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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana...

Conte e la stampa, che vergogna


Conte in un passaggio dell'ormai celebre conferenza stampa.


Abbiamo assistito ieri all’ennesimo scempio dell’informazione italiana, o meglio, è culminata nella giornata di ieri una delle pagine più tristi del nostro calcio e dell’informazione sportiva. Palermo-Juventus giocata ieri pomeriggio al Renzo Barbera è stata attesa, vista e letta solo ed esclusivamente come la partita del ritorno in panchina di Antonio Conte, martire della giustizia sportiva, osannato come uno dei migliori tecnici d’Italia e autodefinitosi “speciale”. In campo c’era un certo Gianluigi Buffon - uno dei pochi italiani a contendersi il pallone d’oro negli ultimi vent’anni -, “El Romario del Salento” Miccoli - che pure qualcosa l’ha dimostrato in vent’anni di carriera -, Claudio Marchisio - che a 26 anni è un pilastro del centrocampo della nazionale -, un campione del Mondo come Andrea Pirlo, un talento indiscusso come Josip Ilicic. Tralasciando l’indicibile torto fatto a tutti i tifosi - non solo bianconeri e palermitani - e tutti gli amanti del gioco del calcio nel considerare zero le questioni tecniche dell’incontro, ci vogliamo soffermare sul solo “caso Conte” - consci che in tal modo fomentiamo noi stessi questa spiacevole situazione, ma risoluti a dire la nostra modesta opinione, anche se controcorrente.
Conte al rientro al Barbera di Palermo.
Antonio Conte siede - “saltuariamente” - sulla panchina della Juventus dalla stagione scorsa, ha vinto il Campionato 2011/2012 - statisticamente considerato uno dei più mediocri della storia del calcio italiano - dopo aver portato in Serie A prima il Bari e poi il Siena. Proprio alla sua esperienza con il Siena risalgono i fatti incriminati dalle Procure di mezza Italia nell’ambito del cosiddetto Calcioscommesse. I fatti che seguono sono oggetto di cronaca da diversi mesi oramai, e appare superfluo soffermarci ancora. Ciò che grida vendetta è invece il comportamento tenuto non solo da Conte ma soprattutto più dai media nel periodo immediatamente successivi: abbiamo difatti assistito ad un vergognoso ed indiscriminato attacco alla Giustizia, una messa in questione delle Leggi alla quale - è impossibile negarlo - ha tuttavia avuto ruolo di coprotagonista il tecnico leccese (basti ripensare alla sceneggiata organizzata nella conferenza stampa dopo la sentenza...).
Ieri - infine - abbiamo assistito alla degna conclusione di una vicenda che definire spiacevole è poca cosa: non c’era un giornale sportivo che non presentasse la notizia del ritorno in panchina di Conte in prima pagina, ma nessuno ha presentato il fatto come era realmente, ovvero come il ritorno di un personaggio condannato in definitiva, che con le sue azioni ha rovinato il gioco del calcio. Forse sarebbe interessante chiedersi come si sarebbero comportati i tifosi dell’Atalanta se il loro storico capitano avesse fatto ritorno in campo: forse non ne sarebbero stati così orgogliosi, e probabilmente la stessa stampa gli avrebbe riservato un trattamento ben diverso da quello di cui abbiamo avuto testimonianza nei giorni passati.
E - in conclusione - non possiamo esimerci da un commento - sdegnato - delle parole del tecnico alla fine della partita: “Sono speciale”: si sa, la celebrità dà alla testa, ma forse converrebbe suggerire all’ex capitano bianconero una piccola riflessione. La Serie A è - ed è stata - piena di ottimi allenatori, degni esponenti di una scuola, quella italiana, che esporta tecnici in club e nazionali in tutto il mondo, fra cui sicuramente personaggi più titolati, carismatici e con più esperienza di Conte: forse qualcuno ha mai sentito Zeman dire che è speciale dopo aver infranto ogni record con il suo Pescara? O magari Allegri dopo aver vinto la Panchina d’Oro nel 2009? O magari Ancelotti dopo aver concluso uno dei periodi più vincenti della storia del Milan? Ah giusto, nessuno di loro può vantare una condanna di quattro mesi... E allora - se così va il mondo - onore a Conte, miglior tecnico della Serie A.

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