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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Si poteva fare di più

| Paolo Brescia |

E' natale, e a natale si può fare di più. Una sempreverde canzone di natale applicabile anche al 17esimo di A.

La giornata di Natale della Serie A regala alcune continuità, un verdetto tra i più scontati ed almeno un paio di cocenti delusioni.

  
Una sintesi ragionata anche perché sotto le feste non si ha voglia di leggere lunghe cronache, ed anche perché non c'è da scriverle se le cose sono riassumibili per immagini.

Le immagini di una Juve enorme con una testa più grande (e responsabile) di tutte le avversarie, capace di far sua una A d'inverno senza accelerare, senza dare strappi: amministrando gara dopo gara con un altro 1-0 di prestazione, di coro, di insieme. L'insieme, totale, che è mancato invece alla Roma di Di Francesco, che si condanna alla mediocrità completa dimostrando, anche quando si può fare di più, di non avere costruzione, di non avere una organizzazione. Shick è amebatico, l'assetto tattico è già tornato prevedibile, la difesa concede. Pochissimi guizzi, tutti nel secondo tempo (giocato, almeno); qualche presentabile. La conseguenza è l'amarezza della decima. Che si può anche leggere gloriosamente in spagnolo, ma qui vuol dire decima posizione.

L'altra macro immagine arriva dal Napoli, che avanza speculare ai rivali juventini, con un ritmo forsennato e, pur producendo il massimo sforzo (da tre punti, quindi ripagato) non recupera gli 8 di gap, che vogliono dire, campionato sull'orlo tra il vivo e il morto, ma ben oltre quel margine da scontro diretto che auspicavano a Fuorigrotta. Stavolta Albiol, il prossimo chi sarà? Il Napoli produce molto meno, ma - lo si era detto ad agosto, c'è voluto un attimo di assestamento - subisce poco, pochissimo. Non c'è spazio per gli errori, e le vittorie sono una logica conseguenza.

A sbagliare, e tanto, sono le milanesi, l'altra immagine del turno: Perisic che prende a calci il palo per la rabbia di un gol incassato che vanifica gli sforzi nella fatal Verona, Gattuso che ringhia ormai solo su se stesso per l'ennesimo ko di un Milan arrendevole e spento, scialbo e con pochissime idee. Due flash, solamente, che testimoniano un campionato a metà delle meneghine, lontane ancora da quella forma-vittoria che le due proprietà straniere vorrebbero.

Infine, le altre immagini sono sicuramente più intense, positive: quella dell'Olimpico, con la Lazio che torna quarta con Savic marcatore, la notizia che serviva per tutta Formello, la notizia che rincuora Inzaghi nel pre-sosta; vincono Genoa e Samp, la Liguria torna a fare tre punti: da un lato l'allungo di Piatek verso la classifica marcatori, dall'altro l'ennesimo gol di Quagliarella nel nostro campionato: la Samp ha una finestra sull'Europa.

Ora, cene e pranzi di festa, ma si riprende subito, con tutto il calcio, e quest'anno anche con la Serie A, in quel di Santo Stefano: e qui, ovviamente, ci ritroveremo insieme. Intanto, Auguri.


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