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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

La partita mai giocata

| rio_vela |
Come ogni domenica aspettavo il messaggio del direttore del blog, messaggio con cui di solito mi si assegna il pezzo settimanale. Il suono del messaggio dopo mezzanotte, apro e leggo Liverpool-Roma. Penso: si può fare, parlo di Salah, dell’impresa col Barca, moduli, allenatori, sì dai, lo portiamo a casa l’articolo. Chiudo il telefono ed a seguire gli occhi ma all’improvviso un flash mi ridesta. 

Riaccendo il telefono, riapro l’applicazione. Qualcosa non mi tornava ed avevo ragione. Sì, dovevo parlare di Liverpool-Roma ma non della semifinale in programma a breve ma della partita del 1984. Il mio occhio in prima battuta non aveva letto quella data così come non l’ha letta neppure tutte quelle volte che, cresciuto con l’almanacco delle statistiche in mano, scorrevo l’albo d’oro della Coppa dei Campioni e saltavo dalla vincente del 1983 a quella del tragico 1985. Però lo sapevo che c’era ed allora tornavo indietro ed il senso di ansia arrivava prepotente come torna a farlo ogni volta che ripenso a quella notte. E ci penso ogni giorno da 34 anni. Poi un dubbio. Uno di quei dubbi che arriva sorprendendo te per primo come a dire “ma come ho fatto a non pensarci?!”: di cosa parlo?  posso scrivere di una partita che non è stata mai giocata? Eh sì, perché Liverpool-Roma, quella del 30 maggio del 1984, non è stata mai disputata.

C’è un’intera generazione che da quella notte è stata segnata per sempre, c’è una moltitudine di persone che aveva sognato per una stagione intera grazie ad una cavalcata entusiasmante in Coppa Campioni. Avevamo tutti avuto negli occhi la meraviglia di una semifinale che definire spettacolare è dir poco. La Roma aveva ribaltato un 2-0 contro i coriacei arancioni del Dundee UTD asfaltandoli in casa per 3-0 in un caldissimo 25 aprile dell’84. L’Olimpico, quello senza copertura, coi gradoni di travertino e le panche di legno verde nei settori numerati, era un oceano giallo e rosso e percepivamo la Roma come la squadra più forte del mondo.

Alla fine degli anni ’80 andò in onda una serie molto popolare che aveva come protagonista una classe di un liceo classico romano. In una puntata il più svogliato, strafottente, simpatico della combriccola partecipa ad un quiz a premi molto in voga in quegli anni. E’ l’occasione del suo riscatto sociale. Preparatissimo sul calcio comincia a vincere una serie di puntate di questa trasmissione attirando le simpatie di tutti i suoi conoscenti diventando così l’eroe della scuola. Ma all’ultima puntata, quella del superpremio da centoventi milioni di lire, chiuso in una cabina di vetro con tanto di cuffie ben premute sulle orecchie, il presentatore gli pone una domanda alla quale non può rispondere: “ci devi dire la sequenza completa dei rigori […] nella finale di Coppa Campioni tra Roma e Liverpool”. Il protagonista risponde “Roma e Liverpool non hanno mai giocato” rifiutando il facile gruzzolo e la conseguente gloria scolastica e non perché non sapesse la risposta, anzi, proprio perché la risposta la conosceva fin troppo bene. Ecco un esempio di cosa significò quella serata per molti di noi, un episodio da cui fuggire per sempre, un incubo e si sa, gli incubi ricorrono sempre.

Appena terminati i sorteggi e stabilita l’accoppiata il mio telefono ha preso a squillare. Sapevo che sarebbe successo, all’altro capo mia moglie che senza neanche salutare mi fa “Di nuovo loro”, “Non è possibile, non ci credo” faccio io ed invece ci credevo benissimo. La sera di Roma-Barcellona nell’estasi di quella notte, mentre lo stadio impazziva intorno a me il tabellone luminoso mi rimandava le squadre qualificate al turno successivo. Ritrovai il mio seggiolino e mi sedetti. Portai le mani al viso e pensai –ci capiteranno loro, lo so.- e da quel momento gli occhi di tutti quelli che il 30 maggio 1984 videro cambiare un pezzo della loro vita, cambiarono luce e da allora, proprio per questo, li riconosci. Ho sentito fare commenti tecnici, ho addirittura sentito qualcuno augurarsi proprio i Reds. Io no, io non credo nelle rivincite, nelle vendette. Io credo in Dario Bonetti che invece di spazzare il pallone in curva coglie Tancredi a terra generando con il rimbalzo l’assist per il vantaggio inglese, credo in Pruzzo che vola di testa anticipando Hansen ed inventando una palombella che si infila dolce sotto la traversa. La traversa, credo pure in quella, sfiorata da Conti nel suo rigore sbagliato e sbeccata da Graziani nell’errore poi decisivo.

La partita del 1984 è come l’Arca perduta ritrovata da Indiana Jones nel primo film della sua serie. Andrebbe affidata a mani sicure, chiusa in una cassa e spinta da un omino fino al suo posto tra centinaia di casse tutte uguali così da non poter essere più ritrovata. Solo allora potrò essere finalmente creduto nell’affermare che Liverpool-Roma non sia stata mai giocata.


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