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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Per mostrare il meglio di sè bisogna vincere

 | Mattia Brogno |

Ricordi di una prestazione ambiziosa ma non troppo: City-Roma 1-1

E' opinione comune, e qui la pensiamo senz'altro così, che la partita giocata dalla Roma in casa dei campioni d'Inghilterra, il 30 settembre del 2014, sia tra le migliori che una squadra italiana abbia offerto in campo europeo, in trasferta, negli ultimi anni. Il fatto che abbia prodotto un pareggio, tuttavia, mette in risalto la perenne incompiutezza di una squadra che storicamente manca di cinismo. Come un film hollywoodiano traboccante di qualità recitativa e colpi di scena inattesi ma che, alla lunga, colpisce per la sua disomogeneità. E dunque non sarà mai un kolossal. La formazione scesa in campo quella sera - seconda giornata del girone, dopo aver demolito precedentemente il CSKA all'Olimpico - proponeva la coppia di centrali Manolas - Mbiwa a difesa della porta di Skorupski; Maicon, in splendida forma psicofisica, e Cole esterni bassi; Keita davanti la difesa, da playmaker mobile, che a differenza di De Rossi (indisponibile) consentiva di tenere un baricentro più alto, oltre che di avere dei tempi di pressione più efficaci e strutturati; ai suoi fianchi le mezzale Nainggolan e Pjanic, dunque un centrocampista muscolare ed uno creativo, anche se, come vedremo più avanti, è paradossalmente il belga ad essere la pedina più adatta a un gioco posizionale nello scacchiere; Francesco Totti ad agire da falso nueve e la coppia Florenzi - Gervinho sulle fasce, pronta ad accentrarsi.

Manchester City-Roma 1-1, Totti ferma gli inglesi - Repubblica.it
il gol della Roma fu un colpo di genio di Totti, acuto semi-conclusivo di una carriera straordinaria

Il raffronto

La presenza contemporanea di Pjanic e Totti in campo elevava la qualità tecnica, necessaria per scomporre le due compatte linee da 4 che il City schierava in fase difensiva. Toglieva, però, anche una buona dose di dinamismo, fondamentale, ad esempio, quando si affrontano squadre così forti e intense fisicamente. Della squadra di Pellegrini stupiva infatti (talento a parte) la capacità di colmare falle strutturali o individuali attraverso la mobilità di quasi tutti i suoi uomini, che potevano generalmente rappresentare un problema per una squadra italiana completamente disabituata a certi ritmi. In fase passiva gli inglesi coprivano con facilità l'ampiezza del campo, senza lasciare spazio per la ricezione tra le linee, e potevano contare sull'intensità e sull'aggressività di giocatori come Fernandinho e Zabaleta. Il match iniziò in salita per i giallorossi, per via di una trattenuta di Maicon ai danni di Sergio Aguero che decretò, dopo pochi minuti, il rigore del vantaggio dei padroni di casa. Ma gli uomini di Rudi Garcia reagirono subito, colpendo una traversa proprio col terzino brasiliano, dopo uno splendido suggerimento di Totti. Il movimento del capitano romanista rappresentò un enigma difficilmente risolvibile per gli avversari: creò difatti costantemente superiorità numerica in mezzo al campo, agendo a tutti gli effetti da vertice alto di un rombo, e fu abile nello sfruttare lo spazio lasciato da Yaya Tourè, in netto calo fisico, alle sue spalle. Pellegrini non optò per nessuna contromossa e lasciò il suo centrocampo in inferiorità perenne; sorprese, tra le altre cose, l'esclusione di Milner per tutto il primo tempo, adatto teoricamente a coprire i movimenti di Francesco Totti alle spalle del mediano ivoriano. Inoltre, in difesa, l'aver preferito Demichelis all'irruento ma dominante fisicamente Mangala si rivelò una scelta errata per contenere il fuoriclasse capitolino. Plausibilmente dettata dalla volontà di avere un centrale difensivo più esperto e in grado di non farsi attirare fuori posizione, ma che ha finito per lasciare più libertà di movimento al falso nueve, che, invece, avrebbe sofferto il vigore di Mangala accanto all'altrettanto straripante Kompany. Per tutto il primo tempo gli ospiti giocarono un match maiuscolo, creando le azioni più pericolose e pareggiando con Totti al 23' (il giocatore più longevo a finire sul tabellone dei marcatori in Champion's League) che sfruttò appunto la voragine alle spalle di Yaya, dopo il key pass di Nainggolan. L'eleganza nel palleggio romanista e la sicurezza mostrata in campo fu originata dal connubio tra indiscusse qualità tecniche - vedi Maicon, Keita, Pjanic, Totti - e la capacità di smarcarsi con continuità offrendo tracce pulite di passaggio, con il numero 4 belga protagonista assoluto nell'offrire appoggio costante durante la manovra. Nello sviluppo dell'azione, si rivelò come un centrocampista più posizionale di quanto solitamente si credesse (a differenza di Pjanic, che, al contrario, rispetto alla credenza comune, è un giocatore piuttosto verticale che adora giocare fronte alla porta e va in difficoltà, anche nel primo controllo, se pressato); in copertura, annullò del tutto uno dei migliori centrocampisti d'Europa, Yaya Tourè. Gli ospiti diedero l'impressione di avere il controllo del gioco, con una fase di possesso caratterizzata dalla continua creazione di triangoli per generare superiorità posizionale ed una fase di transizione offensiva ficcante, attraverso soprattutto la verticalità di giocatori come Pjanic, Gervinho, Florenzi e le giocate di prima di Maicon, Keita o Totti. Il 4-4-1-1 adottato in ripiegamento, con Florenzi che scalava e si posizionava da esterno di centrocampo e con un baricentro medio piuttosto alto grazie anche a Manolas, fenomenale nei recuperi e negli uno vs uno, si mostrò efficace nell'evitare di essere schiacciati e nel consentire delle rapide ripartenze. I Citizens ad inizio ripresa sostituirono Dzeko con Lampard, così da rimediare alle difficoltà a centrocampo e nell'orchestrare manovre pericolose; l'ex blues con la sua qualità nel gestire la sfera poteva essere decisivo nello scompigliare la retroguardia giallorossa e nel gestire il ritmo della partita. L'antifona però non cambiò fino alla mezz'ora circa, con Totti e Pjanic che sfiorarono la rete del vantaggio e furono protagonisti assoluti nelle trame offensive della gara. L'ultimo quarto d'ora fu appannaggio dei padroni di casa, con Silva - il migliore in campo dei suoi - e Lampard in cattedra a cercare la soluzione per portare a casa i tre punti, sfruttando il calo fisico degli avversari che si coprirono con l'entrata di Holebas al posto dell'arrembato Florenzi. Il fischio finale sancì il pareggio, deludente per gli inglesi che si portarono ad un punto data la sconfitta in Baviera nella prima giornata, e importante ma riduttivo per la Roma, che meritava il bottino pieno per quanto costruito.

Champions League, Totti da leggenda risponde ad Aguero: City-Roma 1-1
l'esultanza giallorossa

Non è mai troppo 

Partite come questa avrebbero potuto cambiare il destino del girone dei giallorossi, e, a nostro giudizio, avrebbero potuto suggerire alcuni spunti rilevanti, come ad esempio la poca efficacia in fase d'impostazione della coppia Manolas - Mbiwa specie contro squadre che pressano alto (il City non ha quasi mai effettuato un pressing organizzato sull'avvio azione avversario, ma quando è avvenuto si sono visti tutti i limiti della coppia). L'utilizzo di Astori, più dotato tecnicamente, sarebbe stato più adatto a quelle circostanze, tant'è che nella gara interna contro il Bayern Guardiola mise a nudo il farraginoso inizio azione, con un pressing ultraoffensivo che stordì l'Olimpico. 

A conti fatti, in quella serata d'autunno del 2014 la Roma mostrò finalmente dopo anni come una squadra italiana potesse giocarsela alla pari contro un top club europeo. L'amaro in bocca, tuttavia, è consequenziale ad un assioma semplice ma vero, incredibilmente adatto alla serata: se punti ad essere grande, a queste prestazioni devono corrispondere i tre punti. Ciò che separa il raggiungimento di un obiettivo dal fallimento è spesso una linea sottile e poco visibile; l'essenziale è lì.


Gruppo E: Manchester City-Roma 1-1 - Calcio - Ansa.it
La Roma arrivò al match con il giusto equilibrio fra paura e coraggio

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