| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| Lele Aglietti |
L'arrivo di Sarri a Londra è tutt'altro che casuale.
Sarri è infatti una personalità fortemente ricercata dall'ambiente perché colui che tatticamente forse incarna in maniera perfetta il volto tattico di cui la squadra ha bisogno, stando ai nomi della rosa.
Dall'altra parte Sarri non si è di certo fatto pregare, data la presenza già concreta dei tanti campioni e date le promesse poi fatte dalla società, che lo hanno assecondato in ogni sua volontà: "l'ultimo arrivato" (ma solo per tempo, perché tecnicamente tutto fuorché uno degli ultimi arrivati), Kovacic, va a riempire l'ultimo tassello del mosaico in mezzo al campo.
L'adattamento della squadra inglese alle regole dell'ex Napoli è una metamorfosi tutt'altro che banale, perché Conte lascia al suo connazionale delle basi ben diverse da quelle su cui Sarri vorrebbe costruire il proprio castello.
L'abitudine dei Blues ad aspettare la squadra avversaria fino alla metà campo, ad esempio, non è certo ciò che ci si aspetta in questa stagione, con la mentalità di Sarri che porterà con ogni probabilità la squadra a pressare letteralmente a blocchi; lavoro certamente permesso dall'evoluzione del modulo, che esclude la solita difesa a 3 di Conte e lascia spazio all'accademico, efficace 4-3-3: gli esterni di attacco, grazie alla copertura dei terzini, si concedono di attaccare la linea dei difensori con regolarità.
E allo stesso tempo, in fase di possesso, il lavoro degli esterni cambierà in maniera sostanziale: da un Chelsea volto all'attacco per vie centrali, con le ali frequentemente accentrate per creare densità sulla trequarti, Hazard e Willian dovranno ora occupare in maniera concreta le corsie laterali per cercare poi la prima punta.
Cambia in maniera quasi automatizzata il lavoro della prima punta stessa, che se fino allo scorso anno si limitava a cercare la profondità in attesa di una verticalizzazione, ora viene incontro sia per liberare gli spazi agli esterni stessi, sia per lavorare di sponda in maniera quasi continua; lavoro d'obbligo per l'appoggio delle due mezzali, che grazie al nuovo modulo avranno la possibilità di proiettarsi in fase offensiva con molta più frequenza: in questa ottica non è di certo un caso l'acquisto di un uomo come Kovacic.
Sarri, tra le tante varianti che dovrà mettere in atto, trova invece la tavola già apparecchiata per quanto riguarda un movimento tanto usato a Napoli e tanto amato, infatti, anche da Conte: i Blues hanno già la concreta abitudine di ricercare un taglio sul secondo palo da parte dell'esterno offensivo, tramite la verticalizzazione improvvisa del centrocampista.
Una soluzione tante volte vista a Napoli con Callejon, così come a Torino sull'asse Pirlo-Lichtsteiner.
E' per questo tipo di situazioni che Jorginho vola con Sarri a Londra: il bisogno di un uomo con estrema velocità di pensiero.
Uno dei punti sui quali Sarri dovrà lavorare in maniera più dura nei prossimi mesi è invece l'atteggiamento dei terzini, che nella scorsa stagione lavoravano prettamente in fase di appoggio e di inserimento, ma sempre per vie centrali, con un numero di cross spesso molto sterile.
Un dato che non può piacere a Sarri, che giudica il lavoro dei terzini fondamentale in fase offensiva tanto quanto in fase di copertura.
Una curiosa quanto complicata metamorfosi.