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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Squadre che sanno di esserlo

| Paolo Brescia |

Dopo quattordici turni ci sono alcune squadre che sanno di esserlo, altre no, o fanno finta di no. E saper essere squadra vale più dei punti in classifica, ma poi arrivano anche quelli.



L'Inter si prende il primo posto vincendo di misura ma da squadra con la SPAL e con Lautaro Martinez, perno imprescindibile della manovra di Conte e conferma della capacità del tecnico di creare rapporti fiduciari impressionanti che rendono un giocatore forte di suo una mina incubo delle difese. La testa.

La Juve è lì, comunque, nonostante un pari interno col Sassuolo indice di una certa stanchezza difensiva e offensiva, viste le fatiche europee con i bianconeri trapattoniani nel successo sull'Atletico. Stavolta il concreto Sarri non riesce a superare de Zerbi che la imposta bene e la gestisce ancora meglio. Tendenzialmente dopo un risultato negativo la Juve si scatena, e comunque dopo 14 partite resta ancora il segno 0 sulla casella delle sconfitte.

Dietro, una Lazio stupenda perché costante ed immediata, due caratteristiche di un collettivo forte, prezioso, coraggioso. La squadra rifinisce, Immobile impreziosisce. Secondo miglior attacco e una delle migliori difese. Terzo posto strameritato e malumori completamente cancellati.

Subito dietro la Roma, che fa - udite udite - della concretezza il suo piatto forte. La squadra di Fonseca ha trovato la quadra, infatti, e ora il gioco passa come un pendolo dalla difesa all'attacco a prescindere dal l'interprete che ha a disposizione il pallone. Bene gli esterni, bene i centrali, precisi i mediani, ottime le ali. E poi Dzeko al centro a propiziare i gol.
Ma la Roma di Fonseca è la Roma di tutti, da Perotti a Mkhitaryan, per dare l'idea di quanto il portoghese riesca a coinvolgere nelle sue idee tattiche l'intero organico. Risorsa.

Aspettando la risposta del Cagliari, altro successo dell'Atalanta, sul Brescia sempre più in crisi. Il Gasp si conferma spietato e la Dea si mantiene in vetta. E certo se si percepisce che probabilmente l'Atalanta farà fatica a rimanere lì sopra vista la competizione e lo sforzo che si deve ottemperare per farlo, è vero anche che la varietà di goocatori a disposizione rende il tutto una scoperta entusiasmante. Riusciranno gli orobici a tenere queste prestazioni da gruppo, da squadra unita?

In un editoriale dedicato alle squadre che sanno di esserlo, citate poco sopra (e ne mancano), non possono non essere inserite quelle che invece non lo sono. La più nobile tra tutte, il Napoli, che cade anche col Bologna in casa, e resta a 20 punti, una media imbarazzante che allontana i partenopei da tutte le Europe. A Napoli manca appunto la costruzione corale, i giocatori - dice Ancelotti, vicino alle dimissioni - non si prendono le loro responsabilità, la società è incastrati su liti sterili e il gioco risente di questo ed altro, oltre alla presenza di numerosi goocatori a fine ciclo e pertanto non stimolati.

Altro capitolo la Fiorentina, partita bene e finita male. La sconfitta interna con il Lecce dei miracoli certifica quanto stia lavorando male Montella, che non ha certo a disposizione una squadra fortissima, ma sicuramente piu assortita di quanto il tecnico campano non faccia evincere. La Viola deve capire cosa essere, così è senza arte né parte e rischia la condanna ad un nuovo campionato di sofferenza. 

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