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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Una poltrona per tre


Cosa succede in Spagna ? Cosa succede alle due superpotenze Barcellona e Real Madrid? Come mai le due corazzate arrancano così tanto in campionato, riuscendo a sembrare quasi umane e vulnerabili? L'Atletico Madrid potrà approfittare di questa pausa?

Luis Enrique, Getty Images



L'inizio di questo campionato spagnolo si sta caratterizzando per il periodo di grande crisi che Barcellona e Real Madrid stanno affrontando: crisi però, non legata al mero e semplice risultato sportivo, ma alla prestazione offerta dagli 11 che vengono schierati in campo, che spesso sembrano quasi intimoriti dalla foga con cui sono attaccati dagli avversari.

Da dove deriva la crisi (se così vogliamo definirla) attuale del Barcellona? Molto probabilmente, le origini di questo momento abbastanza critico possono rilevarsi nel finale della passata stagione: lo scorso anno, la squadra di Luis Enrique, è riuscita nella quasi-impresa di farsi rimontare in classifica dalle due rivali, dopo aver avuto un vantaggio anche superiore ai 10 punti in classifica: vincere il titolo, con quel distacco rispetto alle rivali, non deve essere un gran problema se ti chiami Barcellona.
La causa eppure era così evidente: gli 11 in campo. Si, proprio loro. Perchè ? Semplice: il Barcellona, dal finale di stagione 2014-2015, anno in cui ha vinto la Champions, non si è fermato un attimo. I ritmi elevatissimi hanno logorato lentamente e silenziosamente i giocatori dell'allenatore ex Roma, che solo dopo l'eliminazione dalla scorsa Champions League hanno avvertito un crollo fisico e mentale. 

E molto probabilmente, Luis Enrique ha imparato la lezione: infatti da inizio stagione sta facendo ruotare tutti gli uomini a sua disposizione, dopo che in estate la rosa è stata arricchita con innesti in ruoli cardine, in modo tale da poter tenere sull'attenti tutto il gruppo, sperimentando così anche soluzioni tecniche differenti, come il 3-4-3

presentato contro il Leganes, con l'insolito trio difensivo Mascherano-Piquè-Umtiti. (sotto)

Mascherano-Piquè-Umtiti a 3
Avendo appurato quindi, che la crisi odierna del Barcellona è dovuta alla voglia di Enrique di sperimentare e far ruotare tutti gli uomini a propria disposizione, vien da chiedersi a cosa è dovuta invece la crisi del Real Madrid.


La squadra di Zidane non ha mai stupito per il bel gioco o per le grandi soluzioni tattiche adottate: la necessità di far giocare tutti i campioni in rosa, spesso anche per ordine del “presidentissimo” Florentino Perez, ha spesso portato il Real a scendere in campo con una rosa sbilanciatissima, votata interamente all'attacco, eredità della precedente gestione Benitez.
Zidane però, dopo aver acquisito innanzitutto la fiducia dello spogliatoio, fondamentale per una squadra come il Real, ha deciso di schierare un 11 titolare molto più equilibrato, che da pieni poteri ai campioni, affidando al loro talento e alle loro intuizioni le sorti della partita. Si arriva così al punto fondamentale: ciò che manca di più, ad una grande squadra come il Real, è un allenatore di esperienza, dotato di grande caratura tattica, che sappia integrare, con le proprie capacità, le sconfinate doti dei propri atleti.
Non ce ne voglia “Zizou”: un allenatore giovane e con poca esperienza come lui, probabilmente non è il più indicato per guidare una squadra che ogni anno punta a vincere tutto.
La vittoria della Champions, purtroppo, ha creato a Madrid un senso di appagamento che ha consentito, ancora una volta, di ignorare il problema ed infatti, la crisi di prestazioni, ne è il risultato.



E mentre le due Big sono alle prese coi loro problemi esistenziali, l'Atletico Madrid di Simeone ne approfitta e si prende la testa della classifica: per i Colchoneros questa stagione dovrebbe chiudere un ciclo ricco di soddisfazioni (e di delusioni, viste le due finali perse in Champions), probabilmente la squadra darà il tutto per tutto per tentare l'assalto ad una Champions League che è enormemente alla sua portata.
Sul fronte interno, quello spagnolo, cosa dobbiamo aspettarci dai ragazzi di Simeone ?
L'Atletico lo conosciamo bene, è una squadra che fa della solidità difensiva, dell'intensità e dell'essenzialità le sue armi. Ma quest'anno dovrà fare propria una caratteristica che le è sempre mancata: la freddezza, la capacità di saper approfittare dei passi falsi degli avversari e Barcellona e Real le stanno offrendo la possibilità di maturare e di lanciarsi definitivamente tra le grandi d'Europa.


Questa settimana ritornano i campionati e vien da chiedersi che tipo di squadre vedremo in campo. Probabilmente nulla cambierà nella capolista, che adesso deve far tesoro degli errori passati, tanto cambierà invece nelle inseguitrici: per Barcellona e Real è finito il tempo di esperimenti e crisi, non si potrà più scendere in campo sottovalutando l'avversario vista la netta differenza delle rose a livello qualitativo, dato che anche le “piccole” della Liga hanno dimostrato di poter impensierire le avversarie, specie sfruttando un gioco di squadra, che al momento pare mancare alle principali candidate per la vittoria finale.

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