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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Ritornare grandi: Ernesto Valverde


Conclusosi il triennio di Luis Enrique sulla panchina blaugrana, l'uomo scelto per riportare ai vertici il Barcellona è Ernesto Valverde. L'ex attaccante di Bilbao e Barcellona giunge al Camp Nou come allenatore dopo un quadriennio ricco di soddisfazioni in terra basca. A lui sarà affidato l'arduo compito di far dimenticare al popolo catalano le delusioni dell'ultimo anno e mezzo.

La carriera di Valverde si è divisa fondamentalmente tra due regioni caratterialmente molto forti ed identitarie: i Paesi Baschi e la Catalogna. Dai loro popoli di certo avrà appreso qualcosa.

Non è la prima volta che Ernesto Valverde vive un'esperienza in catalogna: infatti nel biennio '88-'90 ha giocato a Barcellona sotto la guida di Johan Cruijff, allenatore che ha influenzato le generazioni calcistiche successive e che ha creato un vero e proprio modo di vivere ed interpretare il calcio, prima che Guardiola lo perfezionasse. Di Cruijff lui, come tanti altri, ne è un allievo e dal suo modo di vedere il calcio ha preso gli elementi più interessanti e li ha sviluppati a proprio piacimento per applicarli sul campo da gioco. 

  Proprio il suo maestro Cruijff parlava di lui così :«Da giocatore era molto intelligente, ed è sempre stato molto interessato all’apprendimento. Da allenatore, è uno dei più preparati e promettenti di Spagna». Insomma un endorsment di tutto rispetto.

Ma di certo, la sua esperienza calcistica più importante è stata quella di Bilbao, città in cui è stato accolto prima come calciatore e poi come allenatore. Sulla panchina dell'Athletic ha vissuto due distinte esperienze: la prima è stata una lunga trafila, partendo dalle giovanili sino alla prima squadra, durata ben sei anni mentre la seconda è stata quella del ritorno dal 2013 al 2017 per sostituire l'esonerato Mauricio Pellegrino, portando la squadra alle soglie della Champions League sin dalla prima stagione e garantendo ogni anno la partecipazione ad una coppa europea. 
Non si può di certo dire che abbia conquistato numerosi trofei sulla panchina del Bilbao, ma di certo ha trascinato una piazza dalle profondità del calcio spagnolo sino alle sue vette, lottando sempre per le zone nobili e togliendosi più di qualche soddisfazione come la Supercoppa di Spagna in cui ha strapazzato il Barcellona per 4-0 nella sfida d'andata.

Questo il punto più alto della carriera di Valverde come allenatore. Sarà in grado di fare di meglio ?

Tatticamente l'Athletic Bilbao di Valverde aveva un'identità ben precisa che prendeva come modulo di base il 4-2-3-1 e da li si evolveva in modo fluido a seconda delle fasi di attacco, nelle quali diventava un 3-3-4 od un 2-4-4 decisamente molto offensivo, o delle fasi di difesa nelle quali si schierava con un compatto 4-4-2. 
Da degno allievo di Cruijff quale è, Valverde si fa promotore di un calcio propositivo e dinamico, spesso in ricerca della verticalità e che prova sempre a stanare gli avversari nella loro area con un pressing feroce. 
E' tutto da scoprire come riuscirà a portare le sue idee di calcio al Camp Nou. Soprattutto sarà interessante scoprire chi dovrà cambiare: difficilmente negli ultimi anni si è visto il Barcellona sfruttare le corsie laterali per andare sul fondo e crossare per la prima punta ( Aduriz a Bilbao era la punta ideale per questo tipo di gioco, Suarez ha tante altre qualità ma il colpo di testa non è la migliore ) ed ancora più difficilmente si è visto il Barcellona cambiare impianto di gioco. Solo quest'anno con Luis Enrique abbiamo assistito ad un passaggio in maniera quasi definitiva dal 4-3-3 al 3-4-3. Riuscirà il tecnico spagnolo ad costruire una squadra attorno al suo amato 4-2-3-1 o si accomoderà sul modulo "di casa" e da li getterà le fondamenta di un nuovo Barcellona ? Il futuro dei catalani passa per il suo ingegno.


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