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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Ricette per le Big di A


Compiti a casa per le big in Serie A nel girone di ritorno.


Napoli


La capolista ha bisogno di pochi, semplici ripassi: intanto che questi 15 giorni di mercato portino un nome importante. Verdi? Lui nicchia, sta pensando forse al destino di altri che, come lui, hanno pensato al Napoli come rampa di lancio, e invece si sono fatti del male. Meglio esaltarsi al Bologna o navigare a vista a Fuorigrotta? Dubbio amletico. A Napoli giochi solo se fortissimo, così vuole Sarri. E Verdi, fortissimo non è. Palla dunque a Sarri con gli stessi 11, che dovranno resistere spes contra spem, è praticamente una missione quella degli Azzurri. Dunque, correttive particolari non servono, serve un lavoro fisico in allenamento sempre crescente. E una buona dose di fortuna, sperando nell'assenza di infortuni, malanni, acciacchi. Mertens tornerà a segnare?

Juventus


Forse a Torino c'è ancora meno lavoro da fare. Senz'altro niente di mentale, perchè mr Allegri ha già ripreso in mano ampiamente la situazione, col passaggio in Champions e la risalita in campionato. Febbraio sarà il mese della Juve, come già in altre annate, e vedremo quanto paga la continuità, arma preziosa in mano ai vari Paratici, Marotta e Agnelli. L'unico dubbio potrebbe essere costituito da questo mese senza Dybala, ma ironia della sorte abbiamo visto una signora notevole anche senza il suo Uomo ad accompagnarla.

Inter


Ad Appiano tanti dubbi e un bel po' di compiti. Serve riparare il quadrimestre, partito benissimo e finito zeppo di insufficienze e debiti. A salvare i nerazzuri dovrebbero essere le poche pressioni, ma dove esse non arrivano ce le mette il bravo eppure ingestibile Spalletti, che carica di affanni la sua rosa, producendo su di essa stress inutili e controproducenti. Il limite del toscano diventà così limite della squadra che, infatti, si è arrestata. Come si riparte? Da qualche ricambio (qualcosa si muove) e da un gioco più dettagliato. Con qualche strigliata in più al decisivo Perisic: è da lui che passano le trame, è lui il meno in palla oggi. Con lui, servirebbe ripartire da Candreva, Joao Mario: le assi, insomma, del pensiero di Spalletti. Che oggi vacillano.

Lazio


In casa Lazio c'è solo da vivere questo momento con entusiasmo. Intanto perché è ben più di un semplice momento, e poi perché dietro questi risultati sta la programmazione abile di Inzaghi, che non si perde mai. A Formello non ci sono particolari pressioni sui risultati e sul piazzamento, quindi questo aiuta i giocatori a sentirsi apprezzati e compresi. Luis Alberto, Milinkovic Savic (che sta giocando anche sotto le sue possibilità, volendo essere pignoli), Immobile e De Vrij sanno di essere imprescindibili, ma non per questo seguono binari paralleli di lavoro rispetto a quelli della ben più modesta rosa (certo Nani, Leiva e qualche altro big c'è, ma il blasone non basta, se manca la condizione): questa organicità permette ottimi risultati. Nessun compito oltre la continuità, ove possibile.

Roma


Le dolenti note. Una pagella totalmente insufficiente e una bocciatura dietro l'angolo se non cambia qualcosa. La squadra di Di Francesco ha passato un dicembre nero, giocando col fuoco e fallendo in Coppa Italia e in campionato. Solo un Perotti improvvisato ha evitato la rovinosa frittata in Champions, dopo un percorso troppo bello per essere buttato alle ortiche. Anche da quella piccola, grande gioia bisognerà ripartire, sapendo sfruttare l'ottavo finalmente alla portata (e non per questo semplice). Più difficile (ma secondo noi vitale) aspettarsi un cambio deciso di modulo, di scacchiere, di impostazione tattica. 4-2-3-1, col ritorno di fiamma di Nainggolan in zona gol, con l'alternanza di Dzeko e Schick nel loro vero ruolo, con De Rossi e Strootman più vicini alla linea difensiva e meno lontani da quella del centrocampo avanzato, che si completerebbe di esterni rapidi come Perotti ed El Shaarawy, o Under. Insomma, un piccolo rinnovamento tattico che, però, non crediamo di vedere.

Atalanta


A Bergamo, continua l'entusiasmo. Gasp e co sono in corsa su tutto, ambiscono ad un bel voto complessivo a fine anno e godono, anche qui, di poche pressioni sulla squadra. In Europa le cose vanno bene ma c'è il temibile Dortmund, quindi come andrà, andrà; in casa nostra c'è un disegno partita dopo partita per capire che cosa si può sperare, in Coppa c'è una semifinale attesa da 20 anni e tutta da giocare, perché a Bergamo la Juve incontra storiche difficoltà e perché la garra maggiore la hanno proprio i lombardi. L'umiltà di Gasperini sta anche nel modo di mettere i suoi in campo, che lo ripagano con prestazioni magistrali. Questa squadra durerà. 

Milan


In casa Milan, constato il fatto che sarà praticamente impossibile risalire la china in Serie A, visto l'enorme divario tecnico e tattico, servirà puntellare le (pochissime) certezze acquisite per tentare il tutto per tutto in Europa e con la Lazio in Coppa. In realtà, salvare la stagione è ancora possibile, ma ci si chiede quanto possa incidere l'azione di Gattuso che con pochissima esperienza si trova ad agire su un gruppo di solisti, che poco hanno in comune l'uno con l'altro. Bene ripartire da Bonucci, se il calciatore deciderà di lavorare sodo (e senza quei fastidiosi proclami), ma senza Kalinic, Andrè Silva, e un buon numero di gol gravitare è l'unica condizione possibile. Mettere in campo bene i giocatori non è la sola prerogativa (peraltro non assolta in casa Milan), serve un carattere di squadra insito negli 11 che giocano. Oggi questo non c'è, e le voci sulle ombre relative al processo che ha portato alla cessione del club di certo non aiutano alla creazione di questa identità in passato tipicamente milanista.




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