| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana...
| Francesco Lalopa |
Una finale di Champions League un po' scarna e povera di emozioni regala agli annali il Liverpool come vincitrice di questo ambito trofeo, in un derby inglese ( il secondo in pochi giorni ), inaspettato ed impronosticabile a settembre.
La stagione "europea" delle due finaliste non era iniziata nel migliore dei modi: entrambe sorteggiate in gironi ostici, hanno douto lottare fino all'ultima giornata ed all'ultimo minuto di gioco per potersi garantire l'accesso alla fase successiva della competizione, col Liverpool che ha avuto la meglio sul Napoli nello scontro diretto ed il Tottenham che invece ha scalzato l'Inter grazie ad un fortunoso intreccio di risultati.
Ma nessuna delle due squadre rivelatesi poi finaliste sembrava poter ripetere, almeno nella prima parte della competizione, il percorso della stagione passata: i "reds" non erano più la squadra divertente ed aggressiva che aveva raggiunto la finale di Kiev persa poi con il Real Madrid, mentre il Tottenham sembrava aver perso la spinta propulsiva che è invece parte integrante del progetto calcistico di Pochettino, allo stesso modo molto arrembante e fondato su una squadra ricca di giovani talenti.
Le due compagini però, hanno dimostrato di poter ripetere quanto fatto vedere lo scorso anno, addirittura arricchendosi: la squadra di Klopp ha dovuto trovare in sè nuove forze ed una nuova autocoscienza, mentre gli "spurs" hanno portato a compimento un processo di maturazione che da anni era richiesto a questo gruppo, per fare il vero salto di qualità.
Il Liverpool è stato costretto, nel momento più complicato della propria stagione, a dover far quadrato per sopperire alle assenze di due dei suoi migliori giocatori ( Firmino e Salah ). La prova fornita nella straordinaria rimonta di Anfield sul Barcellona, valsa poi la finale, ha creato l'immagine di un gruppo in grado di tirare fuori "quel qualcosa in più", necessario a superare momenti di crisi.
Anche il Tottenham non è stato da meno: orfano di Harry Kane è stato in grado di rimontare il triplo svantaggio che era venuto a crearsi alla fine del primo tempo della semifinale di ritorno, garantedosi l'accesso alla finale grazie al gol allo scadere di uno scatenato Lucas Moura.
La finale di Madrid è stata però una partita povera di emozioni, giocata in modo abbastanza contrito dalle due compagini, preoccupate molto più di commettere errori. Tant'è che una volta sbloccatosi il risultato, il Liverpool ha preferito giocare di rimessa, lasciando il controllo del possesso all'avversario per sfruttare le ripartenze, mentre il Tottenham provava a fare la partita però con una circolazione di palla confusionaria ed inefficace, il più delle volte.
In particolare la squadra allenata da Pochettino più volte è sembrata indecisa sul da farsi, preferendo sviluppare l'azione sull'esterno del campo per cercare le torri dei suoi attaccanti, venendo però continuamente respinta dalla difesa del Liverpool.
Ad avere la meglio è stata invece la squadra di Klopp, che ha trovato la prima rete grazie ad uno dei principi che lo hanno reso un grande allenatore: il lancio per Manè da cui poi è scaturito il rigore è stato frutto di una serie di riaggressioni dei "reds" dopo che era stato perso il possesso del pallone. Riaggressione che ha trovato poi impreparata la linea difensiva avversaria.
Simmetricamente ci ha pensato poi Origi a chiudere la contesa proprio sul finale di partita in seguito ad un calcio d'angolo, dopo che il pallone gli è giunto sui piedi grazie ad una serie di contrasti.
Jurgen Klopp dopo tre anni è riuscito a riportare a Liverpool un titolo, a pochissimi giorni dalla grande delusione della Premier League, persa solamente all'ultima giornata dopo un testa a testa clamoroso e senza precedenti col Manchester City. La scelta della dirigenza dei "reds" di puntare su di lui per ricostruire ha pagato, dopo che lo scorso anno la finale aveva avuto un diverso esito. Il successo di questo Liverpool ha però radici molto più profonde e parte sicuramente dalla finale di Europa League persa 3 anni fa col Siviglia. Di quel gruppo solamente Firmino ed Henderson sono rimasti titolari, con pochissimi altri, tra cui James Milner ed Origi, ancora in rosa.
Per il tecnico tedesco si tratta invece di una rivincita dopo le altre due finali perse, sconfiggendo quella che per lui sembrava essere una maledizione.
Va dato grande merito anche al Tottenham, in grado di giungere in finale nonostante in tabellone ci fossero squadre ben più quotate. Questa è comunque una caratteristica importante per chi vuole provare a vincere: farsi trovare pronto quando serve. Mauricio Pochettino nel corso degli anni è riuscito a creare un gruppo compatto, che poggia su elementi di spicco cui attorno orbitano giocatori magari meno blasonati, in grado però di farsi trovare sempre presenti.
La prossima estate sarà fondamentale per il Tottenham: un mercato da grande per provare a tornare grandi e magari a vincere, in questo caso, la finale. Proprio come è successo al Liverpool.