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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Regna la Francia, vince la nuova generazione

| Paolo Brescia |

Il 1998 non sarà più ricordato dai francesi come l'anno di vincita dei mondiali, sarà da tutti ripensato come l'anno di nascita di Kylian Mbappé.


Ed è nel 20 DM che i transalpini portano a casa un trofeo che li eleva a Re, che riesce dove Napoleone non era riuscito, uscendo per un momento fuori dal solo calcio giocato. A Mosca vince la Francia, a Mosca trionfa l'idea che abbiamo cambiato radicalmente la generazione del calcio 2000, non più chi all'alba del millennio era un talentino, ma chi in quell'anno era in fasce ora ha dalla sua tutto. E non è solo una questione logica di età e di rispettivo atletismo: è il nuovo paradigma del calcio. Cambiano i dettami, l'esperienza totale si sostituisce all'inventiva, alla propulsione. E chi nella creatività fantasiosa si trova meglio, oggi, sono i ragazzi in maglia blu, tutti fantastici, tutti estrosi. Il piccolo diavolo, il ragazzo nemmeno ventennne, quel Pogba che fa impazzire, la difesa non rocciosissima ma capace di far partire la squadra in velocità come pochi, un centrocampo leader e di centimetri. Una squadra frizzante, che ha condotto un cammino inossidabile, con l'obiettivo di vendicare Parigi 2016, ma con tanti interpreti diversi, a testimonianza dell'importanza della rotazione. Tutto in mano ad un abile eppure non clamoroso navigatore, Deschamps. Un normale allenatore che dalla sua però ha capito l'enorme capitale, ha percepito la scommessa purissima di questa nuovelle génération.

In un mese stupendo che ricorderemo (e non perché non c'eravamo, porteremo a casa Russia18 - ci costa ammetterlo ma è così - proprio perchè la nostra neutralità ci ha fatto vivere alcune emozioni nuove e particolarissime, capaci di compensare un briciolo la mancata partecipazione) arriva seconda la splendida, magnifica, straordinaria Croazia, che proponeva un modello diverso rispetto a quello tutto giovane francese. Giocatori già col tagliando fatto, giocatori di qualità immensa, da Modric (poi eletto MVP) a Rakitic, da Perisic a Mandzukic. Il record croato resta anch'esso ben stampato nella storia dei campionati del mondo, ma era chiaro ai più che una vittoria per i balcanici o era ieri, o difficilmente rivedibile. Almeno, con questa generazione, per tornare al discorso d'apertura. Onore ai croati, così come a Belgi e Inglesi, che si sono contesi il podio, con il successo dei mitteleuropei. Però che spettacolo vedere il gioco stretto del Belgio, che bello vedere la gioventù in azione in casa Inglese: finalmente una squadra capace di accendere le virtù presenti endemicamente nel sangue dei tre leoni, eppure sopite da un tempo troppo lungo per poterne avere conferma. Che bello vedere Courtouis e Pickford contendersi il titolo di Miglior Portiere, poi vinto dal gigante dei Diavoli.

Non è questo certo un top e flop, non è che dopo le note belle metteremo quelle negative. Sono sparsi e disordinati appunti di viaggio, tanto disordinati da mancarne tantissimi: manca la tenuta magistrale di un Paese che stilisticamente esce da questo mese in modo più che perfetto (ci auguriamo, presidente Putin, che quel che abbiamo visto sia la realtà del Suo paese, perché spesso le voci che giungono al di quà sono traballanti, pericolose, angoscianti); mancano le immense delusioni delle senatrici, Germania - Argentina - Brasile  - Spagna, che ricorderemo come comparse in questo viaggio...mancano infine tutte quelle pagine che non abbiamo potuto scrivere coi nostri nomi, col nostro colore: capita, abbiamo detto mille volte che c'è modo e maniera per ripartire.

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Finisce dunque l'avventura mondiale: per taluni inizierà l'estate, per altri gli impegni sono già alle porte. Il calcio non vive di momenti di attività e di riposo: il calcio è fatto di gioia e sacrificio. Caratteri che oggi tornano a splendere negli occhi dei ventenni, un paradosso per la nostra tanto criticata società dell'anomia: sì, sono gli occhi di un ventenne un po' più fortunato del resto dei coetanei, forse, ma alla fine sempre ventenne.

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