| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| Emanuele Onofri |
Quando si parla di Seleçao non si può fare a meno di pensare alla stratosferica qualità del reparto offensivo brasiliano, composto negli anni da leggende del calibro di Ronaldo, Ronaldinho, Pelè, Romario, Kaka, Rivado, Altafini e molti altri interpreti del calcio storicamente spettacolare della nazionale con più Coppe del Mondo in bacheca. In realtà, nonostante il cliché della scarsa qualità difensiva, la nazionale brasiliana ha sempre avuto grandi estremi difensori. E ora ce ne sono due sbocciati quest'anno.
Basti pensare a Gilmar, considerato in patria il portiere più forte di sempre, vincitore negli anni del Brasile di Pelé dei Mondiali del '58 in Svezia e di quelli in Cile del '62, a Claudio Taffarel, brasiliano di origini venete, diventato portiere della Seleçao ad Italia ’90 e Campione del Mondo ad USA '94, battendo proprio l’Italia di Baggio in finale ed infine a Rogerio Ceni, “il Pelé dei pali”, il numero uno con alle spalle 1200 partite e 103 reti (tutte su calcio piazzato), tutte con squadre brasiliane. Fino ad arrivare ai primi anni 2000 con i portieri delle milanesi, Dida prima e Julio Cesar poi, a difendere i pali della nazionale, nonostante nessuno dei due abbia mai coronato il sogno di vincere un Mondiale.
Basti pensare a Gilmar, considerato in patria il portiere più forte di sempre, vincitore negli anni del Brasile di Pelé dei Mondiali del '58 in Svezia e di quelli in Cile del '62, a Claudio Taffarel, brasiliano di origini venete, diventato portiere della Seleçao ad Italia ’90 e Campione del Mondo ad USA '94, battendo proprio l’Italia di Baggio in finale ed infine a Rogerio Ceni, “il Pelé dei pali”, il numero uno con alle spalle 1200 partite e 103 reti (tutte su calcio piazzato), tutte con squadre brasiliane. Fino ad arrivare ai primi anni 2000 con i portieri delle milanesi, Dida prima e Julio Cesar poi, a difendere i pali della nazionale, nonostante nessuno dei due abbia mai coronato il sogno di vincere un Mondiale.
Oggi il Brasile è all’inizio di un nuovo ciclo (iniziato dopo il Mineirazo del Mondiale 2014 giocato in casa) che sta portando la stessa Seleçao a mantenere la storica spettacolarità del reparto d’attacco, garantita da gente come Gabriel Jesus, Neymar e Coutinho, ma anche a farsi accostare ad un’impronta più europea, per via della maggiore attenzione difensiva. A testimonianza di ciò il testa a testa tra i due nuovi portieri a disposizione di Tite, Alisson Becker e Ederson Moraes, estremi difensori di Roma e Manchester City. Rispettivamente classe ’92 e ’93, i due si stanno affermando ai vertici del panorama mondiale, dopo essere passati per la gavetta, uno come riserva di Szczesny per adeguarsi al calcio europeo, l’altro come portiere “pararigori” del Benfica nel campionato portoghese, forse la perfetta via di mezzo tra l’estro del calcio sudamericano e il rigore tattico di quello europeo.
Oggi titolarissimi nei loro club, stanno sfoggiando con costanza grandi prestazioni, condite da parate spettacolari. Da quello che possiamo intuire dalle gare di qualificazione per Russia 2018, Alisson sembra essere il titolare nelle gerarchie di Tite e continuando così potrebbe esordire in Russia come numero uno dei verdeoro, dalla parte di Ederson possiamo dire che i risultati del Manchester City potrebbero essere migliori di quelli della Roma, gli inglesi sono più avanti dei giallorossi nel proprio campionato e verosimilmente si apprestano a fare più strada in Champions League. Solo questo potrebbe far nascere più dubbi nella testa del ct, nonostante a contare in primis siano le prestazioni individuali che per ora sono eccezionali in entrambe i casi.