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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Bilancio Nazionale

di Daniel Bonfanti

A due giorni dalla sconfitta con la Germania l'amarezza è ancora tanta, e la delusione per aver quasi sfiorato l'impresa con i campioni del mondo, rimane. Il day after è stato vissuto un po' con la stessa altalena umorale con la quale abbiamo assistito ai rigori: dalla convinzione di avercela quasi fatta, allo sconforto dopo gli errori consecutivi di Pellé e Zaza. Fino al tiro sulla luna di Schweinsteiger che ci ha dato un'ulteriore speranza, quasi come fosse un segno del destino; l'errore di Darmian invece, è stata una sentenza. Allo stesso modo nella giornata di ieri il sentimento italiano era a metà tra la rabbia nei confronti di Zaza e Pellé e l'orgoglio per una Nazionale che ha saputo andare oltre ogni aspettativa. 
E il calcio è questo, almeno per chi lo guarda. Gioie, dolori, tensione a mille e insulti facili, soprattutto se si tratta di Italia - Germania.


Ma lasciando da parte le questioni di "pancia" e analizzando più a fondo l'idea di calcio proposta da questa Nazionale, possiamo dire che il calcio italiano si stia risollevando alla grande. Dopo il doppio fallimento ai Mondiali in Sudafrica e in Brasile, intervallati dall'exploit ad Euro 2012, l'Italia ha ricominciato a far parlare di sé. Si è parlato tanto del gruppo, del cuore dei ragazzi, della voglia di lottare, ma poco del gioco proposto nel complesso. "Catenaccio e contropiede". Vero, ma c'è di più.

L'abilità di Conte, che si è preso una bella rivincita nei confronti di molti, è stata quella di trovare dei meccanismi semplici ma quanto mai efficaci anche in fase offensiva, per impensierire le difese tutt'altro che affidabili degli squadroni europei. Infatti solo la Germania, impressionante anche dal punto di vista della condizione fisica oltre che tecnica, ha saputo imbrigliare i nostri schemi offensivi, complice anche la tattica più prudente di Low che ha schierato Howedes dall'inizio aggiungendo in questo modo un centrale in più.
Gli schemi offensivi di cui parlo sono i costanti inserimenti delle mezzali sui lanci di Bonucci, la palla di prima a rientrare data dagli esterni alle punte, quasi a memoria, per dare ritmo dell'azione e prendere in controtempo i centrali avversari. E ancora i giochi di sponda di Pellé, il costante movimento di Eder a girare intorno alla prima punta, i cambi di gioco e l'abbassamento del regista sulla linea difensiva per far partire l'azione.

È vero, gran parte dei risultati sono stati garantiti da una difesa perfetta, ma anche lá davanti abbiamo detto la nostra. Non è necessario fare il 60% di possesso palla per risultare superiori agli avversari, bisogna creare occasioni da gol. E l'Italia l'ha fatto, sia contro il Belgio sia contro la Spagna, a riprova del fatto che i meccanismi di Conte erano quelli giusti. Con un organico così povero ed una tattica difensivista di base, riuscire a creare così tante opportunità per segnare non è cosa da poco.
Probabilmente il problema sorge quando siamo noi a dover fare la partita, vedi la partita con la Svezia, ma le assenze di Marchisio e Verratti hanno fatto la differenza, le qualità di due giocatori di questo calibro si son fatte sentire, certamente i lampi di classe di Verratti e dei suoi lanci lunghi potevano creare occasioni di gioco più importanti: Eder poteva diventare ancora più pericoloso con la sua velocità.
Con la fine della supremazia spagnola e la presenza di molte squadre talentuose e inconcludenti, in Francia il gioco italiano ha offerto una valida alternativa allo strapotere tedesco: solidità, sacrificio e attenzione tattica vengono prima di tutto, ma non bastano. Il Galles, altra squadra solida e aggressiva, ha Ramsey e Bale che si preoccupano della fase offensiva, oltre ad uno splendido Allen in cabina di regia. Noi abbiamo avuto Conte, che è riuscito a creare come sempre il suo ingranaggio perfetto, frutto di un'attenzione maniacale per i dettagli e di un'applicazione encomiabile dei suoi calciatori, inoltre la carica emotiva dell’ex tecnico della Juventus ha creato la macchina perfetta dell’Italia, figlia di una sinergia tra cuore e gambe.

Dopo tanto tempo siamo tornati a dire la nostra sotto il punto di vista prettamente calcistico, abbiamo proposto un'idea di gioco. La strada è tracciata e tocca a Ventura percorrerla. Per ora abbiamo recuperato un modo di intendere il calcio, e non è poco considerando da dove siamo partiti.


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