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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Superclasico: tra goduria e amarezza


In Italia abbiamo visto da vicino Juan Ferdinando Quintero per una stagione intera, diciassette presenze ed un gol, contro il Bologna, nella stagione 2012/13. Lo abbiamo visto con la maglia a strisce azzurre verticali del Pescara indossata un tempo da giocatori come Gasperini, Junior, Allegri e Rebonato. Ma se nel 2013 la sua presenza nelle fila degli abruzzesi non ha evitato la retrocessione in Serie B, domenica sera, un suo gol nel pieno dei tempi supplementari, ha spianato la conquista della quarta Copa Libertadores al River Plate in quello che è stato il derby infinito contro il Boca Juniors.



Se l’attesa è essa stessa una parte del piacere, la gara di ritorno dell’ultima finale di Copa Libertadores disputata sulle due gare, ne è stata fulgido esempio: quasi un mese di attesa tra lo scoppiettante pareggio della Bombonera e questa gara di ritorno inizialmente prevista al Monumental poi, per i noti motivi di ordine pubblico, spostata a Madrid nella sera di domenica scorsa. Palcoscenico, quello del Santiago Bernabeu, perfetto per una finale storica come quella appena consumata che apre però ad una riflessione doverosa: la conferma che il calcio ormai è sempre più universale e una finale giocata con orari europei ha avuto potenzialità per sponsor e spettatori che l’orario americano avrebbe lasciato per strada. Magari è il segnale che il gioco più bello del mondo stia per entrare nell’età dell’oro a patto però che tutti intendano “oro” il passaggio ad un calcio esclusivamente internazionale fatto di eventi planetari e non più di sfide di campanile, di club importanti come multinazionali e non più di squadre di rione.


A dirla tutta, pur assurta a ribalta mondiale, quella tra River e Boca era comunque una sfida dal sapore cittadino e la conseguente spettacolarità della gara ne è stata logica conseguenza. Sì partiva dal 2-2 maturato alla Bombonera ma, contrariamente a quanto accade nelle coppe europee, il gol segnato fuori casa non vale doppio con la conseguenza di evitare eccessivi tatticismi, lasciando che le squadre puntino e giochino per la vittoria. Infatti il risultato di 1-1 maturato al Bernabeu alla fine dei tempi regolamentari ha portato le due squadre a giocare il tutto per tutto nei 30 minuti extra forniti dai supplementari. Una curiosità rilevante: nei primi 180 minuti, tra andata e ritorno, il Boca era passato in vantaggio per tre volte e per altrettante volte era stato riacciuffato dal River, tornando così, ogni volta, con i piedi per terra. La serie è stata definitamente interrotta proprio da Quintero con una gran botta da fuori area al 109° minuto dopo che il Boca aveva visto uscire dal campo Barrios per doppia ammonizione rimanendo in dieci uomini. Nonostante anche l’uscita di Gago per l’infortunio, il Boca ha avuto anche la forza di sfiorare il pareggio, a 10 secondi dalla fine, con un tiro da fuori che ha colpito la base esterna del palo. L’ultimo strenue attacco da parte dei xeneizes, a tempo scaduto, ha soltanto dato al River l’occasione per incrementare il bottino e fissare il punteggio sul definitivo 3-1.


Al Boca l’amarezza di aver condotto la finale per ben tre volte, ai Millonarios del River la quarta coppa e il biglietto per gli Emirati Arabi per la quindicesima Coppa del Mondo per Club. Lì troveranno ad attenderli proprio coloro che li hanno ospitati nella finale del Bernabeu: il Real Madrid alla sua quinta partecipazione.

ph: Getty

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