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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Cardiff non è la fine

| Paolo Brescia |

Dopo Berlino, con la Juve sul punto di realizzare l'impresa, si era detto che il ciclo bianconero era ben lontano dal finire. E' arrivata un'altra finale europea, stavolta più equilibrata. Eppure il passivo si è fatto ancora sentire, con la maledizione delle grandi orecchie a ricordare ai bianconeri che in queste sfide molto si gioca su attitudine, pressione, controllo, superiorità. Fortuna.

Nemmeno questa volta, però, possiamo asserire che il ciclo sia giunto al naturale compimento. Perché se probabilmente è un percorso che si avvia al capolinea, viste le età dei giocatori e la bacheca stracolma, è anche vero che questa squadra sta prevedendo un ottimo ricambio, continuo per anno e costante per qualità. Questa occasione, però, era davvero oro. Per Buffon, per un pacchetto arretrato di qualità enorme, per Higuain e Dybala. Per Mario Mandzukic che a 31 anni ha portato a casa la sua migliore stagione. Un giocatore produttivo, utile, combattivo. Anche a Cardiff migliore in campo.
E solo due giorni dopo, a freddo, dopo la paura di Torino, e soprattutto con queste premesse, si può riflettere sugli errori della Juve senza che analizzarli possa sembrare ingratitudine verso la squadra. Verso Allegri. Restano gli errori di Cardiff, però.

*

L'arrivo al match. Troppa sicurezza e troppo, presunto, controllo mentale. Aver considerato "vero" il Real visto fino ad aprile e aver guardato alla spenta fase difensiva dei Blancos come lasciapassare comodo per le incursioni di Dybala e Khedira, per il potere fisico di Higuain. 

Venti minuti di Marchisio. Probabilmente il Principino non ha ancora i giri giusti. E' Allegri l'uomo sempre a contatto con la squadra, ha valutato evidentemente in altro modo. Pjanic-Khedira non sono seconde scelte, ma è evidente che la maggiore qualità di Marchisio in fase difensiva avrebbe potuto dare più fiato ai centrali juventini, che nel secondo tempo sono praticamente spariti.

Poca caparbietà. La qualità della Juve, la migliore tra le tante, è sempre sembrata quella della continuità di gioco, che anche nelle situazioni di svantaggio ha poi permesso abili ed utili rimonte. A Cardiff, dopo il "casuale" vantaggio blanco, è avvenuta una cosa simile, con la Juve che non ha lasciato il suo stile di gioco ed ha infatti trovato il pari in meno di dieci minuti. E lì è finita la caparbietà, in favore di una voglia di sedare il match che ha prodotto solo negatività.

Gli altri... l'assenza di Dybala, le sviste difensive, il doppio colpo Real...non sono considerabili errori sul match, ma nel match. Ampiamente perdonabili, e già perdonati. Come dimostrato dall'abbraccio al "Caselle". 

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