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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

La Juve non va

| Costanzo Cau |

Due pareggi, stesso risultato (1-1), stessa prestazione: pessima, almeno fino a quando gli avversari ci hanno ricordato che nel calcio la presunzione gioca brutti scherzi. La Juve vista sabato contro l’Inter e martedì contro il Copenhaghen è lontanissima parente di quella dello scorso anno. Approccio mentale sbagliato, supponenza, quasi svogliatezza a volte, gioco poco fluido e lineare, continui lanci lunghi sistematicamente preda dei difensori avversari.

Per una volta, appare lecito puntare il dito contro il Mister Conte. Eh già, proprio lui. Sì, perché la gestione tattica delle ultime due partite ha destato parecchie perplessità. In modo particolare, alcune sostituzioni paiono incomprensibili. Ma andiamo con ordine.

Contro l’Inter, i bianconeri erano disposti malissimo in campo, troppa distanza fra i reparti, attaccanti poco e male assistiti. E la cosa assurda è che si continuava a insistere col lancio lungo. Dopotutto, con arieti del calibro di Tevez e Vucinic si può fare no? E allora, fare entrare Llorente era impossibile?

Martedì stessa storia. È vero che il portiere danese ha fornito una prestazione straordinaria, ma una squadra come la Juve non può pareggiare con una squadra da Lega Pro italiana. Si è rivisto lo stesso gioco di sabato. E una volta raggiunto il pareggio, il Mister che fa? Tutti all’attacco? No! Mettiamo De Ceglie dai! Peluso era stanco? Benissimo, sostituiscilo con una punta e vai a vincere la partita! A che servivano tre difensori fissi contro una squadra arroccata nella propria metà campo? E ovviamente, fuori il migliore (Quagliarella) e dentro Giovinco, per il quale mi limito a dire che è un non-giocatore. E mi fermo qui. Llorente nemmeno preso in considerazione. Dopotutto, mica la Juventus usa fare lanci lunghi…

Sulla punta spagnola, ci sarebbe da fare un discorso a parte. Finora, nelle cinque partite ufficiali, ha giocato solo i minuti di recupero contro la Samp. Sarà pure in ritardo di condizione, ma lo scarso utilizzo lascia più di un dubbio sulla reale volontà di Conte di puntare su di lui. Domenica contro il Verona avremo la risposta definitiva. Purtroppo, se a Conte un giocatore non piace, c’è poco da fare (mi viene in mente, come esempio, l’olandese Elia due anni fa). La domanda è: perché allora è stato acquistato?

Si spera, da domenica, di rivedere la Juve affamata e spietata di sempre. E si spera che Conte torni in sé e riesca a leggere le partite in maniera più lucida.

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