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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Quando ritornano


Mario Götze è tornato a "casa" per rilanciarsi, dopo aver fallito il salto di qualità. Sarà una scelta giusta? Intanto analizziamo altri ritorni storici (per noi) nel calcio.




Götze è ufficialmente tornato al Borussia. Il trequartista tedesco, nonostante tre anni di parecchie ombre al Bayern Monaco, ha affermato di aver avuto una forte nostalgia di Dortmund e dell'alveare giallo di ottantamila persone che copre le tribune grigie del Westfalenstadion ogni settimana. Il talentino di Memmingen ha però lasciato quel santuario del calcio in una situazione totalmente diversa da quella attuale: ora è calato di valore (all'epoca fu pagato sui 40 milioni, ora ricomprato per circa 25), non ha fatto quel salto di qualità che il Bayern aveva chiesto al suo approdo, i numeri delle statistiche sono rimasti più o meno gli stessi, e il calo della condizione fisica è risultato evidente: Guardiola nella scorsa stagione lo ha chiamato in causa solo 21 volte, di cui poche da titolare. Il giocatore non è apparso più al centro del villaggio e ha deciso di tornare al Borussia, in cerca di riscatto totale. Ma il ritorno al vecchio amore rigenererà Mario?

San Paolo-Milan-Real-Milan-San Paolo: cuore Kakà




67 milioni è la cifra con cui il Real Madrid strappò Kakà al Milan, dopo mucchi di trofei e premi personali. Il fantasista tra le lacrime per aver lasciato il club che lo valorizzato raggiunge la capitale spagnola, ma ricco di un contratto galattico. La prima stagione va bene, ma comunque sotto le attese per la mancata conquista del titolo, nelle successive il numero 8 trova difficoltà a trovarsi tra i titolari. Dopo 4 stagioni il brasiliano totalizza solo 23 reti in 85 partite, e prende la decisione di tornare a Milanello per la stagione 2013/14: una fascia da capitano riconquistata, 30 presenze e 7 reti il bottino con cui lascerà i rossoneri, per sempre. Poi c'è spazio per un altro ritorno: per lui sarà di nuovo San Paolo, il club da cui era partito.


Drogba, ivoriano scolpito nello Stamford Bridge



Quella di Didier Drogba è una storia che resta scolpita per sempre. Tantissimi i trofei conquistati con i blues, storica la Champions conquistata da solo, nell'anno di Di Matteo. Dopo 8 anni con i blues l'ivoriano ha realizzato esattamente 100 reti in 226 partite, diventando l'icona del club. Arriva il momento buio per lui: prima rinuncia al calcio europeo per andare a racimolare qualche milioncino, poi arriva un climax ascendente di nostalgia. C'è il ritorno in Europa, Didier si accasa al Galatasaray per giocare la Champions, ma l'esperienza turca non è delle migliori, a livello di emozioni: la nostalgia, come detto prima, aumenta col passare del tempo e si compie il grande ultimo passo: riunirsi al Chelsea di Mourinho per riportare trofei a Londra. Durante gli ultimi 9 mesi Drogba viene chiamato in causa 28 volte, segna 4 goal e contribuisce alla vittoria del titolo. Poi è festa a Stamford Bridge:



Henry, per chiudere in bellezza



Dopo 174 reti in 254 partite con l'Arsenal, Thierry Henry approda in Spagna per 24 milioni di Euro, per far parte di quello che molti hanno definito il Barcellona più forte di sempre. Il vero motivo per cui lasciò i gunners furono vari litigi che il talento francese ebbe con la società, che tentennava sul confermare Arsene Wenger, mister che lo ha valorizzato dopo averlo prelevato dalla Juventus per quattro soldi. Il tecnico verrà comunque riconfermato, ma solo dopo la cessione di Henry ai catalani. Con Guardiola è al centro del gioco per un periodo, poi vengono fatte altre scelte e Thierry resta un o' fuori. Allora pensa di aver fatto il suo e accetta un'offerta dall'America, si accasa a New York per giocare con i Red Bull. Dopo un po' entra in gioco la nostalgia canaglia: a Gennaio 2011 torna un mese con i Gunners, ma solo per allenarsi, per non perdere la condizione fisica in vista della nuova stagione negli USA. Un anno dopo, sempre per lo stesso motivo, torna all'Arsenal, con la differenza che viene tesserato dal club per giocare due mesi. Henry realizza quindi il suo desiderio e non solo gioca 4 partite, ma segna anche il goal decisivo nel 2-1 finale contro il Sunderland: poesia.


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