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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Rinascita con Mancini?

| Alessio Sirna |

Un anno di Mancini commissario tecnico: cosa è cambiato?


La nazionale guidata da  Roberto Mancini ha collezionato un bottino di 7 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte, segnando 21 gol e subendone  9.
           Il tecnico jesino è riuscito a dare nuova linfa alla squadra impartendo un’impronta di gioco assai diversa da quella adottata da Ventura, concentrata su un possesso palla più dinamico e polifunzionale; lo scopo è quello di fornire il maggior numero possibile di opzioni di gioco ai due fulcri Jorginho e Verratti e al “trequartista” di turno, sempre supportato dai due esterni e da uno dei due terzini quando in possesso palla. In fase di manovra, infatti, la disposizione in campo che si viene a creare è un 3-2-4-1, con un terzino allineato ai due centrali, consentendo all’altro terzino di diventare un vero e proprio esterno di fascia e permettendo all’esterno di riferimento di accentrarsi.
Da tutto ciò ne deve trarre beneficio la fase finalizzativa, che può contare sempre sulla presenza in area della punta, dei due esterni e di almeno uno dei due centrocampisti (sia Barella sia Verratti tendono spesso ad inserirsi in area).


Rispetto a Ventura, Mancini predilige un gioco che fa molto leva sulla costruzione di tutta la manovra partendo dalla corsia laterale o dai piedi dei due centrali che in tal caso hanno la possibilità di allargare velocemente il pallone sugli esterni o di affidarlo ai mediani, lasciando loro la decisione; il tecnico ligure basava la sua impronta di gioco su un possesso palla prolungato, che puntava a pescare gli esterni alle spalle della difesa avversaria con un lancio lungo. Inoltre, Ventura, in fase di cross, chiedeva alle proprie punte di aggredire il primo e il secondo palo, con un esterno leggermente più arretrato ad attaccare il centro dell’area, e con i centrocampisti al di fuori dell’area pronti a raccogliere un’eventuale respinta della difesa; ciò ha portato non solo a una scarsa capacità realizzativa, dato che i 3 uomini in area non erano spesso capaci di svincolarsi dalle marcature avversarie, ma anche a numerosi rischi corsi a seguito di contropiedi avversari, poiché dietro i difensori, non avendo copertura da parte dei centrocampisti, si ritrovavano quasi sempre tutti in 1vs1 con gli attaccanti avversari.

  
         

In fase difensiva, lo schieramento adottato dall’Italia è più basilare: un 4-1-4-1, nel quale i terzini sono più vicini ai centrali e uno dei centrocampisti si va a posizionare tra la linea dei centrali e quella dei compagni di reparto, in modo da poter garantire copertura in tutte le  zone del campo. Per quanto riguarda invece il pressing, risulta evidente come il CT azzurro punti su un pressing molto mutevole, più aggressivo e spregiudicato contro squadre dal tasso tecnico inferiore, più ponderato e cauto contro squadre più valide tecnicamente.
Al contrario di quello manciniano, il pressing varato da Ventura era decisamente più sfrontato e noncurante delle enormi praterie di campo concesse a possibili controffensive avversarie; persino i difensori centrali, con Ventura, tendevano a uscire spesso addirittura fino a centrocampo, pur di pressare l’attaccante in possesso della palla ed impedirgli di girarsi.


           Come se non bastasse, Roberto Mancini si è anche confermato un allenatore dotato di una grande visione a lungo termine, mostrandosi capace non solo di scegliere, ma anche di sfruttare al meglio i giovani giocatori emersi di recente e le loro caratteristiche. Dopo il fallimento conseguito con Ventura e gli addii di senatori come Buffon, Barzagli, De Rossi e Parolo, il CT marchigiano ha infatti compreso l’importanza di puntare sulle nuove leve, che col CT ligure non avevano avuto occasioni sufficienti per farsi vedere e dare il loro contributo e che fino ad ora hanno dimostrato di essere capaci di fornire il giusto connubio tra qualità, fantasia ed attributi. Se ora la nostra nazionale è migliorata in un modo così esponenziale, lo dobbiamo soprattutto all’avvento di giocatori come Barella e Chiesa tra tutti: il primo che si sta confermando sempre più come una mezz’ala di caratura internazionale, grazie alle sue ottime capacità di sradicare palloni a centrocampo, di inserimento e anche di conclusione in porta; il secondo, dal canto suo, è già divenuto da più di una stagione il fulcro della Fiorentina, che ha saputo sfruttare al meglio la sua velocità ed il suo dribbling, che uniti alla resistenza fisica e ad una buona dose di fantasia indispensabile per un ragazzo della sua età, lo hanno portato in tre stagioni ad aumentare notevolmente il suo valore. A questi due, che sembrano essere i due gioiellini della nostra nazionale, si aggiungono giocatori under 25 come Mancini, difensore roccioso e propenso alla rete, Donnarumma, che nonostante la giovane età ha dimostrato di avere le carte in regola per arrivare ai vertici mondiali, Kean, che ha dimostrato in più occasioni di possedere delle caratteristiche tecniche e fisiche tipiche di un predestinato e Zaniolo, che aggiunge alla sua stazza fisica di ben 190 cm non solo una discreta tecnica, ma anche una buona esplosività e (soprattutto) una progressione devastante, rendendogli semplice la possibilità di farsi largo in mezzo all’area di rigore. In un Italia così giovane figurano però anche giocatori già da molti anni nel giro della nazionale, come i vari Chiellini, Bonucci, Florenzi, Verratti, Insigne e Jorginho.

Tutti questi fattori hanno contribuito a portare l’Italia in testa al suo girone di qualificazione, e hanno permesso a Roberto Mancini di raggiungere una percentuale di vittorie pari al 54% da quando si è seduto sulla panchina italiana a maggio 2018, ponendo delle basi solide per un futuro sicuramente promettente.

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