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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

L'idolo della Kop

| Francesco Zamboni |

Il 9 Aprile del 1975 nasce a Liverpool Robbie Fowler, The God.


L'Idolo della Kop ha esordito con la maglia dei Reds nel lontano '93 e vi è rimasto fino al 2001, per poi tornarci per una breve parentesi nel 2006.


Fowler è stato considerato da molti dell'ambiente del Liverpool il più grande goleador della storia dei Reds.Tra infinite sbornie notturne sulle rive del Mersey e micidiali scatti sul filo del fuorigioco a tagliare in due le difese, fino ad incessanti cori sulla presunta dipendenza da cocaina e uno dei più clamorosi gesti di fair play nel match di cartello contro l’Arsenal di Seaman, quando, di sua volontà, rifiuta un rigore fischiato a favore scagionando così il portiere dei Gunners. Senza scordare l’episodio clou: la maglietta pro-sciopero dei dockers,che gli costò una multa salata con richiamo ufficiale sia dalla Uefa che dalla federazione inglese. Fowler, insomma, da quelle parti è cosa seria.


Pensate, invece, che Fowler era dell'altra sponda del Mersey. The God era infatti  tifoso dell'Everton, ma poi sì sa, il destino a volte è beffardo e ti mette di fronte il tuo più acerrimo rivale che presto diventerà la tua vita.



Fowler è stato quello che molti definiscono un anello di congiunzione tra il passato e il presente del Liverpool. Un misto di sfrontatezza e di serietà che ne hanno caratterizzato il personaggio fino alla sua ultima apparizione della sua carriera
Ma rimane sempre quello che si scola le sue tradizionali pinte appena staccato il turno al porto o in fabbrica. È quello delle sbornie in compagnia a parlare di calcio e del suo idolo e mentore, Kenny Dalglish. È quello che se c’è da discutere alzando il gomito o lasciandosi dietro una scia di scoop a luci rosse da prima pagina non si tira indietro.
Ma quando Fowler entrava in campo era tutta un'altra storia. Per lui esisteva solo quella maglia rossa e quei colori, quelle corse sotto la Kop, la sua “casa”, per festeggiare con i suoi tifosi, perchè non si è per sbaglio il 5°marcatore della storia della Premier League.



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