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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Come funziona il Lipsia di Nagelsmann?

| Simone Maloni |

Prima analisi di uno dei progetti più interessanti del panorama europeo.


Se incrociamo i numeri e la qualità del suo curriculum in relazione all'età appare subito chiaro che siamo difronte ad un’anomalia: è una specie di Neo nella nostra amata Matrix pallonata, ma forse più un Agente Smith. 
La sua visione del calcio annulla totalmente le vecchie faide: Metodo contro Sistema, difesa a quattro contro difesa a tre, dominare o adattarsi. Tutte 'situazioni' che per lui non sono antitetiche ma esattamente il contrario: modella le sue squadre sulla conoscenza di un'infinità di schieramenti e, soprattutto, le allena ad utilizzare più impianti nella stessa partita. Il tutto viene metabolizzato attraverso una velocità di esecuzione incredibile.

Ma andiamo con ordine: sembra preferire una difesa a tre per ottenere una maggiore occupazione territoriale offensiva, che sembra il suo unico vero dogma. Appunto, sembra: costringe a sopprimere l’istintiva associazione che ogni appassionato fa quando parla di un allenatore. Con che schema gioca? Sbagliato farsi questa domanda con lui, ma forse un'idea minima possiamo farcela attraverso le sue idee.


Il recupero palla e il pressing rappresentano un punto cardine nella sua filosofia, la velocità di reazione è fondamentale nei movimenti base della squadra: il portatore avversario è quasi sempre messo nelle condizioni più critiche per sviluppare il tema della propria squadra. 
Dopo il recupero palla c'è un'immediata e intuitiva reazione offensiva, disegnata su un perfetto movimento posizionale di tutti i giocatori, il Lipsia intero pressa con meccanismi di rotazione a scalare a prescindere dallo schema iniziale.


Qui, contro il Francoforte, il Lipsia in fase difensiva si schiera a cinque, ma rimane proattivo:



Questo pressing a tutto campo è organizzato per isolare il portatore palla avversario sempre verso l’esterno in prossimità della linea laterale.

Se ad esempio il centrocampista avversario riceve sulla trequarti, la punta esterna si abbassa subito in recupero, aiutato dal laterale difensivo in avanzamento a cui infine si aggiunge il centrocampista per chiudere l’avversario in un triangolo e sporcare le linee di passaggio.




In sostanza, la fase difensiva ed offensiva dobbiamo considerarle una sola cosa vista l’altezza delle linee del suo calcio, rappresentato da dogmi come le caratteristiche dei centrali, che devono essere sempre d’impostazione, le verticalizzazioni fulminee anche dalla difesa, gli esterni alti e larghi, half space sempre occupati con movimenti alternati dei centrocampisti e degli attaccanti.

Al Lipsia trova una squadra con già nel proprio DNA i dettami del gegenpressing, di cui Ralf Ragnick, suo predecessore passato dietro la scrivania come direttore sportivo, è uno dei massimi artefici. È infatti particolare il fatto che Nagelsmann è figlio della nuova generazione tedesca come preparazione e organizzazione con Tuchel come suo primo mentore, ma si ispira molto a Guardiola ed il suo Bayern. Questo incredibile mix di studi e metodi porta ad una squadra che in campo sembra essere sempre in superiorità numerica sia in fase posizionale, sia in fase proiettiva.

Se comincia l’azione con una costruzione a tre più il centrocampista basso a completare il rombo ma si ritrova a subire una ripartenza, la squadra è pronta e reagisce posizionandosi su un altro tema difensivo come se niente fosse.

Come si ottiene un tale lavoro? Semplice: 


“il 30% del coaching è legato alla tattica, il 70% alle competenze sociali"
Questa è la frase manifesto che al momento domina nella sua narrativa. “Baby Mou” il suo primo soprannome, almeno paradossale per essere un ammiratore di Guardiola e del suo gioco di posizione.

Ma con una tale capacità di entrare nella testa dei suoi ragazzi, puoi chiedere qualsiasi livello di concentrazione ed applicazione durante la settimana, non contano tanto i riferimenti. Il risultato è una roba del genere:

1- Tre uomini in recupero immediato sull’avversario che ha appena ricevuto palla:



2 - Transizione offensiva che scatta subito con 3 uomini orientati:



3 - Emozionante: la ripartenza si spalma su una W perfetta:



4 - L'apertura spacca la difesa avversaria:



5 - TOR!



Scrivere o parlare di Julian Nagelsmann costringe a seguire la sua filosofia in campo. Difficile organizzare il racconto di uno che in campo prevede un disordine continuo che esplode in sinfonie perfette. È facile invece buttarla sui numeri se il resto non basta.

2013 - Titolo Under 19 con l'Hoffenheim 
2015/16 - A febbraio sale sulla panchina dell'Hoffenheim penultimo in classifica e ottiene la salvezza con un buon quindicesimo posto.
2016/17 - Quarto posto con l'Hoffenheim, qualificazione ai preliminari di Champions League
2017/18 - Terzo posto e qualificazione storica ai gironi di Champions League 
2018/19 - Ottavo posto con l'Hoffenheim.
2019/20 - Col Lipsia momentaneo terzo posto in Bundesliga e primo posto nel girone di Champions.

E non dimentichiamo che ha 32 anni, t r e n t a d u e.

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