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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Le regole d'ingaggio di Walter Sabatini


Walter Sabatini non è più il ds della Roma. Perché "sono cambiate le regole d'ingaggio, la Roma ora vuole un tipo di calcio, io ne voglio un altro". Che cosa sono le regole d'ingaggio di cui parla il ds umbro? Che cosa rappresenta il calcio per chi in 5 anni di Roma si è preso tante responsabilità ma non ha mai portato a realizzazione la sperata "rivoluzione culturale"? E che vuol dire "vincere per me deve essere una necessità"?


Le regole d'ingaggio di Walter Sabatini sono condizioni, termini esclusivi. E già questo ci suggerisce la sua scarsa attitudine alla collaborazione, alla collegialità. Ciò stride con un carattere della Roma, spesso criticata per la mancanza di uomini chiave pronti a decidere da soli. Sabatini invece lavora prevalentemente solo, attorniato da chi vede il calcio a modo suo e da chi risponde affermativamente alle sue decisioni. Si badi, non è un giudizio di valore, è analisi dei fatti. Non è una distruzione (per usare gli stessi termini del ds) del personaggio (anche se a Roma, sempre secondo l'ex Palermo, è un abitudine che si ha verso tutti). Qui si vogliono determinare i criteri che hanno spinto Sabatini a dare l'addio alla Roma. Fuori il primo.

Le regole d'ingaggio di Walter Sabatini vanno bene solo se portano ad un ricavo. Secondo avviso, qui nessuno sta dando colpe "penali" a Sabatini. Nessuno può farlo senza prove, e se queste ci sono, lo si faccia in tribunale. Il garantismo deve trionfare, ma il problema è tecnico. Se il ricavo non è stato "giallorosso", forse (la possibilità di sbagliare è forte, ma non preponderante, al netto di fonti affidabili) è stato direttamente di Walter Sabatini, che non sempre ha messo la Roma prima di se. In conferenza ha detto che, invece, è andata sempre così: la sua vita non è contata nulla, se non in funzione e relazione agli interessi della Roma. Il tempo darà risposte, ma il permesso di dissentire ci sarà lasciato. Non si vuole nemmeno dire che Sabatini non abbia mai pensato alla Roma, la prima cosa infatti non esclude l'altra. Ma facciamo un esempio. Un ds che acquista, scova, intuisce giocatori come Lamela, Manolas, Benatia, Pjanic...come può anche solo considerare adatti per la Roma i vari Piris, Jose Angel, Spolli? E la lista è lunga. Sbagliare e ammettere incapacità è possibile, giustificabile. Ma l'incapacità non è di certo una caratteristica di Walter Sabatini, persona invece molto competente e aggiornata. La riflessione sta al lettore.

Infine, le regole d'ingaggio di Walter Sabatini sono diametralmente opposte alle dinamiche di Roma, alla piazza giallorossa. Purtroppo? Per fortuna? Non c'è una risposta secca. C'è una bacheca vuota di titoli e trofei, c'è un conto sempre in bilico e un rapporto sempre amaro con la tifoseria.

A Sabatini, però, bisogna fare il grande plauso di essere un personaggio a cui, proprio, buon viso a cattivo gioco non riesce. "Le regole d'ingaggio le ho fatte io, ora son cambiate. Dunque, saluto e me ne vado". Avrebbe dovuto, avrebbe potuto, e discorsi simili, li lascia a noi, Walter Sabatini. Con furbizia, ma anche con una dose non trascurabile di umiltà. Manifestatasi tardi, ma decisiva e irrevocabile.

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