lì per lì. Siamo invece in un momento, quello Azzurro, di maieutica invidiabile (lo noteremo domani con l'Olanda, che invece è nel profondo rosso).
Come ci ricordava Onofri, è buono sperare per la Russia (capendo bene cosa vuole dire "sperare") perché sono i presupposti a ridere per noi: una linea difensiva arrivata a fine ciclo sta, con piccoli limiti ma con prospettive ottime, rintracciando un ricambio: Donnarumma è una certezza, ed anzi avendo già il suo "sì" c'è spazio per testare chi come lui vive il sogno italiano di riformare una scuola di portieri, quindi ecco Meret-Cragno-Scuffet-Pinsoglio-Perin. Tra A e B citati quelli che per vari motivi hanno messo in luce qualità superiori, ma c'è un intero movimento che riparte dalle gesta di chi arriva in alto. Si cresce infatti imitando. La difesa-in-campo, invece, deve ancora tenere botta, e lo fa meno bene di qualche anno fa. Lo stiamo vedendo in queste gare, dove soffriamo per errori individuali che non pregiudicano il cammino ma che fanno inciampare. Qui i ricambi titolari non sono ancora pronti, è un movimento in evoluzione, con Rugani, Romagnoli, Caldara, Spinazzola. Florenzi.
Papà e Figli giocano assieme |
A centrocampo abbiamo detto, o visto, che non possiamo prescindere dall'usato sicuro, come De Rossi, ma possiamo fidarci di Verratti, che con l'Albania ha recuperato e reso giocabili una trentina di palloni, in un match anche abbastanza spento, per dire. Davanti, invece, le gioie. Il movimento più anziano sta definitivamente lasciando la categoria (da qui alla Russia daranno l'addio un po' tutti gli ex grandi), e dunque lo spazio per emergere è enorme, in questo calcio che guarda tutto a numeri e giocate. Immobile, Belotti (già così staremmo a posto) non basta, abbiamo Berardi, che è in un apparente calo (di giocate, appunto, non di gioco), i Pavoletti e Gabbiadini di cui nessuno mette in discussione il valore ma di cui bisogna aspettare la consacrazione in campo, col gioco continuo (che Gabbiadini sta trovando, che Pavoletti aveva prima). E poi i meno centrali Insigne, Bernardeschi, per ricordarci solo di quelli nati dopo il '90.
Ventura giocherebbe sempre così, conosce infatti benissimo entrambi |
Lo spazio per crescere con un team italiano di alto livello c'è, forse non è il punto su cui sta costruendo la Francia, magari arriviamo in Europa ad armi pari con le altre, poi nel paragone col Sudamerica ci perdiamo per il cristallino talento che tiene vive Brasile e Argentina. Ma non è scritto, non è tutto definito. In un altro anno di lavoro possiamo fare e dire la nostra.
APPROFONDIMENTO: http://www.rivistaundici.com/2017/03/23/giovani-italia-futuro/