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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Fattore Salah

| Lele Aglietti |

Media dribbling per partita superiore a quella di Cristiano Ronaldo, percentuale realizzativa superiore a quella di Leo Messi: è questo il prologo più adatto, forse, se si fa uno zoom alla stagione di Mohamed Salah.


Le valigie fatte in estate e il balzo dalla Serie A alla Premier League, che anche se ti valutano 42 milioni non è mai da considerarsi banalità; il peso sulle spalle, inevitabile, che se tanto hanno investito su di te adesso, forse, sei legato ad una responsabilità.
Nel calcio c'è tanta psicologia, più di quanto gli si dia importanza e le etichette spesso sono una sentenza, tra top e flop. 
Ma se decidi di rispondere ai "saluti di testa" buttando la palla in rete e conquistando un rigore dopo aver scartato il portiere, è facile prevedere fin da subito quale delle due decideranno di farti appartenere.

È questo il primo passo della strabiliante stagione di Momo, per certo non frutto del caso, bensì nasconde dei segreti.
Oltre ad uno status mentale in cui appunto il calciatore è riuscito ad entrare fin da subito, c'è da dire che a pesare sulle prestazioni dell'attaccante egiziano è sicuramente il ruolo che, quasi ossimoricamente, è "uguale ma diverso" a quello che ricopriva a Roma: la maggior parte delle apparizioni di Salah sono avvenute nel ruolo di ala destra, ma solo ufficiosamente. 
A cambiare il volto al rendimento dell'attaccante egiziano è, fra tutte, la possibilità datagli da Klopp di poter spaziare liberamente su tutto il fronte d'attacco, senza dare mai punti di riferimento alle retroguardie, senza doversi mai limitare ad un solo compito, e la grande occasione di essere co-protagonista nella trequarti, sfruttando appieno le qualità meno percettibili prima di questa stagione: occupazione dello spazio libero più vicino (frutto una forte imprevedibilità), le doti di inserimento e il raggio visivo (per citare Boskov) di vedere autostrade dove molti altri vedrebbero soltanto sentieri.



Che il Salah inglese sia un'ala atipica lo si nota non solo dal numero delle reti messe a segno (finora numeri da record), ma anche e soprattutto se si va nell'analisi di alcune interessanti curiosità: fra le varie, per rendere l'idea, l'esterno egiziano registra una media di neanche un cross effettuato per partita: una statistica che certamente fa scalpore, se si sottolinea il ruolo ricoperto dal calciatore.
Ma è proprio questo uno dei segreti del successo, perchè il Salah proiettato in fase offensiva si distacca dalla figura standard dell'ala: sfruttare i palloni dei compagni attaccando gli spazi, piuttosto che agire per servirli, è stata finora mossa vincente ed estremamente efficace. O, in caso contrario, cercare il dribbling in prima persona ed andare alla conclusione. 
In sostanza ne emerge un ritratto dell'ala del tutto nuovo, che si distacca dalla figura dell'assistman e si avvicina piuttosto ad un centravanti aggiunto: metaforicamente un'esterno non più "mittente" di palloni, bensì "destinatario".

I numeri finora sono un messaggio pesante: non me emerge soltanto l'efficacia della "rivoluzione", piuttosto le qualità tecniche che fino alla scorsa stagione erano ancora chiuse in gabbia e, prime su tutte, la freddezza, la caparbietà e la mentalità dell'uomo decisivo, sempre presente nei momenti importanti.
Momo Salah ha messo a segno finora 36 gol in 41 match giocati, di cui 28 in campionato. 
E' importante, però, che tra questi ne siano arrivati ben 7 decisivi, che hanno tenuto il Liverpool a galla nella corsa ad un posto in Champions (grazie a lui sono 9 i punti conquistati): i gol rifilati a Chelsea ed Everton, decisivi sull'1-1 finale; la doppietta al Tottenham, match terminato 2-2; il gol decisivo al City capolista, per il 4-3 finale (buon monito per il prossimo confronto in Champions); la doppietta al Leicester per il 2-1 finale, ancora una volta decisivo.

Ad oggi, senza esagerazioni, si parla di Top Player: presente più di tutti nei momenti importanti.
E se le prove di maturità e di carattere lo promuovono a pieni voti, i tifosi fanno la stessa cosa.
Parlare di "fattore Salah" non è più utopia. E l'impressione, ad oggi, è che sia soltanto l'inizio.

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