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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Under 21: Analisi della sconfitta


Analizzare la nostra Under 21 non è mai cosa semplice per diverse ragioni; prima fra tutte, la concezione che si ha delle nazionali minori nel nostro paese. 


Le nazionali giovanili sono, o meglio dovrebbero essere, delle scuole calcio. Luoghi in cui si possano apprendere dei concetti fondamentali in ottica nazionale maggiore, inutile dire che funziona così, ormai da tempo, in Spagna, solamente per citare la fresca vincitrice dell’europeo appena conclusosi. In Italia invece, si cerca disperatamente il risultato (mai ottenuto, recentemente) e lo ricercava Di Biagio, ferocemente, in modo tale da poter legittimare un ruolo altrimenti privo di senso. Di Biagio è sicuramente uno dei principali colpevoli, ma certamente non l’unico. Non fatemi essere “populista”, ma l’Italia deve rivedere, ed al più presto, il suo sistema. Mi chiedo, e di conseguenza a voi, è possibile basare il giudizio di un giocatore ormai adulto, come quelli dell’under 21, in un torneo di pari età? La mia risposta è no. Allora a cosa servono le competizioni per nazionali giovanili? Domanda lecita, che almeno in me stenta a trovare una risposta diversa se non quella di “preparare” il più possibile giocatori del presente e spesso del futuro ad affrontare tornei ad eliminazione diretta. Tutto qui. 

Il punto che voglio sottolineare più volte è che si presta troppa attenzione ed importanza verso competizioni che hanno nel loro DNA non il risultato, ma il gioco. Scrive un “risultatista” o almeno così ho sentito dire ultimamente, perciò lungi da me scrivere che il gioco sia più importante del risultato, ma con le nazionali minori, in queste competizioni, si devono ricercare risultati importanti attraverso però l’esaltazione del gioco, non affidandosi a sprazzi di chi, di già non fa più parte di quel contesto (Chiesa) per arrivare ad un risultato che è estremamente e perpetuamente da considerare fine a se stesso. La nazionale maggiore dopo anni di buio, sta attraversando un periodo di esaltazione di risultati attraverso un buon gioco, bravissimo Mancini, ma in fondo poco conta. Per la nazionale l’obiettivo rimarrà sempre vincere, tanto meglio dovesse arrivare attraverso grandi prestazioni, ma ci sono degli obiettivi da conseguire delle folle da esaltare attraverso la vittoria. Per le nazionali minori non è così, vincere non basta, servono sistemi di gioco nazionalizzati e soprattutto esaltazione del talento e del gioco, se poi perdi giocando male, quando l’essenza sta nel vincere e giocare bene si fa la fine (tardiva, molto tardiva) di Di Biagio.

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