| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| Paolo Brescia |
Non ci siamo per diverse ragioni. E un punto in due partite di Nations League è la ragione minore.
L'Italia pareggia di rigore con la Polonia e rovina in Portogallo. Discreti segnali dalla gara di ieri, più carini su certi versi di quelli di Bologna, ma ancora incerti. Non subiamo molto perchè ci incolliamo il pallone tra i piedi del centrocampo, ma siamo senza costruttori di fantasia (Cristante ancora deve arrivare al suo stato e alla sua bella concezione di calcio) e quindi non creiamo. Creiamo zero, un gol in due partite e da fermi, ma di azioni ragionate poche. Se anche Chiesa, ieri in campo dal 1' ma un po' incastrato nelle maglie lusitane, non gira a dovere ci afflosciamo come un fiore senz'acqua. Però abbiamo una seria e garantita copertura dietro, Donnarumma: bene, buon dato. L'unica è che non può sempre essere il portiere, il tuo migliore in campo. Alla lunga, così dicono gli esperti, non paga.
La difesa è un misto di esperimenti e sensazioni e il Mancio è già arrivato a 8 esordi assoluti, ieri Lazzari e Palmieri, che con tutto il rispetto di qualità ne hanno ma non da vendere. Per star bene nei loro club, certo. Per altro, difficile a dirsi.
Davanti non si segna, la palla non entra perché non naviga sugli esterni: proviamo le vie centrali, eppure Mancini non le vuole, ha sempre giocato largo. Allora forse è solo questione di tempo. Per adesso gli appunti ci dicono che in 180' con squadre bravine ma assolutamente alla portata (storica) dei Nostri, e soprattutto con squadre che hanno spinto in totale, sì e no, mezz'ora tra i due match, facciamo un punto. Che, con pieno rispetto di questa Nations League, la novità 2018, sono il dato minore, appunto. Sono il segnale di un affondo il cui confine sembra ancora inesplorato.
E' sciapo il sapore Azzurro, ad oggi, e l'entusiasmo vive un magro che non si vedeva da decenni. Sopportarlo con classe è un idea, ma tentare la reazione pare una scelta più adeguata.