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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

#WengerOut

| Luca Balbinetti |

Il matrimonio tra Arsène Wenger e l’Arsenal sembra essere arrivato al capolinea per tutti, ma non per lo stesso tecnico francese, il quale un po’ per strategia un po’ per orgoglio non sembra interessarsi delle intense voci riguardanti il suo addio. Proviamo a spiegare i motivi per cui Wenger debba necessariamente lasciare l’Arsenal.


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Prima di tutto Arsène Wenger va ringraziato infinitamente per aver dato anima e gioco ad una delle squadre più sensazionali della storia del calcio: l'Arsenal degli invincibili ha fatto sognare intere generazioni e dato modo a Henry di dimostrare di essere uno dei giocatori più talentuosi del pianeta. Il punto però è che dopo quella formazione l’atteggiamento del manager non è cambiato di una virgola, e questo si sa, è un difetto nel calcio moderno. Sembra che Wenger si sia fermato a quell’idea di gioco, a quella formazione e dal 2006 è alla continua ricerca di qualcosa che ci si avvicini anche minimamente, con scarsi risultati.

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Se pensiamo al gioco dell’Arsenal non possiamo non rimanere estasiati di fronte alla libera espressione del calcio offensivo: palla rigorosamente a terra, punture sugli esterni, squadra veloce e tecnica; tutto ciò va benissimo, se però viene abbinato ad una struttura difensiva degna di nota, invece c’è il sospetto concreto che a Wenger da 10 anni di questa parte della fase difensiva, dei vari movimenti di reparto, sincronizzati e non ognuno in balia della posizione del pallone, non importi davvero nulla.

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Non per essere venale, ma 7 milioni e mezzo l’anno ( più bonus ) per prendere mediamente 13 punti di distacco dalla vetta della Premier League, da più di 10 anni, non sembrano essere propriamente meritati. Sembra essere un affare per il manager, non si può dire lo stesso per l’Arsenal.

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Di Sir Alex Ferguson ne esiste uno. Non è un paragone tattico, si vuole solo sottolineare che, restare su una panchina per più di vent’anni e raggiungere puntualmente risultati straordinari non è da tutti. Soprattutto non è cosa comune cambiare idee tattiche man mano che il calcio cambi (sappiamo tutti che il calcio evolve continuamente) e attraverso questo rimanere aggiornati e cercare di adattare il proprio gioco ai tempio che corrono, se non difendi almeno decentemente non vinci nulla, a meno che tu non abbia una squadra composta da invincibili. Quest’ultimo punto non sembra essere una caratteristica tanto cara a Wenger, il quale rimane lo stesso, nel bene e nel male.

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Sono ormai anni che il manager francese sbaglia puntualmente le varie finestre di mercato. Non smetterò mai di apprezzare chi punta sempre e comunque su giovani promettenti, per carità, ma per esempio sarebbe bene ogni tanto comprare difensori validi, e probabilmente, senza esagerare, non se ne vede uno nei pressi dell’Emirates da quando lo stesso nuovo stadio dell’Arsenal è stato costruito.


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