| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana...
“Gli Italiani
perdono le partite di calcio come se fossero guerre e le guerre come
se fossero partite di calcio”, questa celebre frase di Winston
Churchill descrive alla perfezione quale sia il sentimento di un
tifoso, sentimento legittimo certo, ma molto pericoloso.
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Quando c'era il gemellaggio Napoli-Roma |
Pericoloso
perchè se la passione per il calcio sfocia nella guerra, ovvero
nella violenza, succede quello che successe il 3 maggio 2014: un
tifoso della Roma, Daniele De Santis, aprì il fuoco contro il tifoso
napoletano Ciro Esposito, durante il corso di una rissa tra tifosi
giallorossi e partenopei, venuti a contatto nel pre-partita della
finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, giocatasi all'Olimpico di
Roma.
I rapporti tra
napoletani e romanisti erano tesi già in precedenza, dalla fine del
gemellaggio nel 1988 e questo episodio li ha resi ancora più
incrinati. Quello che però i tifosi devono capire è che Daniele De
Santis non fa quello che ha fatto perchè crede di essere un tifoso,
ma perchè è un criminale. Perchè un tifoso, uno vero, segue la sua
squadra in ogni stadio, in ogni situazione, a prescindere. Canta
prima, dopo e durante i novanta minuti di gioco e non solo a favore
della propria squadra, ma anche contro gli avversari, mettendo in
fila una serie di sfottò ed insulti che non sono proprio eticamente
corretti. Ma lì finisce, in un reciproco scherno e acceso scambio di
opinioni, perchè la violenza da un tifoso vero, anzi, da una persona
civile, non è mai ammessa. Ed è per questo che Daniele De Santis va
condannato per la sua azione criminosa contro un altro uomo come lui,
indipendentemente da razza, credenza e fede calcistica.
Questo è il
motivo del perchè la trasferta non deve essere vietata ai tifosi
giallorossi, perchè è impensabile che la fede calcistica renda non
valido un diritto di cui dispongono e di cui vogliono fortemente
disporre i tifosi: seguire la propria squadra. Ormai è arrivato il
momento di distinguere i tifosi dai criminali, perchè come
erroneamente si pensa c'è molta differenza tra l'uno e l'altro. Fare
questo avrebbe un significato simbolico enorme, perchè non è giusto
che i tanti debbano pagare le cattive intenzioni dei pochi. Bisogna
farlo per le nuove generazioni, così che imparino a rispettare
l'avversario nonostante la rivalità, bisogna farlo per il nostro
calcio, in un momento di sofferenza e di stadi deserti, bisogna farlo
perchè rimanere immobili davanti alla paura di cambiare le cose è
un errore grandissimo. E poi bisogna farlo per Ciro, per impedire che
storie come la sua, di Antonio De Falchi e di Vincenzo Spagnolo
abbiano un epilogo del genere. Che torni ad essere la vera
Napoli-Roma, con i tifosi delle due parti, con il calore che solo
loro sanno dare. Adesso dobbiamo soprattutto tifare per questo.