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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Javier Zanetti: il capitano dal cuore d’oro

Javier Zanetti: il capitano dal cuore d’oro
In Italia è uno dei più grandi calciatori dell’era calcistica “moderna”, ed ha ormai superato le 800 presenze con la maglia dell’Internazionale. Stiamo parlando di Javier Zanetti, un arzillo 38enne argentino che dal lontano 1995 milita nelle fila dei nerazzuri, con i quali ha vinto tutto: campionato, champions, mondiale per club….
Chi segue il calcio converrà con me nel dire che Javier in campo è un leone, un giocatore che non molla mai e ancora oggi, ad un’eta – solitamente – di ritiri e panchine, è sempre titolare per merito. Dietro a questo c’è molto. Non c’è la sola competenza calcistica, non c’è la sola grinta in campo. Dietro ad un giocatore come lui c’è un’intensa vita fuori dal campo, ancor più bella e felice di quella in campo. Felicemente sposato dal 1999,. Zanetti è un giocatore più che mai attivo socialmente, anche grazie alla fundacion P.U.P.I (por un piberìo integrado), organizzazione no profit, a favore dei bambini più poveri e disagiati. La fundacion si occupa di soddisfare i bisogni fondamentali dei bambini, di garantirgli cibo, educazione, igiene e aiuti per le loro famiglie. Inizialmente, si è occupata del distretto di Lanús, una delle zone più disagiate di Buenos Aires. Il programma prevede l’accompagnamento nelle scuole dei bambini per poi svolgere attività varie nelle sedi dell’organizzazione. La fundacion si propone anche di insegnare un mestiere ai padri e di offrire assistenza alle madri.
Ecco le parole di Javier Zanetti il giorno della inaugurazione.
“Quando mi guardo indietro, e penso ai primi anni della mia vita, mi vengono in mente tante immagini, sia belle che brutte. Ho avuto un’infanzia difficile, e anche se oggi non vivo nel mio paese, conosco profondamente la situazione che sta attraversando e l’effetto che questo ha sui bambini più poveri. Ho sempre pensato che ognuno di noi debba darsi da fare e considerare che ha una certa responsabilità sociale all’interno della sua comunità; per questo si deve cercare di mettere tutto il proprio impegno e fare più sforzi possibili per raggiungere un obiettivo comune, proprio come si fa in una squadra di calcio. Da questa convinzione è nata l’idea di costituire una Fondazione che, raccogliendo aiuti, potesse mirare principalmente a soddisfare bisogni fondamentali come l’alimentazione, l’educazione, l’igiene e la cura dei bambini e di conseguenza aiutare le loro famiglie e la comunità in cui essi vivono”.
In altre interviste dichiara: “penso che bisognerebbe sfruttare la propria fama per aiutare i più deboli”.
Credo sia necessario soffermarsi un momento su questa frase. Ultimamente il calcio è attraversato da profondi scandali che ne rovinano sempre più l’immagine. Se tutti i calciatori considerassero che tante persone sono “alla porta”, aspettando l’aiuto da parte di chi se lo può permettere, forse penserebbero di più al prossimo e meno a se stessi e a come fare per essere sempre più soddisfatti. Javier Zanetti deve essere d’esempio a noi, ma anche a questa tipologia di calciatori che infanga il calcio.
Grazie Capitano, perché ci insegni che i valori non si comprano, si vivono giorno per giorno.
Articolo scritto da Paolo Brescia

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