| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
Forse è un po' presto per dirlo ma lo United sembra una squadra totalmente nuova. L'addio di Mourinho ha rivitalizzato i Red Devils che nelle ultime 7 partite hanno portato a casa altrettante vittorie. Parlare di cura Solskjaer è prematuro ma di certo c'è che l'atteggiamento con cui molti giocatori stanno andando in campo è totalmente differente.
Prima di aprire l'ovvia parentesi su Pogba il mio focus va su Marcus Rashford, che con il tecnico norvegese ha ritrovato il posto da titolare e un'ottima continuità in fase realizzativa. Il nazionale inglese ha messo a segno cinque reti dopo il cambio in panchina e in campo ricorda il giocatore cinico e imprevedibile visto al debutto con Van Gaal.
Ed eccoci alla parentesi su Paul Pogba: che con Mou ci fossero dei problemi era abbastanza chiaro a tutti e il suo rendimento dopo l'addio dello Special One non fa altro che dimostrare ciò. In sei partite il francese ha trovato cinque gol e quattro assist, più che nelle quattordici giocate con Mourinho, e nell'atteggiamento è sembrato un giocatore molto più aggressivo, pur senza farsi mancare qualche giocata eccessivamente leziosa, propria del suo stile di gioco.
Il cambio radicale nel rendimento post-Mourinho ha di fatto certificato che il primo problema del Manchester United era proprio la tensione accumulatasi tra il portoghese e i giocatori.
Se da un lato la crescita mentale dello United sembra proprio dovuta all'addio di Mou, dall'altro la migliorata qualità di gioco va attribuita alle scelte di Solskjaer. Per quanto sette partite siano un campione estremamente ridotto, al nuovo tecnico va riconosciuto di aver trovato dei giocatori imprescindibili nella costruzione delle varie formazioni: a partire dalla difesa, imperniata sullo svedese Lindelof, passando per i due giganti di centrocampo Matic e Pogba, e con Martial e Rashford a completare questa ideale spina dorsale. Questa continuità sta giocando un ruolo chiave nella risalita del Manchester United sia perché dà delle certezze che erano chiaramente venute meno nella gestione Mourinho sia perché definisce in maniera più precisa i compiti dei singoli, avvantaggiandoli sia sul piano tattico che motivazionale.
Per quanto sia stato già messo in chiaro come il suo sia un incarico temporaneo e destinato a terminare a fine stagione, Solskjaer è riuscito a ridurre a soli tre punti il gap con il quarto posto e non è da escludere che con una qualificazione in Champions e dei buoni risultati anche nelle coppe, per lui non possa arrivare un'inaspettata riconferma.