| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| Michele Mazzella |
Un recap dell'importante mercato invernale del Milan.
Che la squadra di Gattuso fosse un’opera incompiuta Leonardo e Maldini l’hanno capito subito, la coperta è corta e per questo già in autunno i rossoneri si sono presentati in Brasile e con un blitz furtivo hanno portato a Milano il giovane centrocampista Lucas Paquetá, che nelle prime tre gare da quando è in Italia si è reso protagonista di tre ottime prestazioni. Per il centrocampista brasiliano il club ha effettuato un esborso notevole di oltre 30 milioni, cosa che ha provocato un richiamo della UEFA.
A dicembre si erano fatti i nomi di Ibrahimovic e Fabregas, ma l’arrivo di Gazidis come amministratore delegato e la pesante sanzione Uefa hanno cambiato le carte in tavola: il Milan si è accorto di non potersi permettere giocatori con ingaggi pesanti che certamente avrebbero portato esperienza nell’immediato ma poco futuribili per qualità e questioni economiche. E a confermare la nuova linea filosofia societaria, i rossoneri ha chiuso per due difensori 2000, Tiago Djalò dello Sporting Lisbona e Leroy Abanda del Monaco. Il Milan avrebbe perciò cercato un esterno e forse un centrocampista, occasioni di mercato a cifre ragionevoli, ma il mal di pancia di Higuain ha nuovamente cambiato i piani del club di Via Aldo Rossi.
Con il Pipita, approdato alla corte di Sarri al Chelsea, i rossoneri si sono gettati su Piatek, giovane attaccante autore di ben 13 gol nel girone d’ andata del campionato. L’acquisto della punta polacca rappresenta certamente un bel rischio visto l’esborso economico superiore ai 35 milioni, ma si tratta di un’operazione in linea con la nuova linea del club.
Il passaggio da Higuain a Piatek dal punto di vista economico è un’affare vincente, ma alla fine l’ultima parola è sempre quella del campo ed è ceramente la più importante. Il Milan passa infatti dal Pipita, attaccante che ha superato quota 100 gol in serie A, ad un talento polacco il cui reale valore è ancora tutto da scoprire, essendo da appena 6 mesi in Italia dopo esser arrivato al Genoa in estate per meno di 5 milioni come semi-sconosciuto.
Quanto dimostrato da Higuain al Milan non lo farà certo rimpiangere in quel di Milano, ma allora la domanda sorge spontanea, la colpa è stata del gioco povero di qualità della squadra di Gattuso o dell’ attacante argentino? La verità probabilmente sta nel mezzo, il Milan negli ultimi anni non ha un gran feeling con gli attaccanti, tanto da far parlare di “maledizione del numero 9”. Allo stesso modo il Pipita dopo l’errore dal dischetto contro la Juve non è stato più lo stesso, una lunga astinenza dal gol e prove opache hanno caratterizzato la seconda parte della sua breve esperienza a Milano. Se il Milan abbia trovato o meno l’attaccante che cerca da anni lo scopriremo solo col tempo. Intanto, però, Piatek la maglia numero 9 non l’ha presa.