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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Roma e Lazio, batoste milanesi


di Paolo Brescia

Sarà stato Cantone. Sarà stata la frase "Milano è tornata capitale morale, Roma non ha gli anticorpi" era riferita al calcio. Sarà stata Expo. Sarà. Per una sera, intanto, la Milano bistrattata, la Milano che negli anni aveva perso smalto, si è ripresa qualcosa, non tutto, ma qualcosa. Il pane dei tre punti, e qualche certezza, nonostante tutto. Nella milano nerazzurra il companatico si chiama vetta, quota 24. Dall'altro lato meneghino, invece, si parla di panchina rinsaldata per Mihajlovic, che nella "sua" Roma affossa una spenta Lazio, con i colpi di Bertolacci, Mexes e Bacca. Roma e Lazio, come nelle migliori "sliding doors" che solo il calcio, e la vita, ci regalano, si affronteranno la prossima domenica, l'8 novembre, in un derby importante ma insipido. Non per classifica, ambizioni, tecnica, quello si vedrà. Insipido, per la questione curve, sulla quale da queste pagine ci battiamo da tempo. Questione annosa, in parte per le intemperanze delle curve romane, ma non può essere solo questo. C'è di più, c'è che da noi decide e legifera sempre chi non ha competenza sull'oggetto della decisione. Così, in tutto. In sostanza, se sei un funzionario e non sai di calcio, stai sicuro che prima o poi sarai chiamato a legiferare sul calcio. Triste, ma vero. Torniamo al calcio giocato. Se la Lazio è risultata "spenta", non si può dire altrettanto della Roma, poco concreta, al più, ma viva. Partita decisa da un tiraccio di Medel, condita dal solito errore di Szczesny, portiere a due facce. Poi la voglia Roma è venuta fuori, ma è mancato l'ordine. Dopo 24 gare consecutive in gol, si ferma la produttività giallorossa. I dati negativi emergono nelle sconfitte, ma guai a demonizzare. Salah in serata no, così come Florenzi. Poi super Handanovic, il resto son chiacchiere, Inter in vetta.




In vetta c'è anche la Fiorentina, superba col Frosinone, e sempre più grintosa. Resistenza zero dei ciociari, va detto, ma lo strapotere è indubbio. Occhio, che Sousa ci crede davvero, al titolo. Non riesce l'aggancio, invece, al Napoli, pari nel pomeriggio "in bianco", col Genoa. Pazienza, perché le occasioni ci sono state, e il gioco si è visto. Ancora porta imbattuta per Reina, questo è un gran dato.

Risale la Juve. "Da Pirlo a Cuadrado, tutto è cambiado, meno che il risultado". Questo il mio tweet, triste, lo ammetto, che però riassume il derby della Mole. Il Toro è quello di sempre, ci crede, piega la Juve (avanti con Pogba, pareggio Bovo, due super gol dalla lunga), la storia, la gloria Juve ha la meglio: Cuadrado, al cardiopalma, è vittoria. Ma il gioco, quello no, non gira ancora. Pazienza, si, ma da queste vittorie passa molto del futuro Juve.

Aspettando la Samp, pochi gol in A nel pomeriggio in cui si segnala solo la ripresa del Bologna, col maestro Donadoni, e con il ritorno al gol di Destro: una liberazione. Il Verona ancora a 0 vittorie, Mandorlini rischia grosso.

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