| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| Francesco Lalopa |
90 minuti. Una partita di pallone. Questo è l'arco temporale che separa il Napoli dal primo verdetto della propria stagione. A porsi da ostacolo tra i partenopei e la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta della Champions League c'è il Feyenoord, avversario di serata.
90 minuti. Una partita di pallone. Questo è l'arco temporale che separa il Napoli dal primo verdetto della propria stagione. A porsi da ostacolo tra i partenopei e la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta della Champions League c'è il Feyenoord, avversario di serata.
Al momento del sorteggio dei gironi pochi avrebbero immaginato una situazione di tale incertezza per una squadra che almeno sulla carta avrebbe dovuto occupare agevolmente la seconda posizione, tentando di puntare anche alla prima, che almeno sulla carta apparteneva di diritto al Manchester City. Eppure a sole 24h dalla sfida decisiva, l'ultimo posto utile per l'agognato passaggio di turno è occupato dallo Shakhtar.
Per il Napoli si tratta di un mini esame di maturità: mai prima d'ora era stata così sotto pressione durante la gestione Sarri, specie dopo la recente sconfitta con la Juventus nello scontro diretto dello scorso venerdì. La difficoltà della sfida, al di là dell'assenza di Insigne e dell'aspetto tattico, sarà tutta mentale ( non me ne vogliano i supporter della squadra olandese ), vista anche la non elevata "street-attitude" europea della squadra avversaria, ancora ferma a quota 0 punti nel girone e con la voglia di chiudere il prima possibile questa terribile tornata nel primo torneo continentale. Una vittoria convincente, cosa tutt'altro che scontata, sarebbe il giusto segnale da lanciare alle avversarie italiane, oltre che europee.
Diverso il discorso per il Feyenoord: fermo a 0 punti con 3 gol fatti e 13 subiti, si affacciava a questo ritorno in Champions con grande voglia di far bene dopo la vittoria del titolo in patria ( memorabile è stato il trionfo dopo il triplice fischio dell'ultima giornata ). Nonostante ciò le prestazioni reali si sono discostate parecchio dagli obiettivi prefissati ed oltre ad un quinto attuale posto in campionato, la squadra in Champions, complice anche l'inesperienza del gruppo, non è stata mai vicina neanche alla lotta per l'Europa League. Non va sottovalutato però il bagaglio d'esperienza che porterà con se la squadra dopo l'eliminazione: l'aver potuto competere ai massimi livelli del calcio europeo potrà solo che essere un utile strumento di crescita sia mentale che tecnica.
E' quindi vicino l'appuntamento col destino per il Napoli: solo con una vittoria sul campo degli olandesi potrà sperare nella qualificazione. Da un'altra partita però dipendono le sorti della squadra di Sarri: in contemporanea, infatti, si giocherà Shakhtar-Manchester City. Un successo degli ucraini o un pareggio tra le due squadre condannerebbe il Napoli al purgatorio chiamato Europa League, competizione logorante, forse più della Champions, che costringe a spostamenti continui a ridosso del campionato.
Una situazione difficile per il Napoli, costretto a giocare per il proprio futuro, senza però esserne primo artefice.