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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Questo Toro ci piace

di Paolo Brescia

Imbattuti in casa. Che poi questo già ti mette nel giro dei top club, quelli che hanno un fortino, lo tengono stretto, ne fanno quel che vogliono, macinano strada. 



Ma se poi su quattordici partite ne hai perse solo 3 allora sì che sei nel giro giusto. Sei al top se con 31 gol fatti almeno per una notte hai il miglior attacco della Serie A. Insomma il Toro ci piace, e anche ieri, insieme al Milan che sarà argomento dell'editoriale del lunedì, ci ha lasciato la sensazione di vedere in positivo le cose che verranno nel 2017 ammiraglio. E' tosta, davvero, per un posticino in Europa che vuol dire soldi subito, anche se Cairo non è alla corda, e stress dopo, si prenda ad esempio il Sassuolo. Però è più difficile mettersi a pensare già ora di essersi salvati, perché se è vero che ai 40 manca ancora un po' è anche vero che in A le cose vanno spesso come devono andare, almeno da qualche anno a questa parte. E' difficile perché poi si diventa cuscinetto per le altre, con un girone di ritorno senza spinta. 

A occhio e croce stiamo considerando un normale processo di squadre di provincia (la storia del Torino dice ben altro, come noto) ma soprattutto di squadre che non possono dire di avere seduto in panca un certo Sinisa Mihajlovic. Insomma i dati per pensare al Toro come killer in tutte le 38 ci sono, vengono da un unico macrodato essenziale: vicino al Miha, insieme a lui e al suo staff  c'è gente affamata. Ha fame Belotti, che si è preso le attenzioni d'Europa, la Nazionale, l'amore dei tifosi, la vetta dei cannonieri in A, e siamo all'inizio di tutto, solo all'inizio. H fame Falque che nell'anno romano si è visto svuotato, va detto, da una posizione poco chiara di un mister senza ulteriori idee come era Garcia, al capolinea da mesi. Spalletti lo ha visto con la testa su altri lidi, a Torino hanno avuto, questo sì, il coraggio di rianimarlo, e i valori escono, ritornano più che altro. Hanno fame i terzini che lavorano con le idee del serbo, idee madri che vedono nel lavoro quotidiano l'unica via al successo, senza fronzoli e soprattutto abbandonando i personalismi: così si può riabilitare un giocatore dalla tecnica verace, Ljajic, per citarne uno. Ad Hart puoi dare la fame se gli fai capire che la piazza granata non è un rimpiazzo di fine carriera, ma facendogli sentire la spinta della Maratona che lo vuole protagonista e leader. Con i limiti del caso, ma con l'investitura delle grandi occasioni. E poi i centrali, di difesa e di centro, unitissimi, come fosse una grande e unica linea mediana, e i lettori perdoneranno l'eresia tattica.

Una bella sorpresa, che accompagna quelle situazioni aperte in A, che ci fanno stare a guardare: Milan, Lazio (tenendo a mente il diverso blasone, però), Atalanta e dunque i granata. Vedremo.

Alcune stats del Toro sono disponibili qui: http://www.legaseriea.it/it/serie-a-tim/squadre/torino/statistiche-squadra. Interessante il dato degli 83 tiri in porta con 31 gol realizzati: è tanto. Non solo centrano la porta ma la palla entra, che è poi la cosa che ci interessa. Diciamolo.

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