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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

I Mondiali del 34


| Francesco Zamboni |

È la prima vittoria dell’Italia in una Coppa del Mondo.
Il Mondiale del ’34, disputatosi nel Bel Paese fu vinto proprio dal paese ospitante.


L’Italia, guidata da Vittorio Pozzo, riuscì nell’impresa di sconfiggere la Cecoslovacchia in finale e a portare in trionfo la Nazionale.
Viene chiamato anche il Mondiale di Benito Mussolini. Un’edizione voluta e ottenuta a tutti i costi dal regime, facendo propaganda per portare le masse sotto un’unica bandiera.
Il Mondiale inizia il 27 maggio, 16 le nazionali in campo: Argentina, Austria, Belgio, Brasile, Cecoslovacchia, Egitto, Francia, Germania, Olanda, Romania, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria, Usa e Italia. Assenza illustre è quella dell’Inghilterra: i britannici si ritengono i maestri del football e snobbano questa manifestazione


Pozzo, giornalista di professione, fu il CT per tutta la competizione, ma furono soprattutto le sue scelte a fare scalpore, dandogli però ulteriormente lustro alla fine del Mondiale.
Il tecnico lascia a casa Fulvio Bernardini, uno dei migliori giocatori italiani di quell’epoca, ma la squadra è un buon mix di carattere e classe. C’è Angelo Schiavo, classico attaccante di sfondamento, tiro potente, grande cuore; c’è Giuseppe Meazza, gran talento, invenzioni, eleganza allo stato puro; c’è il vecchio guerriero Attilio Ferraris (all’epoca nei casi di omonimia si diceva Ferraris IV); c’è la classe di Raimundo Orsi ed Enrique Guaita e il pragmatismo di Luis Monti.
Il debutto italiano è storia; 7-1 agli USA e turno di qualificazione passato agevolmente.

Il Mondiale, infatti, all’epoca vantava solo turni ad eliminazione, quindi l’Italia passò direttamente ai Quarti di Finale dove incontrò la Spagna. Ci vollero due match, in quanto il primo si concluse con il risultato di 1-1, non senza qualche polemica da parte degli spagnoli. Nel re-match a decidere fu Meazza, mettendo a segno il gol dell’1-0, che bastò all’Italia per raggiungere la Semifinale.
Il match fu appena a 48 ore di distanza dal re-match con la Spagna, e il viaggio per Milano era lungo. Guaita però mette a segno l’unico gol con cui la Nazionale riesce a stendere l’Austria.
Nell’altra Semifinale la Cecoslovacchia si sbarazza agilmente della Germania con un netto 3-1.
Arriva la Finale, arriva Italia-Cecoslovacchia.


Domenica 10 giugno a Roma va in scena la finale con la Cecoslovacchia, di fronte a 50mila spettatori. Al 70’ Antonin Puc batte Combi, lo stadio ammutolisce. Sembra la fine ma l’Italia reagisce e pareggia con Orsi all’80’. Si va al supplementare.
Nel supplementare arriva il gol, quel gol che sancisce la prima vittoria di un Mondiale da parte dell’Italia. A segnarlo è Schiavio, che con un perfetto diagonale riesce a mettere la palla alle spalle del portiere avversario e a firmare la vittoria italiana.
È il 2-1 e l’Italia vince il suo primo mondiale.



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