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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Il Rebus della Coppa

| Valerio Frezza |

In autunno cadono le foglie, a Natale si fa l’albero e con gli ottavi di Coppa Italia si apre la solita diatriba sull'efficacia di un format che vede arrivare in fondo soltanto squadre di serie A.


La Coppa Italia, pur variando di anno in anno, è stato sempre contraddistinta da partite ad eliminazione diretta. Spesso il torneo iniziava con gironi eliminatori in cui si contendevano il primo posto squadre di serie A, B e C. Abbiamo visto gironi a 5 squadre ma anche a 6 o 4 oppure a 3 (attenzione che torneranno di moda i gironi a 3) ma quello che fa discutere è il format previsto dalla Lega Calcio a partire dalla metà del primo decennio del nuovo secolo: gara secca sul campo della più forte. Già perché fino ad allora tutte le fasi della coppa prevedevano partite di andata e ritorno e ogni tanto qualche sorpresa c’era. Solo qualcuna? Be’ no! Nel 93/94 l’Ancona, formazione di serie B , arrivò in finale dopo aver superato il Napoli nei primi turni. Quello stesso anno il Venezia eliminò Juventus e Fiorentina, l’Avellino eliminò la Lazio e il Milan cadde con il Piacenza. La Lega strizzava sempre più l’occhio al format britannico della FA Cup al punto tale che per l’edizione 95/96 e 96/97 si introdusse l’eliminazione diretta con gara unica in campo della più debole. Ad agosto le big non erano pronte e caddero Roma, Napoli, Parma e Torino (eliminato dal Fiorenzuola) e Juventus al turno successivo. La stagione seguente vennero eliminate Milan, Sampdoria, Torino, Parma e Roma (3-1 a Cesena) e il successo finale andò al Vicenza. Fu una tale ecatombe che la Lega corse ai ripari reintroducendo gare di andata e ritorno a partire dall’edizione 1997/98, ovviamente big tutte promosse al primo turno. Messa in soffitta la Coppa delle Coppe, la nostra Coppa Italia perse ulteriore interesse fino al format attuale con cui la manifestazione sopravvive.

Il punto ora è: si può concepire un format più interessante di questo? La risposta è facilissima, sì! Ma conviene? Ecco, a questa risposta non sappiamo rispondere, meglio, dobbiamo rispondere di no. L’esempio ci è stato fornito dalla scorsa edizione della coppa: lo Spezia elimina la Roma e si ritrova ai quarti contro l’Alessandria. I piemontesi vincono lo scontro diretto e passano in semifinale contro il Milan. Bellissimo sul piano sportivo dato che l’ultima squadra di terza serie ad approdare in semifinale di coppa era stato il Bari nel 1984, ma dal punto di vista commerciale? qualche numero per rendere l’idea: Alessandria-Milan ha ottenuto 15% di share su Rai 2, Juventus-Inter, l’altra semifinale, il 25%. Le gare di ritorno: Milan-Alessandria 14% e Inter-Juventus il 30% con picchi fino al 45%. I numeri rimandano un dato impietoso ma evidente: chi trasmette le partite, chi compra pubblicità, chi vende i biglietti non può fare a meno delle grandi. La favola della cenerentola che batte tutti e alza la coppa mal si lega con la fredda ragioneria di chi fa quadrare i bilanci.

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