| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| rio_vela |
QUANDO UN PROCESSO SI TRASFORMA IN UN ROMANZO
Non possiamo più nascondercelo, il calcio italiano versa in una crisi senza precedenti, morale prima che tecnica.
Stiamo vivendo un’estate in cui le notizie provenienti dalle aule di tribunale superano per numero ed interesse quelle dei colpi di mercato che, eccetto qualche botto di inizio sessione, si è subito adagiato sui nostrani prestiti con diritto di riscatto. Specchio della delicatissima condizione del nostro pallone è stata sicuramente la mancata qualificazione degli azzurri al mondiale di Russia 2018 a 60 anni precisi dall’ultima assenza, maturata in una freddo pomeriggio nordirlandese nel gennaio del 1958.
Se la nazionale ha deluso milioni di tifosi ed è in cerca di idee e giocatori per ripartire, le varie leghe sono ancora al palo e una sorta di terremoto le sta attraversando tutte: dalla lega dilettanti fino alla serie A, tutte con problemi più o meno di difficile gestione al punto tale di non riuscire a completare i quadri per far partire i calendari.
La serie A, come dicevamo, è parte di questa confusione e, definita con una ammenda il procedimento a carico del Parma, è ancora nel mezzo del guado il Chievo. L’escalation dei gialloblù è servita: a metà luglio la Procura della Figc ha chiesto la penalizzazione del club clivense per aver operato, per tre stagioni, scambi di mercato con il Cesena producendo plusvalenze fittizie. Quindici i punti di penalizzazione richiesti per i due club con la specifica di sanzione afflittiva ovvero da scalare sulla classifica del campionato scorso. Qui si apre un terzo fronte: il Crotone, retrocesso con un distacco di 5 punti proprio dai veneti, di fatto ritorna in gioco ingolosito dalla possibilità di calcare nuovamente i campi della massima divisione. Ma con un colpo di teatro, degno della nostra tradizione, la situazione si ribalta ed il tribunale nazionale della Figc dichiara l’improcedibilità nei confronti del club veneto per un vizio di forma: il Chievo è salvo per un errore procedurale con buona pace del Crotone che invece rimane tra i cadetti. I 15 punti di sanzione vengono comminati quindi soltanto al Cesena che però nel frattempo fallisce e, con una nuova società, quindi immacolata, riparte dai dilettanti della serie D libera di ogni gravame.
A questo punto la partita è tutta tra Chievo e Crotone, in una linea del fronte nord-sud infuocato da scambi velenosi a rendere ancor più bollente questa triste estate. La partita però non è finita: eh sì, perché ecco la richiesta per un nuovo processo ma, visto il poco tempo disponibile, il Chievo sarà giudicato il 12 settembre. Sì, avete fatto i conti nella maniera corretta: il Chievo saprà se potrà disputare la prossima serie A tra la terza e la quarta giornata di campionato, grosso modo a cavallo della prima sosta delle nazionali. Ovviamente questa tempistica suggerisce già un verdetto che lascia poche speranze anche ai più ottimisti tra i crotonesi: il Chievo molto probabilmente sarà condannato (così come è successo al Cesena parimenti coinvolto) ma la sanzione in punti sarà scontata nella stagione corrente lasciando inalterata la classifica 2017/18.
Questa vicenda induce delle riflessioni: il calcio italiano può essere considerato sano? Una squadra che da venti anni frequenta quasi stabilmente la serie A necessita di questi strumenti, di questi artifici contabili pur di presentare i conti in regola? Siamo ancora convinti che le leghe nazionali abbiano un futuro? Ecco questo è l’aspetto che più ci induce alla riflessione: ci sono squadre che non tengono il passo e la serie A è un torneo spaccato in tre o quattro tronconi in cui lo spettacolo langue terribilmente. Il sistema calcio così come lo conosciamo esiste dalla fine degli anni ’20 e, forse, sta cominciando a mostrare inequivocabilmente evidenti segni di cedimento. Il problema a questo punto è da individuare in chi il calcio lo amministra perché dà la possibilità di iscriversi a società che a stento sopravvivono, a presidenti o a cordate di gestire club storici senza le adeguate garanzie economiche finendo poi per portare i libri contabili in tribunale schiacciando la passione dei tifosi.