| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana...
Per quello che ci ha mostrato lungo questi nove mesi, quella appena conclusa potrebbe passare alla storia come una delle stagioni di Premier League più belle di sempre, con un carico di emozioni incredibile e una qualità di calcio sempre fenomenale. Ad aggiudicarsi la coppa è stato, per il secondo anno di fila, il Manchester City ma oltre a questo ci sono stati tanti altri verdetti importanti.
Partendo dal basso, apre la classifica l'Huddersfield, retrocesso con sei giornate di anticipo: la stagione dei Terriers è stata quella propria di una squadra non in grado di reggere la competizione e dopo una miracolosa salvezza nell'anno della promozione, la squadra prima di Wagner e poi di Siewert non è mai riuscita a togliersi dal fondo della classifica, retrocedendo con sei turni di anticipo. Senza dubbio più inattesa e deludente è stata la retrocessione del Fulham, per cui potevamo legittimamente aspettarci una salvezza tranquilla, soprattutto alla luce dei tanti importanti investimenti fatti dalla dirigenza. Così non è stato e neanche il doppio cambio in panchina è bastato a salvare i Cottagers, condannati alla Championship con cinque turni di anticipo e che solo dopo l'amara sentenza hanno cominciato a mostrare qualcosa di interessante; troppo poco, troppo tardi.
A chiudere il quadro delle retrocesse c'è un Cardiff che, a differenza di Fulham e Huddersfield è riuscito a rimanere in lotta per la salvezza fino alla fine, salvo poi venir condannato dalle limitate qualità della rosa. Purtroppo è impossibile parlare del Cardiff senza parlare del compianto Emiliano Sala, la cui prematura scomparsa ha costituito un fardello emotivo terribile per la squadra di Warnock, condannata, in parte, anche da questa tragedia.
Risalendo la classifica abbiamo per le mani una stagione straordinaria del Wolverhampton che, con una squadra già fuori categoria nella passata Championship ha dimostrato il suo valore anche in Premier, raggiungendo un settimo posto che varrà alla squadra di Nuno anche la qualificazione in Europa. La squadra più portoghese del campionato ha creato un progetto importante grazie a un grandissimo mix di talenti giovani come Ruben Neves e Diogo Jota e giocatori esperti tra cui i nazionali portoghesi Rui Patricio e Joao Moutinho e l'ex Atletico e Benfica Raul Jimenez.
Salendo ancora, un Manchester United a luci e ombre apre la top six. I Red Devils iniziano male la stagione e l'ambiente assolutamente tossico creato da Mourinho all'interno dello spogliatoio ha completamente ridimensionato una squadra che nella scorsa stagione era rimasta a lungo in lotta per il titolo. Solo l'arrivo di Solskjaer a dicembre ha rivitalizzato i giocatori (Pogba su tutti) portando lo United a rimanere in lotta per la Champions fino alle ultime giornate, dove la differenza l'ha fatta proprio i punti persi nella prima parte di stagione.
Più positiva è stata la stagione di Arsenal e Chelsea che, pur con qualche difficoltà, hanno passato due annate nel complessivo soddisfacenti e se da un lato i nuovi Gunners di Emery hanno mancato l'accesso diretto in Champions per un pelo dall'altro il Chelsea ha passato dei momenti di black-out totale in cui sembrava che la squadra si fosse ormai rivoltata contro Sarri (la cui conferma sembra in ogni caso
fortemente in dubbio) e solo un ottimo finale di stagione gli ha permesso di raggiungere il terzo posto. Due annate interlocutorie potrebbero però svoltare definitivamente a Baku con una finale di Europa League che sarà importantissima sia per Emery, che vuole aggiungere la quarta coppa alla bacheca, che per Sarri, ormai a una sola vittoria dal primo grande trofeo della sua carriera.
Un'altra londinese a giocarsi una finale europea sarà il Tottenham. La squadra di Pochettino ha chiuso il campionato al quarto posto confermando per il quarto anno di fila la qualificazione in Champions ma proprio in Champions ha fatto quanto di più simile a un miracolo sportivo. Gli Spurs, dopo aver rischiato l'eliminazione al girone hanno lanciato una grande cavalcata che li ha portati, a sorpresa, fino alla loro prima, storica finale e a separarli dalla gloria c'è solo una squadra.
Quella squadra è il Liverpool che oltre ad aver fatto un campionato sensazionale con 97 punti si è conquistata la seconda finale di Champions consecutiva e vorrà riscattare la sconfitta della scorsa edizione. La squadra guidata da Klopp è stata un'autentica schiacciasassi e, rispetto alla passata stagione, è ancora più forte avendo di fatto eliminato l'unico grande problema, quello del portiere, che tanti danni aveva fatto. L'unico problema del Liverpool in campionato è stato quello di aver giocato contro il Manchester City: infatti nessuna squadra in Europa ha mai fatto 97 punti in una stagione senza poi vincere il campionato.
Il fatto che non siano bastati 97 punti a portarsi a casa la coppa rende bene l'idea di quale squadra fenomenale sia il Manchester City. Pep Guardiola ha confermato ancora una volta il suo status di fuoriclasse della panchina, realizzando forse la miglior espressione di calcio al mondo nel 2019.
A marcare quel punto di differenza tra due squadre fenomenali è stato probabilmente la maggior profondità della rosa di Guardiola, che, grazie a un sistema di rotazioni efficace come non mai, è riuscito a tenere sempre pronti e disponibili tutti i suoi giocatori e ciò lo ha aiutato a fronteggiare tanto gli infortuni quanto la stanchezza dei suoi uomini chiave, che spesso può costare molto caro. Non è un caso che i due gol decisivi per il titolo siano quelli di Kompany e Mahrez che, pur per motivi diversi, non hanno avuto un minutaggio paragonabile a quello dei vari Sterling, Aguero o David Silva.
In generale questa stagione di Premier è stata una grande lotta tra squadre capaci di proporre calcio nei modi più disparati, dalle "long balls" del Burnley di Dyche al gioco di possesso di Guardiola, dal pressing a tutto campo di Klopp ai triangoli di Sarri in un grande mix di idee che rende questo campionato sempre più divertente e spettacolare.
ph: Getty Images