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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana...

Ottavi di finale: Brasile-Messico


Messico e Brasile si affronteranno agli ottavi di finale oggi pomeriggio.
Una partita che si può immaginare essere ricca di spettacolo. 
Per provare a capire come si svolgerà il match è utile un’analisi delle due squadre. 




IL PERCORSO

Il Messico di Osorio si è affacciato al mondiale con qualche punto interrogativo e la certezza di avere un gruppo affiatato. Pronti via e 3 punti contro la Germania campione del mondo in carica, hanno subito messo la squadra sotto i riflettori. Nella seconda partita si sono confermati vincendo 1-2 contro la Corea del Sud. 
Infine la sconfitta per 3-0 all’ultima partita ad opera svedese potrebbe aver ridimensionato le ambizioni della “Tricolor”. Possibile che la squadra abbia sofferto di vertigini? Difficile escluderlo, anche se il problema maggiore è parso l’aspetto fisico: squadra troppo stanca e Svezia superiore per doti atletiche. 


Il Brasile di Tite si è presentato in Russia con il biglietto da visita del girone di qualificazione sudamericano superato agilmente senza grossi grattacapi.Tuttavia l’inizio del torneo ha messo in luce tutte le fragilità mentali di una squadra che sente la pressione di dover lavare l’onta subita in casa quattro anni fa.



Contro la Svizzera, alla prima partita, i verdeoro non sono riusciti ad andare oltre il pari. La compatta difesa degli avversari e qualche individualismo di troppo sono stati il cocktail fatale. Senza dimenticare la disattenzione difensiva che ha regalato il pareggio agli avversari. Alla seconda con il Costa Rica, sembrava che lo psicodramma fosse pronto ad essere servito, ma l’ingresso di Douglas Costa ha cambiato l’inerzia del match e forse del mondiale intero. Il risultato di 0-2 potrebbe ingannare. 
Il secondo 0-2 contro la Serbia ha permesso alla Seleçao di agguantare qualificazione e primo posto nel girone.  

PUNTI DI FORZA

Gli uomini di Osorio hanno mostrato un buon gioco collettivo, esaltato dalle ripartenze fulminee in contropiede. È facile aspettarsi che continueranno a puntarci. L’imprevedibilità di Lozano ha aggiunto quel tocco in più alla manovra. Il talento messicano sembra voler sfruttare questa occasione per uscire dal recinto degli appassionati hipster e presentarsi in grande stile al pubblico mainstream.  
Vela ed Hernandez hanno raggiunto la maturità necessaria per puntare più all’arrosto che al fumo e più in generale molti giocatori hanno un’esperienza tale da poter gestire ogni eventualità. Osorio è un abile studioso degli avversari e sicuramente avrà progettato qualche piano per stupire i brasiliani. 



Dall’altra parte il Brasile può contare su un organico completo e di qualità, come al solito. Sarebbe inutile e noioso elencare tutti i grandi giocatori presenti nella Seleçao, ma avere dalla tua parte gente come Coutinho che può cambiare le sorti della partita in ogni momento è un lusso che non tutte le selezioni possono vantare. Proprio Coutinho è l’uomo che fin qui ha brillato di più, ben 2 goal (di cui il primo un golaço e il secondo decisivo per sbloccare la partita con il Costa Rica) e giocate illuminanti. È lui il cervello di questo Brasile. Tite, il “normalizzatore”, è riuscito a creare un gruppo compatto e coeso intorno ad un obiettivo. La squadra non gioca benissimo, ma è cinica e ben messa sul piano difensivo. E per il Brasile a cui siamo storicamente abituati è già un grande passo avanti. 
Il centrocampo Paulinho - Fernandinho ha il suo stampo e grossi meriti dell’equilibrio verdeoro in entrambe le fasi.
E se Neymar vorrà farci la grazia di iniziare a giocare a calcio, possibilmente insieme ai suoi compagni, il Brasile non può che giovarne.

PUNTI DEBOLI

Se basi il tuo gioco sulle ripartenze offensive, non puoi prescindere da una difesa attenta e compatta. Purtroppo per il Messico, non sempre è così. La Germania ha messo più volte in difficoltà la retroguardia tricolore e la Svezia ha approfittato più volte di qualche sbavatura.  Inoltre il centrocampo è il giusto mix di lotta e governo, però in più di un occasione è apparso incapace di gestire la partita nei momenti chiave, lasciandosi prendere da una eccessiva frenesia.  In casa Brasile gli infortuni sembrano rappresentare il maggior pericolo. Marcelo out è una perdita grave perché il laterale del Real Madrid non solo è un fenomeno del ruolo, ma rappresenta una delle principali fonti di gioco. Filipe Luis è certamente un buon ricambio ma non è la stessa cosa.


Gli eccessivi individualismi sono uno storico tallone d’Achille per i verdeoro. Se il talento non è al servizio della squadra, alla lunga può diventare deleterio. Staremo a vedere se sarà punto di forza o debolezza. (Sì, Neymar, sto parlando nuovamente di te). Abbiamo già parlato di come Tite stia cercando di ricostruire anche mentalmente la squadra. Ma la fragilità già messa in mostra contro Svizzera e Costa Rica potrebbe acuirsi nel caso in cui la partita non si dovesse mettere sui binari giusti. 

CURIOSITÀ

Il Messico giocherà anche contro quella che può definirsi la “maledizione della quinta partita”. 
Infatti questo potrebbe essere il settimo mondiale consecutivo con un uscita alla quarta partita. 
Infatti da USA 1994 i messicani si sono sempre qualificati agli ottavi di finale ma non hanno mai agguantato i quarti. In patria molti considerano questa selezione come la migliore di sempre, riuscirà a invertire la rotta? Da notare inoltre che “El Tricolor” ha raggiunto i quarti di finale solo nel 1970 e nel 1986 ed in entrambi i casi erano il Paese ospitante.

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