| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana...
Ecco come Prandelli cercherà di far risalire il Valencia, approdando nella patria del tiki-taka, il gioco che ha voluto sempre proporre.
L'ultima panchina su cui
si è seduto Cesare Prandelli è stata quella del Galatasaray,
nell'infausta avventura turca, conclusasi dopo appena 16 partite, con
lo score negativo di ben 8 partite perse.
Prima ancora c'è stata
l'avventura come commissario tecnico dell'Italia, con cui ha centrato
un terzo posto in Confederations Cup ed un secondo posto all'Europeo
dietro a quella Spagna che tutto ha vinto negli ultimi 10 anni col
tiki-taka. Tiki-taka che è stato elemento cardine del gioco
dell'Italia, anche se adattato alle capacità tecniche della nostra
Selezione. Croce e delizia specie nell'ultima spedizione Mondiale,
quella che ha segnato le dimissioni del tecnico toscano: per giocare
come la Spagna devi sostenere ritmi elevatissimi, sia nella corsa che
nel fraseggio, breve, veloce, letale, che non ti lascia tempo di
pensare; l'esatto opposto dello stanco e prevedibile palleggio degli
azzurri, condito da un elevatissimo numero di retropassaggi ed
appoggi brevi che non ti facevano guadagnare metri. E tutto ciò ha
portato alle dimissioni, non condivise, dalla dirigenza, dai tifosi.
Eppure Cesare ha deciso di
tornare, non in Italia come si era vociferato questa estate, quando
tutti i quotidiani sportivi lo volevano a Roma sponda Lazio. Ha
deciso di tornare nella patria di quel gioco a cui tanto si ispirava,
di quel sistema, di quell'idea che ha provato ad instillare in una
Nazionale che fino ad allora viveva per le ripartenze veloci ed una
difesa solida.
E' tornato e si vede: il
Valencia di Peter Lim lo ha ingaggiato poco prima della sosta per le
Nazionali, dandogli tempo di conoscere i proprio uomini, per
instillare in loro un'idea di calcio che si adatti alle loro
capacità. E' tornato ed ha piegato lo Sporting Gijon per 2-1, grazie
alle reti di un altro ex Viola, che però a Firenze bene non ha
fatto, Mario Suarez.
La strada sarà certamente
in salita: il Valencia è una squadra a cui dare una personalità,
una forza che la spinga ad uscire da questo periodo buio che ormai va
avanti da tempo ( basti pensare all'esperimento fallito con Gary
Neville ). Come dichiarato in conferenza dall'allenatore stesso,
piano piano la squadra dovrà iniziare a fare proprie le
caratteristiche che tanto son care a Prandelli, cioè il possesso
della palla, con un palleggio veloce, rapido, che sappia portare più
uomini possibili in zona gol e la riconquista alta del pallone, con
un pressing asfissiante, in modo tale da poter sfruttare più
occasioni da gol possibili. Proprio come faceva quella Spagna da lui
tanto ammirata ed inseguita, in ambito internazionale.
E noi siamo ben sicuri che
sia l'uomo giusto per portare in alto una squadra storica ed
importante come il Valencia.
Amunt Valencia, Amunt
Cesare !