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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Sul fallimento del Vicenza

| rio_vela |

Alle ore 14.45 del 18 gennaio il Vicenza Calcio è stato dichiarato fallito dal tribunale della città veneta disponendo l’esercizio provvisorio per la stagione corrente. Un comunicato scarno, un pezzo importante di storia del calcio italiano che rischia di non vedere più le platee che contano.


Quando con un filo di nostalgia si parla di quel calcio alla vecchia maniera a buon diritto si può e si deve includere anche la società biancorossa: 30 campionati di serie A di cui 20 consecutivi, un secondo posto nel 1978 (record per una neopromossa), una storica Coppa Italia nel 1996/97 che le valse l’accesso alla Coppa delle Coppe dell’anno successivo in cui sfiorò la finale di Stoccolma. Il Vicenza fu soprattutto, per gli appassionati con qualche anno in più, la squadra del mitico Lanerossi: maglia a strisce verticali rosse con l’inconfondibile R sul petto dove però, contrariamente a quanto in molti hanno sempre creduto, il nome del famoso lanificio veneto non era in qualità di semplice sponsor come da tradizione cestistica bensì il nome della proprietà: il Lanificio Rossi si era impegnato ad acquistare la società vicentina nel 1953 rimanendone al comando fino al 1990.


Il fallimento del Vicenza si inscrive in un periodo di profonda crisi economica per le squadre delle serie minori. Basti pensare che in 30 anni la serie C è passata dai 6 gironi della stagione 1987/88 (due in C1 e quattro in C2) agli attuali tre condensati però in un’unica divisione. Del resto il fallimento dei biancorossi è stato di poco preceduto da quello di Como, Latina e Modena (al momento radiato): società importanti, gloriose, in alcuni casi con tante stagioni in serie A costrette a ripartire dai dilettanti. Negli ultimi cinque anni le società fallite tra i soli professionisti sono oltre 25: in alcuni casi si è trattato di piccole realtà che non hanno saputo reggere il confronto con il calcio professionistico ma in altri casi ci si è trovati davanti a veri e propri colpi di scena come successo per Padova, Varese, Venezia, Siena, Grosseto.


I numeri poi sono impietosi e spingono ad una doverosa riflessione. Per una società di calcio è deleterio retrocedere dalla serie B alla C. Mentre per chi scende dalla A esiste un robusto paracadute (circa 60 milioni di euro da spartire in tre) per chi scende dalla B ci sono solo pochi spicci e le cifre si riducono a 900mila euro per la quartultima, 800mila per la terzultima, 700 alla penultima e 600 all'ultima squadra classificata. Nella terza divisione i ricavi crollano nettamente: attualmente si stanno ridiscutendo i costi dei diritti Tv in serie A e si chiuderà per una cifra che supererà il miliardo di euro per il prossimo triennio, in B la nota emittente satellitare sborsa circa 22 milioni di euro l’anno mentre in C la Tv di stato per il triennio 2017-20 paga 1,95 milioni ossia 650 mila euro a stagione. 



Seicentocinquantamila euro da dividere in sessanta. Sponsor e incassi derivanti dalla vendita dei diritti Tv compongono la parte più massiccia delle entrate di un club di qualsiasi categoria così mentre una squadra di B riesce a raggiungere un fatturato annuo di 10-15 milioni di euro, un club di C scende a circa 3-3,1 ma con costi di gestione medi che superano i 4 milioni. I conti sono presto fatti, tra entrate e uscite balla circa un milione di euro e lì, pian piano, si crea il buco.

Il punto è che questa ecatombe di club storici deve terminare. Il sistema così come è stato strutturato fino ad ora non può più reggere ed è già collassato su sé stesso. Così ancora una volta ci ritroviamo a guardare alla prossima elezione del presidente della FIGC come all’appuntamento epocale per il nostro calcio assolutamente da non mancare. A qualsiasi livello.

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