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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Thiago Motta, il predestinato


Focus su Thiago Motta, nuovo allenatore del Genoa, vittima di fraintendimento.



Quando lo scorso novembre, ormai quasi un anno fa, rilasciò quella celebre intervista sull’avveniristico (?) metodo di gioco da lui presentato, Thiago Motta non ha fatto altro che far ripresentare uno dei refrain della sua carriera da calciatore: la misinterpretazione (come ha spiegato Emanuele Mongiardo su L'Ultimo Uomo). Ma, se per quanto riguarda le sue gesta in campo é assodato che il problema sta negli occhi di chi guarda (e giudica), per quanto riguarda quella celebre frase sul 2-7-2 il dubbio sorge spontaneo: Thiago ha provato a trollare? Tentativo di raggiro che si rivolge agli ascoltatori più superficiali, ovviamente, visto che chiunque ha ascoltato le sue parole sa che una qualunque retroguardia a 4 si schiera, orizzontalmente, con un 2-7-2: un 4-4-2, un 4-3-3, un 4-2-3-1, anche un rombo, volendo estremizzare il contributo delle mezzali sulle fasce (anche se sembra una forzatura).

Oltre il pregiudizio

Il centrocampista italobrasiliano é una persona seria e competente: la sua figura pubblica è poco esposta, raffigura un uomo riservato, poco incline a mettersi in mostra o giocare con la stampa. Per questo motivo, appare difficile sostenere l'ipotesi della provocazione giornalistica. Quantomeno, poteva sembrare un tentativo audace per far passare una certa visione del calcio: nuova, innovativa, proattiva. Questa coincide esattamente la visione del calcio che l'ex numero 8 dell'Inter vuole esporre con le sue squadre: Thiago ha avuto tra i suoi principali allenatori Rijkaard, Mourinho, Ancelotti ed Emery, giusto per rimanere ai principali. Tutti l'hanno voluto titolare per la sua estrema conoscenza del gioco, le sue doti da equilibratore. Lui ha saputo imparare qualcosa da tutti: non c'é dubbio, per un giocatore che vuole allenare avere i giusti Maestri é fondamentale.

Ma quindi, che gioco propone Thiago Motta?

Le disposizioni rigide contano poco nel calcio di oggi, fluido e veloce. Il tecnico italiano ragiona per principi. Dunque: calcio di possesso ragionato e intenso, ritmi alti, recupero palla immediato dopo la sua perdita con pressing a più uomini sul portatore avversario ("Se ci fermiamo quando perdiamo la palla siamo costretti a correre di più" dice in un video pubblicato su YouTube). In fase di inizio azione, Motta fa alzare i due terzini, che coprono l'ampiezza, facendo partecipare al giropalla iniziale anche il portiere. L'influenza del numero 1 sul gioco é uno dei punti cardine del nuovo tecnico del Genoa, che a Pegli troverà in Ionut Radu un ottimo appoggio in questo senso. A Parigi Motta ha dimostrato di non avere un rapporto convenzionale con i portieri. "Il PSG non é l'unico club a pensare che l'altezza sia fondamentale per un portiere, molti club la pensano così" ha detto parlando di Will Matimbou, suo portiere alto 1.78, aggiungendo che per lui assumono un ruolo fondamentale nella valutazione di un portiere posizionamento, lettura e reattività nel leggere le azioni offensive avversarie. "Quest'anno (al contrario degli anni precedenti, ndr) il mister non mi ha mai parlato di altezza" ha detto Matimbou. "Il nostro ruolo é veramente importante per lui: deve assolutamente evitare di spazzare il pallone [...] anche nelle situazioni aeree, non é tanto importante l'altezza, quanto la bravura nel leggere la traiettoria". Il rapporto instaurato col coach per l'estremo difensore francese é speciale: "Alcuni vecchi giocatori diventano allenatori e credono che noi siamo come loro. Per lui la carriera é terminata da poco, quindi sa cosa viviamo e ha molta empatia con noi".


Ci sono un sacco di giocatori passivi, che stanno a guardare gli altri e dicononon è colpa mia, è colpa degli altri» 

L'esperienza passata a Parigi e quella in arrivo a Genova

Il primo anno al PSG ha avuto aspetti contrastanti. In campionato, nel gruppo A, é arrivata la seconda posizione a -12 dallo schiacciasassi Caen, con il secondo miglior attacco e la seconda miglior difesa nel girone. Nella Youth League é stato l'Hertha Berlino a eliminare i francesi nei sedicesimi di finale. La sua ambiziosa idea di gioco ha trovato, come normale che fosse, momenti di esaltazione, ma anche alcuni meno positivi per via delle sue difficoltà. Una cronaca risalente allo scorso aprile, relativa all'1-1 contro il Lille in campionato, dice che "I parigini hanno lasciato troppi spazi tra le linee, e il loro pressing è parso piuttosto disordinato". Motta ha autonomamente deciso nel mese di maggio di lasciare la società transalpina per via di una diversità di vedute col presidente Al-Khelaifi, che non gli ha dato modo di sviluppare alcune proposte per la Under 19. In estate, Motta ha inizio a lavorare per il patentino UEFA Pro, che in realtà ancora non ha conseguito. 


Nonostante ciò, cresce la curiosità per la partita d'esordio di sabato sera contro il Brescia. Già detto di Radu, mancherà Criscito, probabilmente il difensore centrale perfetto per le sue richieste; potrebbe essere sostituito da Biraschi, che non ha le geometrie di Criscito ma riesce a soddisfare le richieste del mister tagliando le linee avversarie in dribbling. A destra, Ghiglione calza alla perfezione con le richieste tecniche del coach oriundo. Su Lasse Schöne é anche inutile soffermarsi: i due parlano la stessa lingua calcistica, punto. Infine, la coppia Kouamé-Pinamonti, che fin'ora ha parzialmente deluso, ma che ha un filo rosso che la lega all'Inter di Thiago: Kouamé ci ha giocato per 6 mesi in Primavera (in prestito) nel 2016, Pinamonti vi é cresciuto per 5 anni. E se Motta gioca solitamente a 3 in attacco, c'é solo un uomo che può completare questo tridente neroazzurro-rosso: Goran Pandev, che con il suo nuovo mister qualche trofeo l'ha alzato.

ph: LaPresse

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