| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| Redazione |
Abbiamo chiesto ad alcuni nostri redattori di scrivere i ricordi più belli che hanno dei derby della Capitale: tra goleade, sofferenza, riti ed emozioni.
FRANCESCO LALOPA (ROMA)
" Vista la mia "giovane" età ricordo poco dei derby fino ai miei 5 anni, ahimè. Per mia fortuna però, posso pescare da un cassetto di ricordi abbastanza profondo, dal 2000 fino ad oggi. Il primo ricordo, anche in ordine temporale, è in riferimento ad un gesto tecnico, probabilmente uno dei più caratteristici del nostro calcio e che contraddistingue uno dei giocatori italiani più forti di sempre: parlo del cucchiaio di Francesco Totti. Questo specifico cucchiaio è legato al derby del 10 marzo 2002, finito 5-1 per i giallorossi con poker di Montella. In una partita che pareva già chiusa ecco che compare Totti che illumina la serata con un gesto tecnico stupendo, senza eguali, da fuori area, che lascia di sasso il povero portiere biancoceleste. Una cosa che potrei riguardare per ore senza mai stancarmi. Il secondo ricordo è decisamente più recente, il primo derby dopo quello che per noi giallorossi può essere definito il giorno più buio, il primo dopo il 26 maggio, il primo con Rudi Garcia. Uomo, prima che allenatore, che non smetterò mai di ringaziare, per esser riuscito nell'impresa di aver restituito ad una tifoseria intera l'orgoglio di tifare per una maglia, per averci messo la faccia con l'intento di difendere un gruppo ferito nel profondo, per aver messo di nuovo la chiesa al centro del villaggio. Il derby del 22 settembre 2013 ha segnato la rinascita per una città intera grazie alle reti di Balzaretti, di cui non dimenticherò mai le lacrime, e di Adem Ljajic. L'ultimo ricordo è un ricordo "europeo", perchè ha permesso alla Roma di poter entrare in Champions dall'entrata principale, proprio a discapito dei cugini, dopo una stagione difficile, ricca di insidie, condita da un lungo periodo di crisi dovuto alla pesante sconfitta col Bayern. Quella partita, vissuta e sentita fino all'ultimo secondo è stata decisa da uno dei calciatori che più sta subendo l'onta mediatica di radio e giornali, incessantemente, dal suo arrivo nella Capitale: Juan Manuel Iturbe, un calciatore che ogni volta che scende in campo mette tutto quello che ha e che ancora, purtroppo per noi, non è riuscito a dimostrare il suo grande potenziale."
MASSIMILIANO STRATI (LAZIO)
Ho parecchi ricordi nel cassetto, che mi danno davvero la carica. Penso ai 4 derby con Zeman, anche perché poi quando il bosniaco è stato alla Roma un impresa così non l'ha più ripetuta: lui si proclama romanista, ma quel traguardo lo ha raggiunto con noi...
Penso ovviamente al 26 maggio, senza banalizzare con gli sfottò inutili: per noi si è trattato di un traguardo speciale, una rivincita su tutto e su tutti. Ed è un bottino che ancora ci godiamo, anche se dovremmo vincere domenica per riprendere fiato nel confronto con l'altra parte del Tevere. Di quel derby ricordo tutto e ripenso alla zampata di Lulic con emozioni davvero forti. Anche la cornice di pubblico, oggi persa, era emozionante.
Poi ti dico Lazio-Roma 4-2 con l'allungo a inizio match e il super gol di Zarate. Ancora: il super colpo di Klose al 93' che spense gli entusiasmi di Osvaldo e compagni. Infine ricordo indelebile il l'1-2 del 4/3/2012: Mauri mette la firma con la Roma in 10 da inizio gara: soffrendo, ma vincendo, con un tifoso speciale in panchina: Edy Reja.
EMANUELE ONOFRI (ROMA)
Il derby è sempre stata per me la partita dell'anno, l'unica alla quale iniziavo a pensare già dal lunedì. C'è un derby però a cui ho sempre tenuto particolarmente, una delle partite più importanti della Roma post-scudetto 2001: è stato il mio primo derby in trasferta, in una gelida serata di febbraio 2006, arrivavamo da dieci vittorie di fila e ci mancava l'undicesima per fare il record di vittorie consecutive in Italia. Nonostante questo il morale non era dei migliori: la settimana prima Richard Vanigli aveva provocato, con un'entrataccia, la rottura della caviglia del Capitano, quindi il giocatore più importante di quella Roma meravigliosa, Francesco Totti, avrebbe assistito a quel match in tribuna d'onore, con tanto di stampelle al seguito.
Come al solito l'atmosfera era elettrica, sia in campo che sugli spalti, ma dopo l'incornata di testa in anticipo sul primo palo di Rodrigo Taddei che ci portó in vantaggio, capimmo che potevamo veramente farcela, proprio sotto il naso dei nostri più acerrimi rivali. Così Alberto Aquilani, con una staffilata dal limite dell'area, ci portó sul doppio vantaggio. In quel momento inizió la festa che sarebbe continuata fino a oltre mezz'ora dopo la fine della partita. La squadra, il mister e lo staff esultarano tutti sotto la Curva Sud, ma soprattutto fu portato in trionfo proprio Francesco Totti, che sostenuto dai compagni, sventolava un bandierone giallo e rosso, come un vero capo ultras. Una partita indimenticabile, perchè una Roma, nonostante la qualità non eccelsa della rosa, era riuscita ad esprime un calcio superlativo, arrivando al culmine del proprio sforzo proprio nella partita più sentita, il che ha aumentato esponenzialmente la gioia di noi tifosi.